STATI GENERALI DELLA BELLEZZA 2024, essere “Capitali della cultura”: un modello virtuoso

Il secondo panel organizzato durante il giorno di chiusura degli Stati Generali della Bellezza 2024 di Cuneo ha catalizzato l’attenzione di tutti i partecipanti su un tema tanto importante, quanto a volte sottostimato, ossia quello delle “Capitali della Cultura: un titolo in evoluzione”. Ai microfoni Salvatore Adduce (già presidente della Fondazione Matera-Basilicata 2019), Rossella Tarantino (panel Capitale della Cultura, Commissione UE), Michele Guerra (sindaco di Parma), Elena Piastra (presidente ALI Piemonte, sindaca di Settimo Torinese) e Marco Marinuzzi (Project Manager Nova Gorica – Gorizia Capitale europea della cultura 2025), moderati da Francesca Velani (direttrice Cultura e Sviluppo sostenibile di Promo Pa).

Adduce è lucido e sempre puntuale nell’inquadrare la situazione: «Voglio trasferire un sentimento, lanciare una sfida come amministratore: voglio rivendicare la valenza politica di questo progetto su cui una comunità decide di investire e stabilire una nuova frontiera, una scelta di destinazione, che non può essere trattata come una distrazione. E questa deve essere un’ambizione sia nazionale, che europea. ALI potrà rivendicare di essere l’interlocutore principale di questa vicenda di tutte le comunità», lasciando a Tarantino il tempo di scendere nel dettaglio, per spiegare l’esigenza di nuove metodologie di saper fare politica locale: «È interessante il processo che porta a sfide non solo locali, ma che hanno valore per molte città europee. Il cambiamento ecologico è cultura; lavorare sulla produzione orizzontale tra cittadini e artisti; rinforzare il rapporto tra uomo e gestione della natura. Bisogna ragionare sulla cura del turismo. Dopo Matera, l’informazione nazionale ha iniziato a ragionare su questa dimensione delle Capitali della cultura ed è necessario saper ragionare sull’Italia contemporanea, perché queste Capitali rappresentano vetrine importanti per politiche inclusive e generazionali. Bisogna puntare anche sulle nuove tecnologie per capire come cambiare le modalità di poter fare cultura».

Così Guerra racconta l’esperienza “sul campo” della città di Parma: «Il finanziamento che viene dato dall’Europa alle Capitali della cultura dimostra che l’investimento sulla cultura paga. Così cresce un territorio e Parma è un esempio di questo effetto moltiplicatore. Bisogna avere la capacità di capire quali sono le specificità sulle quali scommettere sul territorio, dalle politiche giovanili al wellfare, allo sviluppo delle infrastrutture. Ma ricordiamoci che si tratta in primis di un andamento mentale. La cultura non deve essere confinata solo a quello che si pensa in generale, ma ci si deve focalizzare sugli strumenti più alla portata e in grado di apportare effetti anche immediati. La grande eredità di capitale della cultura di Parma e stata disseminare questa eredità sui diversi settori del Comune».

E mentre Piastra non ha dubbi sul percorso ideologico da seguire per valorizzare l’identità civica e costruire un modello politico funzionale: «La scelta di usare il termine “cultura” fuori dagli schemi è potente, al di là della concezione culturale generale che abbiamo nel nostro Paese. Portiamo l’identità dei nostri popoli, delle città: questa identità è rappresentata da approcci culturali molto specifici nei territori. Il percorso di capitale della cultura si porta dietro la pianificazione politica e culturale di una città: c’è bisogno di un percorso lungo, perché bisogna costruire l’idea di un modello. Non è vero che la cultura ha a che fare solo con l’arte, perché al suo fianco c’è un percorso altrettanto forte, che non deve essere messo da parte dalle iniziative politiche e si tratta del riscatto culturale di identificazione civica dei nostri concittadini», Marinuzzi chiude il panel con un’analoga esperienza dalla realtà di Nova Gorica: «Siamo la prima capitale della cultura presentata da due città. Bisogna raggiungere una nuova consapevolezza su cosa voglia dire e significa cultura come supporto di evoluzione sociale».

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