FESTIVAL DELLE CITTÀ, la lotta alla povertà passa attraverso una radicale riforma sociale

Nel secondo giorno del Festival delle Città, l’attesissima kermesse indetta da ALI – Autonomie Locali Italiane, il tema della povertà sociale è al centro del dibattito moderato da Giorgia Rombolà, giornalista RAI, che ha discusso di problematiche sociali, legate agli ultimi accadimenti internazionali, insieme a Maurizio Martina, vicedirettore generale della FAO; Dario Nardella, sindaco di Firenze e presidente di Eurocities; Angelo Bonelli, deputato di Europa Verde e Pasquale Gandolfi, presidente della Provincia di Bergamo.

In collegamento da Bruxelles, Nardella ha delineato con accuratezza la condizione di difficoltà e isolamento che colpisce parte della popolazione maggiormente in difficoltà: «Al di là delle forme di assistenza, è necessario puntare sull’autonomia del cittadino. In città è sempre più complesso, si tratta di un mondo stratificato e il lavoro è, in questo senso, la più alta forma di emancipazione e dignità personale. È necessario aumentare le opportunità di lavoro. Perché mi riferisco alle città? Perché in città esiste il problema delle periferie, luoghi nei quali si sviluppa principalmente la povertà. In questo senso si dovrebbe lavorare per promuovere la sussidiarietà e i valori della comunità, così da supportare ancor di più il terzo settore. Poi, dobbiamo affrontare il tema della povertà educativa: c’è una grande ondata di analfabetismo di ritorno, occorre concentrarsi sui giovanissimi, sui più piccoli e promuovere un ascensore sociale.
Di pari passo è fondamentale promuovere differenti forme di reddito sociale,
Infine, c’è un tema che mi è caro, quello della solitudine. Attenzione, perché si può anche non morire di fame, ma chi è solo si ritrova in un contesto di povertà assoluta, purtroppo molto diffusa. Abbiamo il dovere di intensificare interventi di prossimità, intercettare i bisogni di quelle persone che rischiano di cadere nella marginalità sociale. Sono questi i grandi problemi di una città».

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Martina, consapevole della grande importanza del terzo settore, ha provato a tracciare alcune linee guida: «Nel Mezzogiorno ci sono elementi delicati, in particolari contesti, dalla scuola al wellfare, passando per la sicurezza. È fondamentale ripartire dal terzo settore, che a volte assume ancor più importanza del servizio pubblico. Il terzo settore dovrebbe meritare una posizione centrale nella nostra società, perché solo in questo modo riusciremmo a rafforzare il nostro concetto di comunità. Troppo spesso, invece, ci si volta dall’altra parte. Insieme al comparto pubblico, bisogna autopromuoversi e sostenersi a vicenda. Stiamo per entrare in una fase in cui il ceto medio-basso si ritroverà sempre più in difficoltà sociale e alimentare. Bisogna agire per rafforzare le reti di interazione sociale e inventare, magari, nuovi e più duraturi sistemi di wellfare sociale».

La provincia di Bergamo ha sofferto molto, soprattutto durante le prime fasi della pandemia e Gandolfi ce lo ricorda, sottolineando l’importanza di una programmazione mirata al contesto sociale e del lavoro per risalire la china: «Quella di Bergamo è stata la provincia più colpita durante la pandemia. Ha avuto la forza di riprendersi, grazie al lavoro di comunità. Sono stati necessari investimenti strutturali e di transizione ecologica: solo così si cambia la qualità della vita.
Abbiamo registrato la più bassa percentuale di disoccupazione in tutto il Paese e solo lo 0,4% della popolazione percepisce il reddito di cittadinanza ma, nonostante questo, siamo orgogliosi di aver lanciato il progetto “GOL” (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori), che ci permetterà di rafforzare l’inclusione sociale e la rete dei centri per l’impiego, lavorando con attenzione anche sul comparto della formazione».

Gli fa eco Bonelli, che riprende i concetti espressi dai colleghi, sottolineando l’importanza di un irrobustimento dell’economia verde: «Viviamo una situazione drammatica, legata a un’economia di guerra. Con la pandemia e la crisi energetica è sempre più facile cadere in pieno stato di povertà sociale. Per questo è impensabile abbandonare l’idea di costruire impianti di energie rinnovabili, di avere cura degli strati più deboli delle nostre comunità; problemi, per esempio, come la desertificazione non riguardano soltanto il territorio africano.
Bisogna introdurre elementi di dignità sociale. Sulla questione delle energie c’è chi è costretto a chiudere le proprie attività e chi, invece, ha ottenuto dei super profitti e questo è sbagliato e inaccettabile per una società moderna».

Impossibile non pensare al conflitto in Ucraina e Nardella ha le idee chiare su come le grandi forze mondiali dovrebbero agire: «Il conflitto in Ucraina deve cessare. L’Ucraina fa bene a difendersi, ma gli USA e le altre potenze mondiali coinvolte devono lavorare per negoziare la pace, ma non a discapito del popolo ucraino. Occorre lavorare su operazioni diplomatiche. Bisogna protestare, c’è un popolo devastato, per strada si affollano fosse comuni. Questo è un conflitto che ha violato ogni regola del diritto internazionale. Allo stesso modo, occorrerà respingere il popolo russo offensore, permettendo loro di sfruttare corridoi sicuri. Questa violenza insensata deve cessare».

Mentre Martina chiosa auspicando repentini cambi di gestione sociale: «Stiamo affrontando una triplice sfida alla lotta contro la fame: prima la pandemia, poi il conflitto e, infine, col cambiamento climatico. Tutto questo è realtà e questa realtà riguarda chiunque. Cambiano i sistemi agricoli, aumentano i costi ed la lotta per contrastare la fame si fa sempre più ardua, perché rispetto a qualche anno fa c’è stato un incremento della sofferenza dovuta alla fame nel mondo. Dobbiamo fissare bene in mente che il prezzo del pane coincide con il prezzo della vita. L’Italia dovrebbe tornare ad acquisire un ruolo ancor più preminente nella situazione geopolitca globale», Bonelli è consapevole che i fondi del PNRR, se sfruttati a dovere, rappresenterebbero una grande forza per un miglioramento radicale: «Esiste un problema strutturale e uno educativo, che incidono terribilmente sul sistema economico nazionale. Bisogna puntare sui fondi del PNRR per promuovere iniziative in questi settori e provare a migliorare drasticamente la condizione di un mercato del lavoro sempre più traballante».

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