Legautonomie lancia il progetto Bes in tutti i Comuni. Ricci: “Bes, e non solo Pil, per migliorare decisioni politiche”

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Consentire una conoscenza più approfondita dei territori e delle loro realtà economico-sociali, individuando punti di forza e criticità: queste le finalità del Bes, l’indicatore di Benessere equo e sostenibile che il presidente di Legautonomie e sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, propone venga introdotto anche nei Comuni, facendo seguito a quanto fatto finora per Province e Città metropolitane. Occasione per avanzare la richiesta è stato il convegno ‘Bes, la spinta dei territori per li sviluppo e la sostenibilità dell’Italia’, tenutosi presso la sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Bes, ha ricordato Ricci, “può essere uno strumento utile per prendere decisioni politiche perché consente il superamento della programmazione economica basata finora soltanto sul Pil”.

“La crescita è fondamentale, ma deve essere chiaro che è necessario avere come punto fermo anche la sua qualità, perché oggi la politica scommette sulla paura e non sull’integrazione. Per fortuna c’è un indicatore statistico che l’Istat ha creato, che è il Bes, che misura il benessere equo e sostenibile”. Così il sindaco di Pesaro e presidente di Legautonomie Matteo Ricci, animatore dell’incontro ‘Bes, benessere equo sostenibile. La spinta dei territori per lo sviluppo e la sostenibilita’ dell’Italia’ organizzato da Legautonomie.

Ricci ha spiegato che Legautonomie da oggi vuole “costruire la rete dei comuni ecosostenibili che vogliono misurare la qualità della vita e puntare sempre più a uno sviluppo ecosostenibile partendo dalle città, dalla mobilità, dalla nuova edilizia, dalle politiche urbanistiche, dalla lotta alle disuguaglianze. Tutto ciò che un’amministrazione culturale può dare per contribuire a un nuovo modello di sviluppo statale di cui il nostro paese ha grande bisogno”. Per il presidente di Legautonomie “abbiamo bisogno di crescere, i dati economici sono allarmanti, e al tempo stesso abbiamo bisogno di capire qual è il nostro ruolo nel mondo. Io credo che sarà sempre di più intorno alla qualità della vita”.

Ha detto la sua anche Enrico Giovannini, portavoce dell’Alleanza per lo sviluppo sostenibile, secondo il quale è “provata la correlazione tra il grado percepito di benessere e il voto degli elettori”. Per questo “serve una percezione sulle opportunità di futuro, e ciò spiega le scelte di alcuni paesi industrializzati. Il Benessere equo e sostenibile non è solo un insieme di indicatori statistici, un modo per misurare se un paese avanza da tutti i punti di vista. È anche un modo diverso di pensare, per questo in giro per il mondo, in Europa tanti Paesi stanno cominciando a ridisegnare le proprie politiche”.

“La battaglia delle europee sarà centrata sul punto di costruire in Europa un meccanismo che ci consenta di misurare la diffusione del benessere in termini di benessere sostenibile ovvero di progresso della società”. Così Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo economico intervenendo al convegno di Legautonomie alla presidenza del consiglio. “Penso che il tema dello sviluppo sostenibile inteso come misurazione del progresso è un elemento fondamentale per rifondare la politica progressista, ed oltre”, ha aggiunto Calenda sottolineando la necessità di ripensare il welfare europeo e di portare i temi della crescita sostenibile anche all’interno del gruppo liberale e popolare europeo. “Se la crescita economica non diventa un benessere diffuso le elezioni si perdono perché la crescita economica rimane qualcosa di astratto”, ha aggiunto Calenda.

Al convegno è intervenuto anche il senatore Antonio Misiani: “Dobbiamo cercare di migliorare il dibattito pubblico e il modo in cui si prendono le decisioni in italia. Oggi troppo dipende dal Pil, da un’idea quantitativa dello sviluppo e troppo poco dalla qualità sociale e ambientale dello sviluppo stesso”, ha osservato Misiani, “Abbiamo fatto dei passi avanti nella scorsa legislatura: ci sono degli indicatori di benessere equo e sostenibile che sono entrati nel processo di formazione della Legge di Bilancio ma ci sono ancora tante cose da fare. Anche guardando retrospettivamente – ha aggiunto – se gli indicatori di poverta’, di disuguaglianza, di sostenibilita’ ambientale avessero avuto lo stesso peso politico del Pil nelle scelte dei governi, credo che tante scelte sarebbero state assunte diversamente”.

Più critica Maria Stella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera: “condivido l’entusiasmo di Ricci per il Bes, però – ha affermato – quella di oggi è una stagione particolare, segnata da 2 trimestri di Pil negativo. Se guardiamo al Bes come un elemento di integrazione del Pil io sono d’accordo, ma se quest’ultimo non cresce si rischia di addolcire la pillola a chi governa – che peraltro teorizza la decrescita felice – aggravando il divario tra il nord e il sud del Paese”.

“Invito Matteo Ricci e Lagautonomie a introdurre insieme al Bes anche il bilancio di genere nei Comuni, non si tratta solo di a costruire politiche sociali più eque e giuste, ma ne guadagnerebbe l’intera collettività”, ha detto Laura Boldrini intervenendo al convegno di Legautonomie, sottolineando la centralità degli enti comunali nella vita politica e sociale del nostro Paese.

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