“La transizione digitale è una priorità dell’azione di governo. Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza abbiamo in programma grandi iniziative di trasformazione, alcune delle quali verranno gestite direttamente dal ministero, altre coinvolgono ministeri diversi. Stiamo coordinando molti progetti, per il trasferimento delle esperienze, il rafforzamento delle competenze e la razionalizzazione della spesa. Saranno fondamentali il sostegno e l’educazione dei cittadini alla vita digitale, perché questa partita devono poterla giocare tutti. Il piano Next Generation Eu prevede che almeno il 20% degli investimenti sia destinato alla transizione digitale, che nel caso dell’Italia si traduce in circa 40 miliardi: ma per il nostro Paese la cifra sarà considerevolmente superiore, e coinvolgerà le infrastrutture critiche, la sanità digitale e le competenze digitali. Una cifra che dovrà essere impiegata avendo ben chiari gli obiettivi, quindi come fare, in che tempi, privilegiando l’efficienza ed eliminando gli sprechi”. Lo ha detto il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, in audizione alle commissioni riunite quinta della Camera e ottava e quattordicesima del Senato, illustrando le linee guida del Pnrr.
Gli obiettivi riassunti in sei punti
“Siamo portati a pensare che la transizione digitale riguardi soltanto l’ammodernamento delle procedure, ma non è così, è molto di più – ha detto Colao – Si tratta di un cambiamento del modo in cui lavoriamo, produciamo, interagiamo tra privati e con la pubblica amministrazione. Grazie al digitale infatti la PA può migliorare le modalità con cui si erogano i servizi, in un contesto in cui si sta ridisegnando il quadro socio-economico e relazionale della nostra società. La transizione digitale è una grande occasione di crescita, occupazione, innovazione, sostenibilità, accesso all’arte e alla cultura. Si tratta di consentire ai nostri giovani di avere accesso a opportunità dalle quali sono stati esclusi. Se vogliamo recuperare e tornare a essere leader in Europa dobbiamo lavorare a un ammodernamento digitale del Paese nel suo complesso, ponendoci obiettivi ambiziosi. Così se il Digital Compass ha l’obiettivo di arrivare alla digitalizzazione piena entro il 2030, l’Italia vuole arrivare a realizzare questa visione già nel 2026”. Nel suo intervento Colao individua sei obiettivi, delineando anche le azioni necessarie per raggiungerli, che vedono in primo piano la connettività come diritto, l’approccio cloud fisrt, la sicurezza e la formazione, “confermando e rafforzando le misure del precedente governo”.
Ammodernare ed estendere le infrastrutture digitali su tutto il territorio nazionale
Nel suo intervento Colao ha sottolineato come oggi la copertura Ftth raggiunga poco meno del 34% delle famiglie, con i problemi che non riguardano soltanto l’infrastrutturazione, ma anche il grado di adozione. “Nel 2020 risultano esserci 10 milioni di famiglie italiane, il 39% del totale, che non hanno attivato offerte di accesso ad Internet su rete fissa e oltre 5,5 milioni di famiglie, il 21% del totale, che usufruiscono di servizi Internet su rete fissa ma con velocità inferiore ai 30 Mbps – ha sottolineato il mnistro – In totale, circa 16 milioni di famiglie, il 60% del totale, che non usufruiscono di servizi Internet su rete fissa o non hanno una connessione fissa a banda ultra larga”. Una copertura non uniforme vuol dire aumentare i divari territoriali, ha aggiunto Colao, annunciando l’obiettivo di “Connettere tutti entro il 2026 con connessioni ad altissima velocità, lasciando la libertà agli operatori di scegliere su quali connessioni puntare”. Colao ha poi putato l’attenzione su uno “Sviluppo delle reti 5G pieno: sarebbe economicamente penalizzante e socialmente inaccettabile non poter accedere ai servizi e alle tecnologie. Le diseguaglianze e i divari territoriali – ha proseguito – sono risultate più evidenti durante la pandemia: ammodernare le infrastrutture è un dovere dello Stato, dal nostro punto di vista connettività è un diritto.
Banda ultralarga e rete unica
“La Banda ultralarga è un intervento essenziale per la modernizzazione del Paese e la coesione sociale. Non sono più ammessi ritardi – ha aggiunto Colao – Il 9 marzo è stato annunciato il piano europeo Digital Compass – che pubblichiamo –, con obiettivi ambiziosi che condividiamo pienamente e vogliamo raggiungere con anticipo, connettendo tutti non entro il 2030 ma entro i prossimi cinque anni: a metà gara vogliamo essere nel gruppo di testa della corsa europea”.
“Siamo impegnati a verificare le dimensioni degli investimenti, incrementandoli, con l’obiettivo di recuperare i ritardi”, ha detto Colao, aggiungendo che il Governo sostiene la piena neutralità tecnologica, per garantire la massima copertura indipendentemente dalla tecnologica, arrivando a a un gigabit per secondo ovunque. “Pensiamo a misure che rendano più rapida e agevole la posa delle infrastrutture, e a individuare le iniziative più idonee a sostenere la domanda”. Quanto alla rete unica Colao ha auspicato che “si arrivi nel più breve tempo possibile a una soluzione che consenta la ripresa dell’infrastrutturazione: non possiamo più permetterci attese”. La situazione attuale sulla rete unica “non deve determinare inefficienza, non dobbiamo diventare incapaci di realizzare il piano a causa di questa situazione. Se vogliamo essere in testa al gruppo anche solo perdere un anno non ce lo possiamo permettere. Lavoriamo su un piano B che è spingere su 5G e fwa e favorire aggregazioni commerciali e tecniche in grado di superare l’impasse. Cdp può avere un grande ruolo per arrivare alla copertura al 2026″.
Quanto ai voucher connettività di Fase 2 “siamo alla pre-notifica alla Commissione e ci attiveremo per chiedere alla stessa di dare ulteriore priorità al dossier – ha detto Colao – E peraltro assieme al Mise ne abbiamo già parlato. Per quanto riguarda quelli della Fase 1, da novembre a febbraio ci sono state circa 80mila nuove attivazioni”.
Cogliere le opportunità del cloud computing
Il cloud, ha spiegato Colao, migliora qualità dei servizi, contribuisce alla razionalizzazione dei costi e garantisce più sicurezza. “La commissione Ue ha riconosciuto il valore di questo approccio – ha spiegato il ministro – in un quadro di indipendenza tecnologica europea. Il nostro approccio al Cloud – ha aggiunto – promuove e sostiene lo sviluppo di un mercato europeo, vogliamo che l’Italia si inserisca da protagonista nel progetto europeo Gaia X”.
Per centrare l’obiettivo Il ministero è impegnato in una strategia di introduzione decisa del cloud a livello centrale e locale, contando su un polo strategico nazionale per “consolidare data center dispersi e inefficienti che non garantiscono standard di sicurezza – ha detto il ministro – Accanto al polo strategico nazionale prevediamo di dare flessibilità alle amministrazioni la per usufruire di cloud pubblici e ibridi, con una classificazione dei dati e delle garanzie di sicurezza richiesti”, per un “‘insieme di infrastrutture che diverrà il cuore della Piattaforma Digitale Nazionale Dati”.
“Questi obiettivi ambiziosi saranno efficaci solo se sosterremo le amministrazioni nello sforzo di migrare verso il cloud. Per farlo – spiega il ministro – vogliamo sia sostenerle finanziariamente relativamente ai costi di migrazione, sia immettere capitale umano qualora le amministrazioni non abbiano le risorse per farlo autonomamente, sia accompagnare nel tempo i piani di implementazione che l’esperienza ci insegna sono tanto importanti quanto l’architettura”.
I dati della PA: interoperabilità e utilizzo delle informazioni
L’obiettivo del Pnrr, ha sottolineato Colao, è che i dati della PA siano utilizzati facilmente e nel rispetto di tutte le garanzie. Per questo sarà necessario “Rendere disponibile, aperto e fruibile questo patrimonio, quando è funzionale a servire i bisogni dei cittadini”, puntando con decisione all’interoperabilità dei dati, per “erogare servizi e definire politiche pubbliche che siano realmente orientate ai bisogni dei cittadini, dove la PA è proattiva. I dati aiutano le amministrazioni a prendere decisioni migliori e lo Stato a fare meglio il suo lavoro”. Per arrivare a questi obiettivi sarà importante realizzare un modello di interoperabilità tra amministrazioni, migliorando l’offerta di prodotti e software per la Pa, con una “crescita del mercato aperto e del riuso delle soluzioni migliori. Si tratta – ha aggiunto Colao – di sostenere le amministrazioni nello sforzo di migrare verso il cloud, con risorse finanziarie e capitale umano”.
Sarà fondamentale, ha affermato il ministro nella sua relazione, mettere in campo un’azione semplificatrice di pari passo con la digitalizzazione della PA, ribaltando l’idea di una PA inaccessibile ai cittadini, usando il digitale “per semplificare l’interazione tra cittadino e Pa. Vogliamo assicurare in tempi certi la piena partecipazione dell’Italia all’iniziativa Ue del ‘single digital gateway”, oltre a rafforzare l’identità digitale ed estendere il sistema di pagamenti a tutte le amministrazioni e a tutti i servizi. Tutto questo all’insegna della semplificazione, come sta già avvenendo con la App IO”.
Includere tutti nella transizione digitale
Il piano nazionale di di ripresa e resilienza è secondo il ministro un’occasione preziosa per aumentare l’inclusione di fasce che finora sono state lasciate indietro: “Pensiamo ai cittadini più anziani – spiega Colao – che grazie al digitale potrebbero accedere ai servizi, alle cure e agli affetti. Si tratta di migliorare il percorso digitale degli utenti per realizzare il principio di uguaglianza”.
Il nodo della sicurezza
La transizione digitale deve essere realizzata mettendo in primo piano la sicurezza, rafforzando, ha spiegato il ministro, “la capacità dello stato di difendersi dagli attacchi cibernetici, proteggendo le persone e le infrastrutture”, mantenendosi all’interno del quadro e delle iniziative europee in questo campo, mettendo in piano anche il diritto alla privacy.
Per aumentare le capacità difensive Colao prospetta la piena attuazione della disciplina del perimetro per la sicurezza nazionale cibernetica, potenziando la capacità di risposta e di intervento per gestire i rischi di attacchi cibernetici, grazie anche a nuovo personale e nuove strutture per le investigazioni sul cybercrime, in accordo con le iniziative europee.
Le persone al centro del progetto
“L’aspetto umano delle competenze e della preparazione è importante come quello hardware – ha sottolineato Colao – Si tratta di aumentare le competenze e delle persone della Pa e del privato, investendo sulla formazione. Perché la digitalizzazione non funzionerebbe se non si partisse dai giovani”.
“L’Italia è uno dei paesi con il maggior digital divide, solo il 42% dei cittadini possiede competenze digitali – ha sottolineato il ministro – La mancanza di accesso limita l’eguaglianza sostanziale, ma il digital divide è dovuto anche alla mancanza di competenze. Grazie al servizio civile digitale migliaia di giovani potranno aiutare gli utenti a ottenere le competenze necessarie. Contemporaneamente – aggiunge – pensiamo a rafforzare servizi di facilitazione digitale, come quelli messi in campo da molte realtà del terzo settore, aiutando chi lavora già in tal senso”.
Per spingere sulla cittadinanza digitale Colao propone tre riforme, per mettere a punto una modalità diversa di acquistare beni e servizi informatici privilegiando la rapidità, “la creazione di una struttura di supporto alla transizione digitale distribuita sul territorio – ha detto Colao – che ci è stata chiesta dalle strutture periferiche della PA”, e un piano per il rafforzamento delle competenze nella Pa.
Le collaborazioni con gli altri ministeri: sanità, scuola e impresa
Nella sual relazione Colao ha infine citato tre aree di intervento in cui il suo ministero sta collaborando con altri colleghi del governo su progetti digitali trasversali. Si tratta della sanità, che “la pandemia ha mostrato quanto sia strategica. La telemedicina può aiutare il Servizio sanitario nazionale a gestire le cure in maniera più efficiente e tempestiva – ha detto il ministro – Serve investire di più e accelerare sull’armonizzane del fascicolo sanitario elettronico, con un modello più omogeneo interoperabile”. Quanto alla scuola, si partirà dal potenziamento delle dotazioni informatiche e digitali delle strutture educative e dei docenti nel loro complesso. Ma i ministeri stanno anche studiando misure per potenziare l’educazione informatica e digitale, e il governo punta al “rafforzamento degli Its come via essenziale per la formazione del capitale umano, e a dare impulso alle discipline scientifiche in generale, promuovendo la parità di genere”. Quanto infine alle imprese, il Colao conferma “il piano incentivi 4.0, più specifici interventi in settori strategici come lo spazio. Vogliamo migliorare la connessione tra impresa e ricerca – conclude Colao – valorizzando iniziative come quelle dei Sandbox, ambiti di sperimentazione controllati per permettere i test”. da corrierecomunicazioni.it, di Antonello Salerno