Le commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera hanno approvato un emendamento al decreto Covid che riconosce “alla lavoratrice o al lavoratore che svolge l’attività in modalità agile il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati”. La disconnessione “non può avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi”. Per la PA resta la disciplina dei contratti collettivi.
L’emendamento è in linea con l’orientamento europeo. A gennaio il Parlamento europeo, con una risoluzione, ha chiesto una legge comunitaria che garantisca ai lavoratori il diritto alla disconnessione digitale senza incorrere in ripercussioni negative da parte dei datori di lavoro. Più nello specifico, nell’iniziativa legislativa approvata con 472 voti favorevoli, 126 contrari e 83 astensioni, i deputati hanno esortato la Commissione a elaborare una normativa che consenta ai lavoratori che praticano lo smart working di disconnettersi al di fuori dell’orario di lavoro. La normativa dovrebbe inoltre stabilire requisiti minimi per il telelavoro e fare chiarezza su condizioni e orari di lavoro e sui periodi di riposo.
Intanto si avvicina la deadline della procedura semplificata per il ricorso allo smart working, a fine aprile. Il decreto Sostegni ha previsto una proroga solo per i lavoratori cosiddetti fragili che potranno lavorare in modalità “agile” fino al 30 giugno 2021. L’articolo 15 del provvedimento stabilisce inoltre che quando lo smart working non sia compatibile con le mansioni, e sempre fino al 30 giugno 2021, è possibile assentarsi dal lavoro senza perdere il proprio posto: i giorni di assenza non vengono calcolati nel periodo massimo di malattia, il cosiddetto “periodo di comporto”.