“La rivoluzione della digitalizzazione è praticamente ovunque e sta trasformando tutte le nostre economie. L’importanza dell’economia digitale sta aumentando, con una probabile accelerazione nell’adozione delle tecnologie digitali durante la pandemia Covid-19, e sta influenzando variabili rilevanti per la politica monetaria come l’occupazione, la produttività e l’inflazione. Esiste una notevole eterogeneità nell’area dell’euro e in Europa in termini di adozione delle tecnologie digitali e la maggior parte di questi paesi è in ritardo rispetto ai principali concorrenti come gli Stati Uniti. Le politiche strutturali, come le normative sul lavoro, sui prodotti e sui mercati finanziari, potrebbero dover essere adattate per sfruttare appieno i potenziali vantaggi delle tecnologie digitali, pur mantenendo l’inclusività. In termini di digitalizzazione, la pandemia Covid-19 può creare ulteriori sfide per i paesi dell’UE, ma fornisce anche importanti opportunità per recuperare il ritardo”. Queste le conclusioni a cui giunge il report della Banca Centrale Europea (Bce) “The digital economy and the euro area” a cura di Robert Anderton, Valerie Jarvis, Vincent Labhard, Filippos Petroulakis, Ieva Rubene e Lara Vivian, che prende in esame la diffusione del digitale nel Paesi europei mettendola al confronto con quella negli Usa analizzando le politiche economiche messe in atto e quelle che impattano sul lavoro e la produttività.
L’Italia arranca nelle politiche economiche
L’Italia, nella classifica elaborata dalla Bce, non è messa bene poiché nel complesso permane il divario con le performance continentali sebbene il nostro Paese abbia fatto notevoli passi in avanti sul fronte dell’infrastrutturazione ultrabroadband. L’adozione del digitale è aumentata notevolmente dal 2015. L’indice dell’economia e della società digitale è passato da meno di 40 nel 2015 a oltre 60 nel 2020. Ciò evidenzia una certa diversità tra i paesi, tuttavia, con l’indice inferiore o vicino a 40 per tre paesi e vicino o superiore 70 per altri tre. Sebbene la connettività (in particolare la banda larga) abbia raggiunto livelli comparabili nella maggior parte dei paesi, persistono differenze in altre dimensioni, come i livelli di capitale umano e l’integrazione delle tecnologie digitali nel settore pubblico e delle imprese. Queste differenze nell’adozione del digitale tra i paesi implicano che gli impatti della digitalizzazione possono variare anche nell’area dell’euro e nei paesi dell’UE.
Gli effetti della pandemia Covid19
Vero è che la pandemia sta sparigliando le carte: dall’inizio della pandemia c’è stato un aumento nell’adozione delle tecnologie digitali, soprattutto in relazione ai blocchi che limitano la mobilità fisica all’interno e tra regioni e paesi. L’aumento dell’adozione ha influenzato allo stesso modo i servizi e i beni digitali, come si evince dai dati corrispondenti, dalle statistiche di utilizzo / abbonamento nel caso dei servizi digitali disponibili attraverso le piattaforme online e dalle vendite al dettaglio nel caso del digitale (o merce ordinata digitalmente).
L’aumento dell’adozione del digitale sembra essere il risultato sia degli utenti esistenti che espandono il loro utilizzo, sia di nuovi utenti e usi, poiché più famiglie ricorrono ai servizi online e più aziende alle conferenze abilitate digitalmente e al supply chain, innescando così anche un aumento dell’alfabetizzazione e delle competenze digitali. “Questo può essere un passo importante verso una più ampia economia digitale nella zona euro e nell’UE; se questo rappresenti un cambiamento permanente sarà un fattore chiave per il probabile impatto a medio e lungo termine della pandemia Covid-19 sull’economia digitale e più ampia nell’area dell’euro, nell’UE e altrove”.
Poiché la pandemia Covid-19 è ancora in corso, l’impatto sull’economia digitale rimane incerto – evidenziano gli analisti – soprattutto al di là del breve termine. “L’impatto sull’economia digitale e in generale dipende sia dall’offerta che dalla domanda digitale. La risposta all’offerta aumenterebbe la produttività e quindi aumenterebbe la capacità e il potenziale, mentre la risposta alla domanda lo farebbe solo se fosse più permanente. Nel complesso, sembra che l’area dell’euro e le economie dell’UE abbiano maggiori possibilità di mettersi al passo con i loro pari nell’economia digitale globale se si concretizza una forte risposta digitale dal lato dell’offerta”.
L’impatto dell’Ict sul mercato del lavoro
Misurare la portata dell’economia digitale non è semplice, ma un parametro per misurare il grado di digitalizzazione nei paesi dell’UE è la misura in cui l’occupazione è correlata alle attività digitali. Due paesi dell’UE, Estonia e Svezia, sono costantemente in cima alle classifiche dell’occupazione digitale. Una definizione relativamente ampia di lavoro dipendente dall’Ict può includere tutti coloro che lavorano in occupazioni ad alta intensità, indipendentemente dal fatto che siano impiegati direttamente nei settori Ict, così come quelli impiegati in occupazioni ad alta intensità Ict. Tale misura dimostra l’elevato grado di eterogeneità tra paesi, con la quota dell’occupazione totale dipendente dall’Ict che va da circa il 22% in Lussemburgo (superando persino quella degli Stati Uniti) a circa il 7% in Grecia, Italia e Slovacchia. Sebbene raggiunga a malapena l’11% nell’area dell’euro e nell’UE, questa definizione più ampia di occupazione dipendente dall’Ict ammonta a circa il 17% dell’occupazione totale in Svezia ed Estonia, simile alla quota osservata negli Stati Uniti.
da corrierecomunicazioni.it