Pubblichiamo il Rapporto “I territori e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, presentato ieri. L’ASviS intende mette a disposizione dei decisori e del pubblico in generale uno strumento che, attraverso indicatori statistici elementari e compositi, misura e analizza il posizionamento di regioni, province e città metropolitane, delle aree urbane e dei comuni, rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Il Rapporto permette di comprendere se e in che misura le diverse aree del Paese si stanno muovendo su un sentiero orientato alla sostenibilità economica, sociale e ambientale, a soli 10 anni dalla scadenza fissata dal piano d’azione delle Nazioni Unite, firmato da 193 Paesi, Italia compresa.
Offrendo una base informativa unica, il testo intende stimolare quel processo di “territorializzazione dell’Agenda 2030” suggerito dall’Onu, dall’Ocse e dalla Commissione europea, proprio mentre il Governo sta elaborando il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e si sta predisponendo l’accordo di partneriato per i fondi europei destinati ai diversi territori italiani.
Oltre ai dati statistici, il Rapporto offre anche un focus sulle disuguaglianze territoriali in Italia, con particolare attenzione al Sud e alle aree interne, e presenta le proposte elaborate dall’ASviS alla luce delle linee guida del Pnrr per indirizzare il percorso di ripresa in una logica di sviluppo sostenibile. Inoltre, segnala casi concreti di buone pratiche messe in campo da attori istituzionali e non.
L’Italia è ancora lontana dalla sostenibilità economica, sociale e ambientale, a 10 anni dalla scadenza del piano d’azione sottoscritto nel 2015 da 193 Paesi. Ma un numero sempre più alto di regioni, provincie e città metropolitane guardano al futuro e pianificano le loro strategie usando l’Agenda 2030 dell’Onu. Con l’elaborazione di indicatori compositi per regioni e province relativi agli SDGs, l’ASviS ha integrato il Rapporto 2020 pubblicato a ottobre mostrando il forte ritardo, aggravato dal Covid-19, verso l’attuazione dell’Agenda 2030 e simulando l’andamento del Paese e dei suoi territori nei prossimi dieci anni. Dall’analisi degli ultimi anni emerge che l’Italia potrebbe riuscire a centrare i target quantitativi associati a tre Goal: Goal 2 (Quota di coltivazioni destinate a colture biologiche), Goal 3 (Tasso di mortalità per le maggior cause) e Goal 16 (Affollamento degli istituti di pena). Un avvicinamento ai target quantitativi si potrebbe invece determinare in quattro casi: Goal 4 (Uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione e Quota di laureati e altri titoli terziari), Goal 7 (Quota di energia da fonti rinnovabili) e Goal 13 (Quota di emissioni di gas serra), obiettivi principali del Green deal europeo. Negative o decisamente negative appaiono invece le tendenze per altri 14 target quantitativi, tra cui il Goal 1 (Quota di persone a rischio povertà ed esclusione sociale), il 2 (Uso dei fertilizzanti), il 3 (Incidenti stradali) e il 5 (Parità di genere nel tasso di occupazione). “Le analisi dell’ASviS mostrano chiaramente che l’Italia non è su un sentiero in linea gli Obiettivi dell’Agenda 2030 e la crisi in atto impatta negativamente su ben 9 di essi” – commenta il presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini – “per questo è necessaria e urgente una mobilitazione di tutte le energie sociali, civili, economiche e istituzionali del Paese ed è fondamentale l’impegno dei territori, e delle loro istituzioni, senza i quali non sarebbe possibile per il Paese raggiungere la sostenibilità economica, sociale e ambientale entro i termini stabiliti dal piano d’azione dell’Onu”. “In un momento storico in cui il governo decide il futuro del Paese definendo del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza per accedere alle risorse del Next Generation Eu – sottolinea Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS che, con i suoi oltre 280 aderenti è la più grande rete di organizzazioni della società civile mai creata in Italia per diffondere la cultura della sostenibilità e la conoscenza dell’Agenda 2030 – abbiamo voluto offrire un quadro statistico unico e una visione prospettica sia dell’Italia sia dei territori chiamati a realizzare le politiche necessarie per contribuire a portare il Paese fuori dalla crisi nel segno dello sviluppo sostenibile. Il lavoro dell’ASviS – aggiunge Giovannini – fa emergere disuguaglianze, punti di forza e debolezza, ma soprattutto rivela, grazie all’analisi dei diversi territori, un’Italia attiva, resiliente e impegnata a realizzare il cambiamento, con risultati che in molti casi appaiono in grado di ridurre le distanze tra le diverse aree del Paese”.