La riforma del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL), attesa ormai da anni per riequilibrare la disciplina a seguito del nuovo Titolo V del 2001 e del nuovo assetto delle Province, entra in una fase decisiva. Il governo, con un suo disegno di legge, dà le gambe alle proposte della Commissione Pajno e all’impegno del Sottosegretario all’Interno Achille Variati nel governo Conte 2. Il nuovo apparato normativo sarà diviso in due capitoli: il primo è appunto una delega al governo, per riscrivere in 9 mesi le regole su fusioni di Comuni, segretari degli enti locali e controlli; la seconda parte ha invece la veste di una legge ordinaria. Quindi nuove regole sulla politica locale nonché un nuovo assetto di Città metropolitane e Province che per superare il caos attuale allinea a cinque anni la durata del mandato di presidenti e consigli e prevede la figura dell’assessore.
Riviste le responsabilità dei sindaci: restano solo quelle politiche del governo del Comune, mentre arriva a 5 mila abitanti la soglia che dà diritto al terzo mandato, possibile in tutti gli Enti locali se uno dei primi due è durato meno di due anni, sei mesi e un giorno per cause diverse dalle dimissioni volontarie. Infine, si supera l’incandidabilità in Parlamento, per i sindaci di Comuni sopra i 20 mila abitanti. Le responsabilità amministrative, dunque, sono in capo ai dirigenti, così da superare la responsabilità spettante sindaci in forza dell’articolo 50 del Testo unico che negli anni ha moltiplicato i procedimenti penali a carico degli amministratori locali per atti su cui non hanno il controllo. Arriva al termine anche l’obbligo di gestione associata delle funzioni per i piccoli Comuni, bocciato a più riprese dalla Corte costituzionale; spazio a piani volontari da definire in 180 giorni anche grazie alla collaborazione delle Regioni.