Pari opportunità, emerge la richiesta di più servizi e politiche di conciliazione vita-lavoro: i risultati della ricerca ALI

Il Dipartimento Pari Opportunità di Ali, autonomie locali italiane, ha condotto la prima ricerca su scala nazionale sulla percezione delle politiche delle pari opportunità a livello locale con un focus sulla violenza. I risultati evidenziano delle criticità che vale la pena riportare come dati sui quali indirizzare l’azione politica e delle amministrazioni locali.

Forte la percezione e grandi le aspettative che le cittadine e i cittadini manifestano rispetto alla realizzazione dei principi delle pari opportunità anche in rapporto alle azioni e alle attività messe in atto da Comuni, Province e Regioni.

A partire dalle priorità. Più del 50% degli intervistati richiede:

  • asili nido pubblici sufficienti e adeguati;
  • centri anziani adeguati per livello di servizio e coinvolgimento delle persone in attività culturali e sociali;
  • servizi per minori post-scolastici e centri estivi.

Correlato a questo oltre il 40% dei cittadini vorrebbe servizi di supporto alla genitorialità durante la chiusura scolastica. Altro punto emerso è quello di favorire le aziende locali che concedono flessibilità alle donne che intendano svolgere attività politico/sociali.

Il tutto, per gli intervistati, è legato a doppio filo alla necessità di promuovere politiche di conciliazione vita-lavoro che consentano alle donne di impegnarsi nella vita politica: un tema molto sentito soprattutto alla luce del numero esiguo di ministre all’interno del nuovo Governo Draghi. Anche nelle amministrazioni locali, nonostante i dati siano abbastanza incoraggianti, rimane evidente un problema nelle posizioni apicali. Infatti, anche se città rilevanti come Torino, Roma e in passato Milano sono o sono state amministrate da donne, solamente il 14% dei Comuni hanno un sindaco donna, per un totale di 1107 sindache per 7914 comuni italiani.

Infine, dalla ricerca emerge l’esigenza di un aiuto concreto da parte dello Stato alle donne vittime di violenza in modo da renderle indipendenti e offrire loro la possibilità di allontanarsi da situazioni di violenza fisica e psicologica.

ALI si impegna a riportare tutte queste istanze alle Amministrazioni Locali per migliorare, favorire e aumentare la parità di genere.

Dal punto di vista dei cittadini il 51,9% degli intervistati è venuto a conoscenza di episodi di violenza contro le donne (donne il 57% mentre gli uomini 46,4%). Se più della metà della popolazione dunque ha assistito direttamente o indirettamente al verificarsi di atti di violenza il fenomeno ha una diffusione drammatica nel tessuto sociale e costituisce una piaga che non può essere ignorata o dimenticata. Di questi fatti tuttavia le cittadine ed i cittadini intervistati solo il 33,7% per le Donne ed il 36,3% degli uomini sa che sono seguite delle denunce. Una percentuale sconfortante che mette in luce varie fragilità del sistema generale che vale la pena analizzare. Le donne che subiscono violenza fanno molta fatica a denunciare per ragioni che attengono in parte alla loro condizione personale e in parte alla situazione di inefficienza del sistema giustizia.

Per quanto riguarda la prima motivazione è la condizione di svantaggio economico in cui versano le donne –  spesso inoccupate, pagate meno degli uomini, con contratti di lavoro precari, dedicate per anni alla cura dei figli e della famiglia talvolta scelta imposta dal marito/compagno – che rende difficoltoso per loro denunciare il marito o il compagno perché temono di dover lasciare la casa in cui vivono, hanno paura di perdere i loro figli, non hanno risorse per sostentare i figli e loro stesse. Elementi questi che sono un deterrente fortissimo che non le incoraggia ad uscire da questo dramma distruttivo per loro stesse e per la prole. Dall’altra c’è la sfiducia verso un sistema che non reagisce in maniera adeguata alle richieste di aiuto delle donne che subiscono violenza: perché i ritardi sono enormi, i processi penali difficili e costosi,  perché la presa in carico non avviene tempestivamente ed adeguatamente, perché spesso si imbattono in personale che non è formato per affrontare già da subito il caso che ha davanti e lo minimizza, lo banalizza.

Quali sono le priorità che hanno indicato i cittadini e le cittadine intervistate?  Il 57,5% ( le donne sono il 64,2% e gli uomini il 50,3%) ha richiesto aiuti economici e abitativi per le donne vittime di violenza in modo da renderle indipendenti ed offrire loro la possibilità di allontanarsi da situazioni di violenza fisica e psicologica; il 50,1%  ha chiesto di costringere gli uomini violenti a seguire percorsi riabilitativi; il 50% ha ravvisata la necessità di  favorire un cambiamento di cultura organizzando percorsi formativi obbligatori sulla parità di genere (sia per gli uomini che per le donne; il 46% ha chiesto di puntare maggiormente sulla prevenzione del fenomeno “violenza sulle donne” anziché sulla repressione a posteriori.

Su questi filoni deve indirizzarsi l’azione delle amministrazioni locali ciascuna nell’ambito delle proprie competenze dentro un quadro chiaro in cui le Istituzioni assumono un ruolo centrale nella lotta alla violenza contro le donne.

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