RIAPRIRE LE SCUOLE IN SICUREZZA, MINISTRO DELL’ISTRUZIONE E CTS DETTANO LE CONDIZIONI.

“Il mese di settembre si prefigura come un appuntamento molto atteso da tutto il mondo scolastico. Mai come in questo momento un’intera comunità educante, intesa come insieme di portatori di interesse della scuola e del territorio, nutre aspettative di alto valore verso sé stessa. Sulla base dell’esperienza dettata dalla pandemia da SARS-CoV-2, sarà necessario trasformare le difficoltà di un determinato momento storico in un vero e proprio volano per la ripartenza e per l’innovazione”.

Questo l’incipit del Piano scuola 2020-2021, formalizzato dopo un defatigante confronto Stato-Regioni cui non ha mancato di apportare critiche e valutazioni tutta la comunità educante sparsa ai quattro angoli del Paese.

La notizia è che a settembre le attività scolastiche riprenderanno su tutto il territorio nazionale in presenza, nel rispetto delle indicazioni elaborate dal Comitato tecnico scientifico (CTS) istituito presso il Dipartimento della Protezione civile, allegate al Piano. La riapertura sarà effettuata, si legge nel documento, “in un complesso equilibrio tra sicurezza, in termini di contenimento del rischio di contagio, benessere socio emotivo di studenti e lavoratori della scuola, qualità dei contesti e dei processi di apprendimento e rispetto dei diritti costituzionali alla salute e all’istruzione”.

In questo contesto, perni organizzativi saranno soprattutto i dirigenti scolastici e i Comuni, col supporto delle Regioni, chiamate ad istituire appositi Tavoli operativi insediati presso gli Uffici Scolastici Regionali (USR), che avranno il compito di monitorare le azioni poste in essere e integrare le necessità del sistema scolastico.

I Tavoli saranno affiancati da Conferenze di servizi organizzate a livello provinciale, metropolitano e/o comunale, impegnate ad analizzare le criticità delle istituzioni scolastiche, raccoglierne le istanze con particolare riferimento a spazi, arredi, edilizia, individuare modalità, interventi e soluzioni che tengano conto delle risorse disponibili.

A livello centrale, oltre all’Anagrafe per l’edilizia scolastica, sulla base dei dati trasmessi dalle Regioni è stato costruito un “cruscotto informativo”, che restituisce, a livello di regioni, provincia, comune e singola scuola, dati di dettaglio che consentiranno di operare proiezioni da parte degli enti locali proprietari degli edifici e dei dirigenti scolastici.

Flessibilità e collaborazione Il Piano scuola confida molto sul protagonismo dei dirigenti e sull’autonomia scolastica, “strumento privilegiato per elaborare una strategia di riavvio dell’anno scolastico che risponda quanto più possibile alle esigenze dei territori di riferimento nel rispetto delle indicazioni sanitarie”. I dirigenti sono quindi sollecitati a riconfigurare il gruppo classe in più gruppi di apprendimento, modulare i gruppi di alunni, differenziare in turni la frequenza scolastica, mantenere nelle scuole secondarie di II grado la didattica digitale integrata ove possibile, aggregare le discipline in aree e ambiti disciplinari, modulare diversamente il tempo scuola, frazionare il tempo di insegnamento, organizzare attività di formazione specifica per il personale docente e ATA.

E ancora: organizzare gli spazi esterni e interni, progettare con gli enti territoriali il servizio di trasporto scolastico, modulare gli ingressi e le uscite, coordinare gli interventi di manutenzione ordinaria o di “edilizia leggera”.

Da questo si rivela fondamentale la collaborazione soprattutto con gli enti locali proprietari degli edifici scolastici (Comuni e Province), ma il Piano evidenzia l’opportunità di coinvolgere il Terzo settore al fine di sottoscrivere “Patti educativi di comunità”, finalizzati a favorire la messa a disposizione di altre strutture o spazi e sostenere le autonomie scolastiche in ogni modo possibile.

Importante anche la collaborazione attiva di studenti e famiglie tramite il “Patto educativo di corresponsabilità”, che potrà essere ricalibrato in una forma maggiormente rispondente alle nuove esigenze culturali di condivisione tra scuola e famiglia, diventando il luogo in cui gli adulti educatori si riconoscono nel conseguimento dello stesso obiettivo.

All’interno di questo contesto di generale condivisione, il Piano scuola offre alcune indicazioni di massima – quasi delle pillole – su alcuni ambiti specifici quali la scuola dell’infanzia, le attività nei laboratori, la refezione scolastica, i percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, la scuola in ospedale e l’istruzione domiciliare, le sezioni carcerarie, l’attività convittuale e semiconvittuale, le attività degli ITS. L’ultima è dedicata alla didattica digitale integrata, che potrebbe essere riattivata qualora l’andamento epidemiologico dovesse configurare nuove situazioni emergenziali a livello nazionale o locale. L’indicazione alle istituzioni scolastiche è quella di integrare il PTOF col “Piano scolastico per la didattica digitale integrata” e il Piano annuale di lavoro del personale ATA con le previsioni per il lavoro agile.

Le modalità per la ripresa È chiaro che le indicazioni più pregnanti per la ripresa delle attività didattiche sono quelle contenute nel documento del CTS, che ha fissato cinque regole basilari: 1. se hai sintomi di infezioni respiratorie acute (febbre, tosse, raffreddore) parlane subito con i genitori e non venire a scuola; 2. quando sei a scuola indossa una mascherina, anche di stoffa, per la protezione del naso e della bocca; 3. segui le indicazioni degli insegnanti e rispetta la segnaletica; 4. mantieni sempre la distanza di 1 metro, evita gli assembramenti (soprattutto in entrata e uscita) e il contatto fisico con i compagni; 5. Lava frequentemente le mani o usa gli appositi dispenser per tenerle pulite; evita di toccarti il viso e la mascherina.

Il documento quindi elenca le precondizioni per la presenza a scuola di studenti e personale: assenza di sintomatologia respiratoria o di temperatura corporea superiore a 37.5°C anche nei tre giorni precedenti, ma all’ingresso non è necessaria la rilevazione; non essere stati in quarantena o isolamento domiciliare negli ultimi 14 giorni; non essere stati a contatto con persone positive negli ultimi 14 giorni.

L’elemento topico rimane il distanziamento fisico, per cui saranno da privilegiare tutti i possibili accorgimenti organizzativi atti a differenziare l’ingresso e l’uscita degli studenti, evitare assembramenti, ridurre al minimo la presenza di genitori, limitare l’utilizzo dei locali esclusivamente alla realizzazione di attività didattiche.

Dovrà quindi essere radicalmente rivisto il layout, con una rimodulazione dei banchi, dei posti a sedere e degli arredi al fine di garantire il distanziamento interpersonale di almeno 1 metro, anche in considerazione dello spazio di movimento, compresa l’area dinamica di passaggio e di interazione (zona cattedra/lavagna). Questo potrà comportare modalità di alternanza, turnazione o didattica a distanza proporzionate all’età degli alunni e al contesto educativo complessivo.

Negli spazi comuni, aree di ricreazione, corridoi, dovranno essere previsti percorsi che garantiscano il distanziamento tra le persone, limitando gli assembramenti, anche attraverso apposita segnaletica. La ricreazione, le attività motorie e le attività didattiche programmate devono essere svolte, ove possibile, all’aperto. Per l’educazione fisica, qualora svolte al chiuso, dovrà essere garantita adeguata aerazione e un distanziamento interpersonale di almeno 2 metri. Per la refezione dovranno essere identificate soluzioni organizzative che consentano di assicurare il distanziamento attraverso la gestione degli spazi (refettorio o altri locali idonei), dei tempi (turnazioni) e in misura residuale attraverso la fornitura del pasto in “lunch box” per il consumo in classe.

Le misure Il Piano scuola individua una serie di misure igienico-sanitarie, che devono essere attentamente osservate. Si riferiscono, innanzi tutto, all’igiene dell’ambiente, con l’obbligo per i dirigenti scolastici di assicurare, prima della riapertura, una pulizia approfondita, ad opera dei collaboratori scolastici, di tutti i locali scolastici. Le operazioni di pulizia dovranno poi essere effettuate quotidianamente attraverso procedure di sanificazione, disinfezione e conseguente risciacquo.

Segue l’igiene personale, mettendo a disposizione prodotti igienizzanti (dispenser di soluzione idroalcolica) o a base di altri principi attivi per l’igiene delle mani per gli studenti e il personale, in più punti dell’edificio scolastico e, in particolare, in ciascuna aula per permettere l’igiene delle mani all’ingresso in classe, favorendo comunque in via prioritaria il lavaggio delle mani con acqua e sapone neutro.

La scuola dovrà inoltre garantire giornalmente al personale la mascherina chirurgica, che dovrà essere indossata per la permanenza nei locali scolastici. Anche gli alunni, fatta eccezione per quelli con meno di sei anni, dovranno indossare per l’intera permanenza nei locali scolastici una mascherina chirurgica o di comunità di propria dotazione.

Per gli studenti con disabilità occorrerà una specifica pianificazione che tenga conto anche della numerosità, della tipologia di disabilità, delle risorse professionali specificatamente dedicate, garantendo in via prioritaria la didattica in presenza.

Per la scuola dell’infanzia, essendo complicato se non impossibile garantire il distanziamento fisico, si dovranno adottare particolari accorgimenti sia organizzativi che nel comportamento del personale, assicurando indicazioni e risorse addizionali circa la pulizia assidua delle superfici, il lavaggio frequente delle mani, criteri di riduzione del numero degli alunni contemporaneamente presenti in classe, prevedere un affollamento ulteriormente ridotto rispetto ai criteri applicati nel contesto di classi di ordine superiore.

E i nidi d’infanzia? Grandi assenti nel Piano scuola e nel dibattito nazionale sulla riapertura, per i servizi della fascia 0-3 anni non ci sono protocolli ministeriali o regionali, linee guida, task force ufficialmente incaricate di fare in modo che il primo settembre i nidi possano riaprire.

In un simile contesto, i Comuni hanno aperto a forza le iscrizioni condizionando le ammissioni dei bambini alle misure imposte a livello nazionale e/o regionale, mancando di spazi ed educatori sufficienti e di risorse economiche per finanziare gli interventi edilizi seppur “leggeri”. Il settore privato rischia addirittura di uscirne dimezzato e con le ossa rotte.

Nella indeterminatezza più totale, a un mese e mezzo dalla riapertura del 1° settembre, ogni Comune sta procedendo per conto proprio, senza che vi siano punti di riferimento. Grandi assenti sono le Regioni, cui spetta per Costituzione la potestà legislativa sui servizi educativi per la prima infanzia.

da quotidianopa.leggiditalia.it


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