Il Disegno di legge di Bilancio 2022 approvato dal Governo e che ora approda all’esame del Senato mostra una positiva attenzione nei confronti degli enti locali, Province e Comuni, che, grazie ai diversi interventi previsti, vedono valorizzate le funzioni strategiche di motore degli investimenti pubblici. Dalla viabilità all’ambiente, dalla riqualificazione dei borghi al sostegno per i Comuni in difficoltà, indubbiamente gli Enti locali sono considerati tra i protagonisti di una manovra espansiva e mirata alla crescita economica equilibrata e sostenibile attraverso gli investimenti. Una scelta che condividiamo
Vi è poi un importante passo in avanti rispetto alla considerazione delle responsabilità dei Sindaci e degli amministratori locali con la norma che adegua le indennità (art. 175). Occorre sottolineare che questa norma incide positivamente anche sulle Province, poiché gli emolumenti dei Presidenti sono equiparate a quelli dei sindaci dei comuni capoluogo.
Sebbene dunque la direzione sia corretta, il Disegno di Legge risulta ancora fortemente carente per le Province rispetto a tre questioni dirimenti, su cui chiediamo al Parlamento un deciso intervento di modifica.
Questi i nodi cruciali che l’UPI chiede di affrontare e risolvere:
1. L’incremento, con una dotazione di almeno ulteriori 300 milioni per il primo triennio, del fondo per il finanziamento delle funzioni fondamentali delle Province e delle Città metropolitane previsto dall’articolo 170, perché le risorse, seppure importanti, non sono sufficienti soprattutto per gli anni dal 2022 al 2024 a sanare il divario del comparto causato dalle passate manovre rispetto ai fabbisogni emergenti: a dimostrazione dell’insufficienza delle risorse a disposizione – solo 310 milioni nel primo triennio – si rileva che i risultati dell’aggiornamento dei fabbisogni standard che si sta chiudendo in questi giorni, nonché l’attestata capacità fiscale e la ricognizione dei contributi alla finanza pubblica previsti a legislazione vigente a carico del comparto, fanno emergere una distanza tra le risorse disponibili e quelle necessarie a garantire l’esercizio delle funzioni fondamentali secondo i fabbisogni standard, di oltre 840 milioni per le sole Province.
2. Gli interventi non più rinviabili per consentire alle Province e alle Città metropolitane di dotarsi di personale altamente qualificato – almeno 300 unità – per rafforzare le strutture tecniche delle stazioni uniche appaltanti per la progettazione e realizzazione degli investimenti e per la gestione degli appalti, anche a sostegno dei Comuni del territorio. Si tratta di costruire strutture che siano pienamente in grado di sfruttare con rapidità ed efficienza, tutto il potenziale in termini di rilancio degli investimenti assegnato alle Province e Città metropolitane, sia rispetto ai fondi nazionali che a quelli europei, straordinari e ordinari.
3. L’istituzione di un fondo di almeno 15 milioni annui per tre anni – che il Ddl in esame prevede per i Comuni per 450 milioni (art. 173), ma non per le Province – per sostenere le Province, attualmente 16, in dissesto e predissesto, che scontano ancora dei tagli irragionevoli e insostenibili che sono stati posti a carico di questi enti a partire dal 2014.
da provinceditalia.it