SOSPENSIONE MUTUI, ADESIONI FINO AL 31 MAGGIO

Più tempo per la sospensione dei mutui Abi degli enti locali. Le amministrazioni, infatti, hanno tempo fino a fine mese per aderire. Lo ha reso noto l’Associazione Bancaria Italiana con la lettera circolare n. 748 del 15 maggio scorso, prorogando il termine scaduto lo stesso giorno.

La misura è quella prevista dall’ accordo quadro sottoscritto da Anci, Upi e dalla stessa Abi lo scorso 8 aprile 2020, in base al quale le banche possono procedere alla sospensione della quota capitale delle rate in scadenza nel 2020 dei mutui erogati in favore degli enti locali, sulla scorta di quanto già avvenuto con la sospensione della quota capitale dei c.d. «mutui Mef» (dl Cura Italia) e in parallelo con l’operazione di rinegoziazione dei mutui recentemente approvata da Cassa depositi e prestiti. L’iniziativa va quindi a completare il set di correttivi messi in campo in queste settimane al fine di ridurre gli oneri da rimborso prestiti nell’ambito dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. L’Accordo prevede l’allungamento di un anno del periodo di ammortamento attualmente vigente al fine di recuperare la rata non corrisposta nel corrente esercizio.

Dal punto di vista delle adesioni, sono ormai oltre 80 gli istituti ad avere dato l’ok, con alcune esclusioni eccellenti come Intesa Sanpaolo, che ha motivato il suo diniego con la mancanza di una norma di legge. Sulle modalità operative, si sta procedendo in ordine sparso. L’allungamento della durata del piano di ammortamento sembra imporre la necessità di un passaggio in consiglio, ma per il decreto legge Rilancio basta una delibera di giunta. Rimane irrisolto invece il problema dell’art. 4, comma 2, secondo cui la scadenza del mutuo a seguito della sospensione non può comunque eccedere i 30 anni.

Tale previsione viene intesa da alcuni istituti in modo rigido, ovvero escludendo in toto tutti i mutui trentennali, indipendentemente dal fatto che siano stati appena stipulati o siano già in ammortamento, magari da molti anni. Ad esempio, un mutuo stipulato nel 1995 con scadenza 2025 e quindi durata residua 5 anni sarebbe fuori esattamente come un mutuo stipulato nel 2020 con scadenza 2050. Si tratta di una lettura restrittiva assai discutibile, che vanificherebbe in gran parte il senso dell’operazione, dato che sono molti i mutui a 30 anni nei portafogli degli enti locali. Infine, ricordiamo che l’accordo prevede esplicitamente che le economie possano essere destinate sia a copertura della perdita di entrate che sta colpendo i bilanci locali che delle maggiori spese necessarie per fronteggiare la crisi, spese che possono essere sia di investimento che correnti. Fonte: Italia Oggi

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