Anche le p.a. possono gradualmente ampliare la gamma dei servizi indifferibili da rendere in presenza, sebbene il lavoro agile resti la modalità lavorativa ordinaria. La direttiva 3/2020 della Funzione Pubblica conferma che il lavoro agile resta ancora fermo, ma in conseguenza della riapertura di una serie di attività produttive indica alle varie amministrazioni la possibilità di rivedere l’organizzazione degli uffici. In particolare, le p.a. «possono rivedere le attività indifferibili, ampliando il novero di quelle individuate in prima battuta, e quelle da rendere in presenza anche per assicurare il necessario supporto all’ immediata ripresa delle attività produttive, industriali e commerciali», secondo quanto disposto dal dpcm 26 aprile 2020 e dalle future misure normative. Dunque, le amministrazioni, se la presenza in servizio sia valutata come indispensabile per il supporto al riavvio delle attività produttive, dovranno adottare specifici provvedimenti posti ad individuare personale precedentemente posto in smart working, per farlo cessare da questa modalità di espletamento della prestazione, anche solo parzialmente, e fargli svolgere attività in sede. Questo, ovviamente, si basa sul presupposto, espressamente enunciato dalla direttiva, che l’attività svolta dalla amministrazione pubblica continua rientrare tra quelle non sospese, fermo restando il richiamo all’ articolo 87 del d.l. 18/2020 che, come rilevato prima definisce il lavoro agile come modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa. Secondo la direttiva, la riapertura delle attività produttive impone di considerare come «urgenti» ai sensi dell’articolo 103 del dl 18/2020, convertito in legge 27/2020 i procedimenti amministrativi «connessi alla immediata ripresa delle citate attività produttive, industriali e commerciali rispetto alle quali le pubbliche amministrazioni, per quanto di competenza, ricevono e danno seguito alle istanze e alle segnalazioni dei privati». Pertanto, per questo tipo di procedimenti è da considerare non operante la sospensione dei termini, prevista dal medesimo articolo 103. La direttiva guarda anche al futuro. Indica alle amministrazioni, infatti, di definire modalità di gestione del personale duttili e flessibili, per assicurare supporto alla progressiva ripresa delle attività sia in modo adeguato e da garantire comunque la ragionevole durata e la celere conclusione dei procedimenti. Per questo, la Direttiva, invita le amministrazioni a programmare i propri approvvigionamenti ricorrendo alle misure di ausilio allo svolgimento del lavoro agile da parte dei dipendenti, acquisendo quindi reti, strumenti cloud e dispositivi, come prevede l’ articolo 75 del dl 18/2020: a conferma che l’ utilizzo dei mezzi di proprietà dei dipendenti è stata una parentesi dettata dall’ emergenza iniziale, ma che a regime gli strumenti debbono essere forniti dall’ ente datore. Contestualmente, spiega la direttiva, le p.a. dovranno produrre lo sforzo di giungere alla più diffusa possibile dematerializzazione dei procedimenti, passaggio indispensabile per favorirne la gestione da remoto a pieno regime. L’ obiettivo finale è «mettere a regime e rendere sistematiche le misure adottate nella fase emergenziale, al fine di rendere il lavoro agile lo strumento primario nell’ ottica del potenziamento dell’efficacia e dell’efficienza dell’azione amministrativa, utilizzando anche la leva della formazione dei dipendenti, limitando al massimo il rischio di stress correlato alle nuove modalità di lavoro e garantendo il diritto alla disconnessione». Palazzo Vidoni, in vista di una possibile progressiva riapertura degli uffici pubblici, invita ad integrare il documento di valutazione dei rischi, identificando misure organizzative, di prevenzione e protezione adeguate al rischio di esposizione a Sars-Cov-2.
tratto da Italia Oggi