Rete dei comuni sostenibili e indicatori di sostenibilità, su Italia Oggi l’intervista a Valerio Lucciarini De Vincenzi, Presidente della RCS

Di Maria Enrica Rubino

La Rete dei Comuni Sostenibili, nata pochi mesi fa dalla collaborazione tra ALI, Città del Bio e Leganet, ha reso noti nei giorni scorsi i parametri e le modalità con cui verranno applicati per avere, dati alla mano, un metro di misurazione degli effetti delle politiche locali negli ambiti inclusi nell’Agenda 2030. Si tratta di 101 indicatori, quale risultato di uno studio portato a termine dal comitato scientifico dell’associazione.

Presidente Valerio Lucciarini De Vincenzi, perché è così importante avere degli indicatori di sostenibilità?

“I 101 indicatori, frutto del lavoro di studio e analisi del nostro comitato scientifico con la collaborazione di Asvis, sono indispensabili per delineare le materie di competenza delle amministrazioni locali sulle politiche di sostenibilità da adottare nei comuni e con i quali misurare le performance pluriennali. Questi ‘set’ sono, quindi, fondamentali per poter guidare e supportare gli enti affinché siano in linea con i 17 Goals, stabiliti dalle Nazioni Unite e l’Unione Europea, con l’Agenda 2030 e i relativi 12 obiettivi del Benessere equo e sostenibile da raggiungere nel nostro Paese”

Vuole riportarci qualche esempio?

“Si tratta di aspetti che interessano la quotidianità di ogni cittadino e che incidono inevitabilmente sulla qualità della vita. Mi riferisco alle piste ciclabili, alla disponibilità di spazi verdi in città, le colonnine per le auto elettriche, posti negli asili nido, case popolari. E non sono da sottovalutare gli aspetti che riguardano la riqualificazione energetica degli edifici comunali, la soglia di esenzione addizionale Irpef, il consumo di suolo, fino alla raccolta differenziata. Sono 73 gli indicatori calcolabili per tutti i comuni a prescindere dal numero di abitanti, per i comuni capoluogo si aggiungono altri 27 indicatori e uno per i comuni costieri. Vi sono poi gli indicatori di contesto, relativi a tematiche per le quali i comuni non hanno competenza diretta o possono incidere relativamente: occupazione, occupazione femminile, redditi personali, lesività di incidenti stradali, impianti fotovoltaici, qualità dell’aria, sicurezza urbana, livello di istruzione, aziende di settori ad alta tecnologia. Sono solo alcuni esempi di indicatori da monitorare, ma veri punti cardine per realizzare il processo di transizione ecologica”.

Qual è, ad oggi, la tendenza nei piccoli comuni rispetto alle grandi città?

“Vi è una oggettivamente una frammentazione: i comuni più piccoli riscontrano spesso qualche difficoltà nell’organizzazione di politiche che volgono in questa direzione, mentre i comuni più grandi hanno anche gli strumenti per poter intervenire in maniera più veloce e più puntuale per poter raggiungere questi obiettivi”

In che modo la Rete può dare supporto alle realtà locali più piccole o che abbiano riscontrato difficoltà in questo senso?

“La Rete garantisce servizi di formazione sia politica sia tecnica, sulla mobilità, il green public procurement, le infrastrutture digitali, le politiche di parità di genere. A disposizione dei comuni associati vi è anche un help desk di primo livello per supportare i comuni nell’accesso a fondi europei, nazionali e regionali”

In che modo si otterrà un vero cambiamento verso la sostenibilità?

“Per realizzare un profondo cambiamento verso la sostenibilità è fondamentale il coinvolgimento dei territori e dei cittadini”.

 

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