L’Anac ha approvato le Linee Guida che individuano i requisiti che saranno necessari per la qualificazione delle stazioni appaltanti e delle centrali di committenza (delibera la n. 441 del 28 settembre 2022). Il nuovo sistema, infatti diventerà operativo solo all’entrata in vigore della riforma del codice appalti e quindi una volta emanato il decreto legislativo attuativo della legge 78/2022, alla data che sarà indicata in tale provvedimento.
L’Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani) ha espresso da subito rilievi sul provvedimento, ritenendo necessario prevedere “un sistema di qualificazione che possa rappresentare un beneficio e non un aggravio”, nonché tenga conto in concreto “della tipologia dell’intervento, dell’importo dello stesso e delle caratteristiche della stazione appaltante”. Pertanto, in sede di Conferenza Unificata, il 28 settembre u.s., l’Associazione ha presentato il documento che pubblichiamo ed ha sospeso il parere in attesa che venga convocato un tavolo tecnico che esamini, appunto, le richieste dei Comuni e delle Regioni. Infatti, così come i Sindaci in rappresentanza dei Comuni, anche i Governatori, in tale sede, hanno subordinato l’intesa all’attivazione del succitato tavolo tecnico per modificare il provvedimento affinché possa rappresentare un beneficio e non un aggravio procedurale.
“Un sano principio di ragionevolezza e razionalità impone che si eviti di concentrare tutti gli investimenti su poche stazioni appaltanti, ma si riesca a discernere a seconda della tipologia del progetto e dell’importo finanziario, lasciando una gradualità crescente”, si legge nel documento dell’Anci.
“La qualificazione delle Stazioni Appaltanti e CUC – principio fondamentale della riforma del Codice dei Contratti – deve tenere conto dello sforzo già fatto dai Comuni non capoluogo che, a decorrere dal 2015, hanno già costituito Stazioni Uniche Appaltanti attraverso Unioni, Consorzi e Convenzioni per la gestione degli affidamenti di lavori, servizi e forniture. Il sistema proposto infatti, mette a confronto le stazioni Appaltanti e le CUC che chiedono la qualificazione – creando un elenco di amministrazioni in base all’applicazione di algoritmi e di specifici punteggi – ma non contiene la necessaria certezza e trasparenza rispetto al posizionamento delle stesse non consentendo quindi di verificare quali siano gli elementi da migliorare per raggiungere la qualificazione”, osserva l’Associazione dei comuni.
“Infine, non si possono sottacere le forti perplessità sul Protocollo d’intesa PCM-ANAC di dicembre 2021, che – discostandosi dalle indicazioni della norma primaria (art. 38 del Codice, che prevedeva l’emanazione di uno specifico Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM), per definire i requisiti tecnico organizzativi delle stazioni appaltanti e delle centrali di committenza, da adottarsi, su proposta del MIMS-MEF e, di concerto con il Ministro per la Funzione Pubblica, d’intesa con la Conferenza Unificata e sentita l’ANAC – ha affidato direttamente ad ANAC il compito di adottare, sentita la PCM, le richiamate Linee Guida”.
In conclusione, “al fine di non pregiudicare gli interventi inerenti il PNRR/PNC ed i relativi investimenti, si ritiene poi che la qualificazione vada riferita ad importi superiori alle soglie comunitarie previste per lavori e per servizi e forniture, eliminando così il riferimento ai modici importi di cui agli affidamenti diretti (oggi pari a 150.000 per lavori e 139.000 euro per servizi e forniture)”.
Doc_ANCI_LG-Anac_qualSA_28_9_22