“La povertà non è un crimine”: la conferenza stampa di Alleanza contro la povertà sulle modifiche al reddito di cittadinanza

«Mentre il dibattito pubblico ha creato la metafora del “furbetto” e sepolto la realtà quotidiana di milioni di persone e famiglie povere, l’Alleanza ha deciso di lanciare il suo appello per cambiare la narrazione tossica dei “poveri e fannulloni”», ha dichiarato Roberto Rossini, portavoce dell’Alleanza, durante la conferenza stampa “La povertà non è un crimine” che si è tenuta questa mattina a Roma, presso l’associazione della Stampa Estera in Italia (il video della conferenza è disponibile a questo link).

Durante la conferenza l’Alleanza ha sottolineato, ancora una volta, di come e quanto più che sulle critiche sia fondamentale concentrarsi sulle proposte per migliorare la misura e sostenere una platea più ampia di popolazione che ne ha bisogno.

 

«Non si può ignorare la necessità di una misura nazionale di contrasto alla povertà e il Reddito di Cittadinanza è e deve essere questa misura. La povertà non è una colpa, sarebbe, invece, una colpa della collettività non farsene carico attraverso una pluralità di interventi mirati, dal sostegno economico ai  percorsi di inclusione sociale e lavorativa, che liberino dal bisogno chi la povertà la vive quotidianamente», Maurizio Landini, Segretario Generale della CGIL.

«Il Reddito di Cittadinanza ha dimostrato di avere un ruolo decisivo per contrastare le povertà, come fotografato anche dai recenti dati Istat. La sua introduzione ha dato risultati positivi anche per contrastare le conseguenze sociali della drammatica pandemia da Coronavirus. Il Reddito di Cittadinanza va difeso e migliorato, alla luce dell’esperienza di questi anni.  Non ci stiamo a colpevolizzare i poveri e chiediamo come la politica intende affrontare il fenomeno drammatico della povertà in Italia. Mettere in discussione il RdC sarebbe una tragedia per milioni di persone e per la tenuta sociale del Paese. Occorre, invece, aumentare l’efficacia dello strumento attraverso la modifica della scala di equivalenza, per meglio salvaguardare le famiglie numerose e i minori; la diminuzione degli anni di residenza per gli stranieri; l’investimento nella formazione, strumento fondamentale per l’inserimento lavorativo.   Ci si deve interessare dei giovani disoccupati, dei lavoratori precari, di chi rischia di perdere il posto di lavoro e di chi lavora e ha grandi difficoltà.  Sul tema dei controlli, gli strumenti introdotti hanno dato buoni risultati e vanno rafforzati per prevenire forme di abuso, nel quadro di una svolta epocale nella lotta all’evasione che rappresenta il male assoluto del nostro Paese», Domenico Proietti, segretario Confederale UIL.

«Il reddito di cittadinanza è una conquista sociale che va tutelata e difesa da attacchi pretestuosi che vedono la povertà come una vergogna. È necessario  continuare a considerarlo un continuo work in progress e gli 8 punti proposti dall’Alleanza Contro la Povertà nel suo Position paper sono un ottimo viatico per come immaginiamo dovrebbe essere questo strumento», Andrea Cuccello, segretario confederale CISL.

«La povertà è una delle caratteristiche attraverso cui le disuguaglianze tra i cittadini prendono forma. Il nostro Paese vive una povertà strutturale che si trascina ormai da anni, cresciuta inverosimilmente a causa della pandemia, soprattutto tra bambini e minori, i giovani, le donne e in genere i soggetti fragili come i disabili che hanno un’alta probabilità di accumulare svantaggi e di non riuscire a recuperare. Il Terzo settore svolge un ruolo fondamentale per contribuire a ridurre il disagio di tante persone e per avviare percorsi di reinserimento sociale e lavorativo; un lavoro che deve essere portato avanti in sinergia con enti locali ed istituzioni, e con la messa in campo di risorse e servizi adeguati», Vanessa Pallucchi, portavoce Forum del Terzo Settore.

«È insopportabile dover ascoltare nel nostro Paese, ogni giorno, il rumore di fondo di una guerra senza quartiere ai poveri. Una guerra mossa con le parole troppo spesso da leader politici del tutto inconsapevoli del proprio ruolo nel modellare la narrazione pubblica del disagio di milioni di persone. Si tratta di persone, tantissime donne e migranti, le quali, lungi dall’essere furbi o fannulloni, non trovano rappresentazione adeguata nemmeno nel discorso pubblico se non grazie alle organizzazioni civiche e dunque – di conseguenza – vengono abbandonati da rappresentanze politiche incapaci di esigere diritti in parlamento e con gli atti di governo. ActionAid non appoggia alcuna parte politica, ma esige che i diritti di chi vive nel nostro Paese siano tutelati sempre, con risorse adeguate e anche con un linguaggio rispettoso di ciascuno e della Costituzione. È ora di finirla con l’immagine del percettore di risorse pubbliche dipinto come furbo e fannullone. Ne va della qualità della democrazia nel nostro paese», Marco De Ponte, segretario generale di Action Aid.

«Il dibattito politico in corso ci porta indietro di anni. A quanto pare per alcuni la povertà non è più una condizione sociale involontaria, ma una colpa, uno stigma da adoperare contro qualsiasi misura di sostegno. A nostro avviso la questione non è meramente economica, occorre rafforzare il sistema di welfare sociale territoriale, che negli anni  si è fortemente indebolito. Solo così potremo spezzare le catene della povertà e interromperne la riproduzione sociale, sia dei cittadini italiani, sia degli immigrati, doppiamente esclusi dal RdC e dalle poche misure sociali implementate dai Comuni», Antonio Russo,  Vice Presidente delle Acli Nazionali.

«Venite con noi nei servizi e capirete che povertà e esclusione non meritano questo sfregio. Il ‘governo dei migliori’ è riuscito a scontentare tutti: persone, professionisti, terzo settore, mondo del lavoro, volontariato. Noi che siamo quotidianamente con i più deboli e gli esclusi diciamo chiaro che i poveri sono usati e non aiutati. Basta strumentalizzare il RdC e chi più di altri paga la pandemia e la crisi. Ci sono le nostre proposte, della commissione ministeriale, ci sono le risorse. Mancano la visione e la volontà», Gianmario Gazzi, presidente dell’ordine nazionale degli assistenti sociali.

«Che il reddito di cittadinanza si sia dimostrato un utile strumento di sostegno sociale, soprattutto in questi ultimi due anni di pandemia, è fuor di dubbio. Parimenti, l’esperienza sul campo impone una sua riparametrazione per renderlo ancora più efficace sul versante della lotta alla povertà e dell’inclusione lavorativa, che registrano ancora molteplici carenze da correggere. Come Lega delle Autonomie Locali, siamo favorevoli alla proposta di valutare l’adozione della scala di equivalenza ISEE – sulla scorta del vecchio REI – ma anche e soprattutto alla valorizzazione dei Progetti utili alla collettività, in chiave di opportunità per il Comune e per il beneficiario, inserendo così un valore aggiunto nei percorsi personalizzati di reinserimento lavorativo e sociale», Micaela Fanelli Vice Presidente Nazionale Lega delle Autonomie Locali Italiane.

Precedente

Istat, popolazione in calo. Il nuovo record minimo delle nascite (405 mila) e l’elevato numero di decessi (740 mila) aggravano la dinamica negativa che caratterizza il nostro Paese. Nel 2030 saremo 58 milioni

Successivo

Pnrr. Matteo Ricci: “Meno burocrazia per vincere la sfida, il Sud è decisivo”