La Legge di Bilancio non ha confermato lo stanziamento straordinario per l’assistenza domiciliare integrata e l’attuale versione del PNRR non prevede un progetto dedicato alla non autosufficienza. Per questo il Network Non Autosufficienza ha deciso di elaborare una proposta dedicata. «Se anche nell’anno della pandemia la politica non vede gli anziani non autosufficienti, allora bisogna fare qualcosa». Si possono sintetizzare così le telefonate intercorse tra noi del Network Non Autosufficienza quando – a inizio gennaio – abbiamo deciso di preparare una proposta per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
In quei giorni, infatti, è risultato chiaro che neppure essere la fascia di popolazione più colpita dal Covid – lo mostrano i dati su età e profilo di fragilità delle persone decedute – è servito agli anziani non autosufficienti per superare il radicato disinteresse della politica nazionale nei loro confronti. Per mesi, invece, ho creduto che le cose potessero andare diversamente. Avevo in mente una dinamica classica dei processi decisionali, verificatasi in numerose occasioni: l’esplodere di una questione nella società spinge la politica – che in precedenza non se ne occupava – a iniziare a farlo.
Due fatti – avvenuti, quasi contemporaneamente, a cavallo di fine anno – hanno mostrato che mi sbagliavo. Da una parte, la Legge di Bilancio – come Vita ha più volte segnalato – non ha confermato lo stanziamento straordinario per l’Assistenza domiciliare integrata (Adi) introdotto per il 2020 con il Decreto Rilancio di maggio. Una simile scelta – compiuta, peraltro, in una fase storica contraddistinta da un’ampia disponibilità di fondi pubblici – ha ridotto quello che pochi mesi prima era parso il primo passo di un percorso riformatore a uno stanziamento una tantum senza futuro. Dall’altra, quando è stata resa nota l’attuale versione del PNRR è risultato evidente che al suo interno mancasse un progetto – organico e coerente – dedicato alla non autosufficienza.
In seguito a questi avvenimenti, dunque, il Network Non Autosufficienza ha deciso di elaborare la proposta di una sezione del Piano dedicata a “costruire il futuro dell’assistenza agli anziani non autosufficienti”. L’obiettivo è semplice. Si vuole sfruttare l’occasione offerta dal PNRR per avviare il percorso della riforma nazionale del settore grazie a un primo pacchetto di azioni necessarie, concepite a partire dall’analisi delle criticità esistenti. La riforma è attesa dalla fine degli anni ’90, quando si cominciò a discuterne in sede tecnica e politica, sinora senza esito. Intanto, negli ultimi tre decenni, riforme nazionali di ampia portata sono state attuate in numerosi altri paesi del Centro-Sud Europa, dalla Francia alla Spagna, dall’Austria alla Germania.
Gli interventi previsti sono tre:
(i) semplificare i passaggi da compiere per accedere alle misure del welfare pubblico, ricomponendo così l’attuale caotica molteplicità di enti, sedi e percorsi differenti
(ii) realizzare un’ampia revisione dei servizi domiciliari, affinché siano più in grado di sostenere le molteplici problematicità legate alla non autosufficienza e diventare un concreto ed effettivo punto di riferimento per le famiglie
(iii) prevedere un investimento straordinario per migliorare quelle strutture residenziali che necessitano di essere ammodernate e riqualificate, bisogno confermato dalle vicende della pandemia.
A sostenere questi interventi, si delineano due azioni di sistema:
- la creazione di un sistema di governance unitario, che superi l’attuale frammentazione tra livelli di governo e tra filiere istituzionali
- un investimento sulla conoscenza utile all’operatività, avviando quel sistema nazionale di monitoraggio oggi assente e puntando sulla formazione.
Non si tratta di idee originali. Sulla necessità del nucleo di azioni suggerite esiste – da tempo – una larga concordanza di vedute tra coloro i quali sono coinvolti, con vari ruoli, nell’assistenza agli anziani non autosufficienti. Ma proprio qui sta il punto chiave: in questo settore la parte difficile non consiste nel capire cosa fare, bensì nel creare le condizioni perché lo si faccia. A tal fine, chi opera all’esterno del mondo politico-istituzionale può impiegare due risorse fondamentali: la competenza e la pressione. Rispetto alla prima, abbiamo cercato di elaborare una proposta il più possibile dettagliata tecnicamente, in modo che se – come speriamo – il Governo fosse interessato, vi possa trovare strumenti utili. Per raggiungere questo scopo, pure nei tempi stretti imposti dalle scadenze del Pnrr, successivamente alla pubblicazione di una prima versione del testo – lo scorso 27 gennaio – è subito partito il confronto con numerosi studiosi, esperti e soggetti sociali esterni al Network, che ha portato – il 6 marzo – a rendere nota la versione attuale, maggiormente approfondita.
Rispetto alla pressione, è decisivo il ruolo dei soggetti sociali. In proposito, la composizione del gruppo di quelli che hanno già deciso di sostenere la proposta lascia ben sperare. Sono: AIMA Associazione Italiana Malattia di Alzheimer, Alzheimer Uniti Italia, Caritas Italiana, Cittadinanzattiva, Confederazione Parkinson Italia, Federazione Alzheimer Italia, Forum Disuguaglianze Diversità, Forum Nazionale del Terzo Settore e La Bottega del Possibile. Nell’assistenza agli anziani non autosufficienti non si era mai costituito un raggruppamento sociale così ampio e articolato. In una partita complicata come quella del PNRR, unire le forze è decisivo. Pertanto, l’adesione alla proposta è aperta alle altre organizzazioni e realtà associative che
da vita.it, di Cristiano Gori*
*Cristiano Gori insegna politica sociale nel Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento. È consulente scientifico dell’Istituto per la Ricerca Sociale, a Milano. Ha ideato e dirige il sito lombardiasociale.it e coordinatore del Network Non Autosufficienza (NNA)
PROPOSTA-PNRR-ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI
Non autosufficienti, i più deboli rimasti senza aiuti, di Dario Di Vico, Corriere della Sera