Autonomia differenziata. Ricci: “referendum”. La Commissione Ue la boccia: “rischia di aumentare i divari e pesa sui conti pubblici”

«La destra in una seduta fiume notturna ha forzato la mano e approvato l’autonomia differenziata. Prima il premierato, poi il progetto che spacca il Paese. In pochi giorni doppio attacco alla Costituzione. Siamo pronti al referendum e a batterci in tutte le sedi opportune». Così così Matteo Ricci, presidente di ALI e europarlamentare del Partito Democratico, eletto nella Circoscrizione Centro.

«L’attribuzione di competenze aggiuntive alle regioni italiane comporta rischi per la coesione e per le finanze pubbliche». La Commissione europea boccia così l’autonomia differenziata, proprio nel giorno in cui il provvedimento è diventato legge. Nello Staff working document che accompagna le raccomandazioni specifiche per l’Italia e che mercoledì 19 giugno ha portato all’avvio della procedura d’infrazione per deficit eccessivo, l’esecutivo europeo spiega tutte le perplessità sul provvedimento. In un paragrafo dedicato al Mezzogiorno e alle sue potenzialità da «sbloccare», l’esecutivo Ue ricorda brevemente i termini della legge facendo riferimento al testo approvato in Senato a gennaio e al testo che fino all’altro ieri era in discussione alla Camera.

Aumenterebbe anche la complessità istituzionale

«Mentre il disegno di legge attribuisce specifiche prerogative al governo nei negoziati con le regioni – sottolinea Bruxelles – esso non fornisce alcun quadro comune di riferimento per valutare le richieste di competenze aggiuntive da parte delle regioni. Inoltre – si legge ancora nel documento – poiché i LEP (Livelli essenziali di prestazioni) garantiscono solo livelli minimi di servizi e non riguardano tutti i settori, vi sono rischi di ulteriore aumento delle disuguaglianze regionali. L’attribuzione di poteri aggiuntivi alle regioni in modo differenziato aumenterebbe anche la complessità istituzionale, con il rischio di maggiori costi sia per le finanze pubbliche che per il settore privato».

La preoccupazione per il divario tra il Mezzogiorno e le regioni del Nord

La preoccupazione per le disparità regionali tra Centro-nord e Mezzogiorno torna più volte nel rapporto della Commissione che sottolinea ripetutamente la persistenza dei divari a più livelli, motivo per cui – afferma – «resta cruciale accelerare l’implementazione dei programmi della politica di coesione di regioni e ministeri, insieme ad rafforzamento della capacità amministrativa, a livello nazionale e soprattutto a livello territoriale». A fine 2023 in Italia la spesa effettiva dei fondi strutturali 2021-2027 era inferiore all’1% su un totale di 42,2 miliardi di risorse del Fesr e del Fse+.

CE-Raccomandazioni specifiche per l’Italia-ST-11142-2023-REV-1_it

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