La Direttiva Quadro sulle Acque (WFD) non subirà alcun cambiamento: così si è espressa la Commissione Europea lo scorso 22 giugno. Il Commissario all’Ambiente, Virginijus Sinkevičius conferma la necessità di concentrarsi sul sostegno all’attuazione e all’applicazione “senza modificare la Direttiva”. L’annuncio arriva sei mesi dopo che la legge è stata dichiarata “adatta allo scopo”, a seguito di un’accurata valutazione durata due anni. Nel corso di questo processo, oltre 375.000 cittadini e più di 6.000 tra esperti e scienziati hanno richiesto che la legge fosse mantenuta nella sua forma attuale e implementata con maggiore impegno da parte dei governanti europei. La Direttiva, adottata nel 2000, aveva indicato tra i suoi obiettivi il raggiungimento di un buono stato ecologico del 100% delle acque dolci superficiali d’Europa entro il 2015. Questo traguardo è stato largamente fallito e oggi ha raggiunto questa condizione solo il 39 % dei fiumi e laghi della UE. Il nuovo termine per restituire ai corpi idrici un adeguato livello di qualità ecologica è fissato al 2027. La Commissione richiede quindi uno sforzo importante e puntuale da parte degli Stati Membri, che avranno a loro disposizione poco meno di 7 anni per raggiungere questo risultato. È dunque fondamentale che i prossimi Piani di Gestione di bacino idrografico, previsti per il 2021, individuino misure realmente efficaci e si dotino di risorse appropriate per la loro implementazione. Il miglioramento della condizione di fiumi, laghi e zone umide è un passaggio fondamentale per contrastare la perdita di biodiversità e consentire l’avvio di azioni adeguate di adattamento ai cambiamenti climatici. Ma una gestione accorta e sostenibile della risorsa idrica, che assicuri la disponibilità di acqua di buona qualità per utilizzi diversi, rappresenta anche un elemento indispensabile per supportare la realizzazione di iniziative virtuose di economia verde, in grado di garantire il rilancio dei territori e il benessere della comunità. In questa ottica l’attuazione piena e incisiva della Direttiva diviene una componente essenziale per il futuro del Green Deal europeo.
LA DIRETTIVA 2000/60/CE La direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque – DQA) che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque ha introdotto un approccio innovativo nella legislazione europea in materia di acque, tanto dal punto di vista ambientale, quanto amministrativo-gestionale. La direttiva persegue obiettivi ambiziosi: prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo, migliorare lo stato delle acque e assicurare un utilizzo sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili. La direttiva 2000/60/CE si propone di raggiungere i seguenti obiettivi generali:
- ampliare la protezione delle acque, sia superficiali che sotterranee
- raggiungere lo stato di “buono” per tutte le acque entro il 31 dicembre 2015
- gestire le risorse idriche sulla base di bacini idrografici indipendentemente dalle strutture amministrative
- procedere attraverso un’azione che unisca limiti delle emissioni e standard di qualità
- riconoscere a tutti i servizi idrici il giusto prezzo che tenga conto del loro costo economico reale
- rendere partecipi i cittadini delle scelte adottate in materia.
ECCO CHE COSA STABILISCE LA DIRETTIVA La Direttiva stabilisce che i singoli Stati Membri affrontino la tutela delle acque a livello di “bacino idrografico” e l’unità territoriale di riferimento per la gestione del bacino è individuata nel “distretto idrografico”, area di terra e di mare, costituita da uno o più bacini idrografici limitrofi e dalle rispettive acque sotterranee e costiere. In ciascun distretto idrografico gli Stati membri devono adoperarsi affinché vengano effettuati:
- un’analisi delle caratteristiche del distretto
- un esame dell’impatto provocato dalle attività umane sullo stato delle acque superficiali e sotterranee
- un’analisi economica dell’utilizzo idrico.
Relativamente ad ogni distretto, deve essere predisposto un programma di misure che tenga conto delle analisi effettuate e degli obiettivi ambientali fissati dalla Direttiva, con lo scopo ultimo di raggiungere uno “stato buono” di tutte le acque entro il 2015 (salvo casi particolari espressamente previsti dalla Direttiva). I programmi di misure sono indicati nei Piani di Gestione che gli Stati Membri devono predisporre per ogni singolo bacino idrografico e che rappresenta pertanto lo strumento di programmazione/attuazione per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla direttiva.