LOCALI E PALESTRE SENZA IMU. L’ELENCO DEL DECRETO. AI COMUNI 101,6 MLN

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Senza Imu piscine, palestre, impianti sportivi, ristoranti, bar, gelaterie e pasticcerie. È un lungo elenco quello delle attività sospese o limitate dal dpcm 24 agosto che costituisce il fulcro di tutto il sistema di agevolazioni previsto dal decreto legge «Ristori». L’ultima versione del provvedimento porta in dote un po’ più di soldi ai comuni (5,2 milioni) a titolo di rimborso per la cancellazione della seconda rata Imu. La quota che il governo restituirà ai sindaci passa da 96,4 milioni (si veda ItaliaOggi di ieri) a 101,6 milioni. E viene ritoccata leggermente al rialzo anche la quota Imu statale a cui l’erario rinuncerà (da 19,3 a 19,7 milioni) portando complessivamente la perdita di gettito creata dall’agevolazione a 121,3 milioni. Per il resto l’esecutivo tira dritto sulla decisione di condizionare l’esenzione alla coincidenza tra gestore dell’attività e proprietario dell’immobile. Un requisito, già previsto dal Decreto legge Agosto (dl 104/2020) per la lunga serie di immobili già esentati dalla seconda rata Imu (alberghi, agriturismi, villaggi turistici, bed&breakfast, residence, campeggi, cinema, teatri, sale concerti, sale da ballo, discoteche) ad eccezione degli stabilimenti balneari e degli immobili utilizzati nell’ambito di eventi fieristici per cui invece tale coincidenza non è stata prevista dal dl Agosto. «Non si tiene conto del fatto che la crisi la soffrono non solo i gestori delle attività ma anche i proprietari a cui non vengono pagati i canoni», ha osservato il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, critico sulle modalità con cui il governo ha affrontato il tema della cancellazione della seconda rata Imu nel dl in arrivo. «La richiesta di rivedere il requisito della coincidenza tra gestori e proprietari è stata avanzata in questi mesi anche dal settore alberghiero dove spesso la proprietà e la gestione sono affidate a società diverse facenti capo però alla stessa capogruppo», spiega il numero uno di Confedilizia. «Non comprendiamo come mai l’esecutivo non intenda discostarsi da questa linea quando per esempio, nel prevedere la possibilità di cedere al proprietario, quale pagamento dell’affitto, il credito di imposta sul canone, sembrava aver capito che la sofferenza per la crisi generata dal Covid non è solo del gestore delle attività ma anche dei locatori degli immobili». da “Italia Oggi”

 

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