STATI GENERALI DELLA BELLEZZA 2024, l’equilibrio tra bellezza e dialogo in difesa del patrimonio

Gli Stati Generali della Bellezza 2024 di Cuneo si chiudono con una intensa discussione sulla dicotomia politica tra pubblico e privato, concentrata nel panel “Bellezza e dialogo pubblico-privato”. Hanno partecipato Bibiana Chierchia (presidente ALI Molise), Luigi Massa (sindaco di Offida), Domenico Volpe (presidente ALI Campania, Sindaco di Bellizzi), Samuele Tedesco (assessore alla Cultura di Aosta), Simone Franceschi (presidente ALI Liguria, Sindaco di Vobbia) e Davide Giove (presidenza nazionale ARCI), diretti da Giovanna Barni (presidente di Legacoop Cultura).

L’incipit di Chierchia porta alla luce una splendida realtà molisana: «Mi preme parlare di bellezza come compartecipazione nei processi in parte minima o in assoluta. In Molise è nata una cooperativa che lavora su progetti locali e aree interne, che sta portando le biblioteche in paesi di poche centinaia di abitanti. Questa cooperativa ha contribuito  alla nascita di una piccola casa editrice che sta raccogliendo le narrazioni delle storie locali, delle leggende e sta realizzando una vera e propria collana editoriale. Bellezza è coraggio e compartecipazione pubblico-privato. Cito anche tutto il lavoro sui murales fatti a Campobasso…» ed è una spinta per le dichiarazioni di Massa, che punta l’attenzione sulle discrasie tra piccole e grandi realtà: «É un momento fondamentale di opportunità per tutti. Se si parla di realtà concreta di sviluppo delle grandi città, si deve parlare anche della spina dorsale della nostra capacità attrattiva turistica, ossia delle piccole città, dei borghi e dei territori considerati come “minori”. Altrimenti temo che tra qualche anno, al di là di alcune belle cose che stiamo realizzando, anche in questo settore, senza percorsi di cooperazione, avremo tutti più problemi e difficoltà. Mi auguro che attraverso il lavoro collettivo, si riuscirà a rinsaldare il lavoro anche di quelle realtà che provano a dar forma al futuro della popolazione più giovane. Rimaniamo più resilienti e attrattivi».

Breve ma puntualissimo l’intervento di Volpe: «Se non cambia l’approccio politico-culturale di una sinistra statalista e di una destra corporativa, non riusciremo mai a valorizzare il nostro patrimonio artistico. Le nostre città hanno un enorme patrimonio abbandonato. Bisogna tutelare i sindaci e le loro responsabilità» e così Tedesco si allinea sulla stessa direttrice politica e amministrativa: «Si parte da un doppio cambio di paradigma: il primo riguarda il concetto di dialogo, perché a volte noi amministratori tendiamo a confondere il dialogo con la popolazione come promozione, in realtà la comunicazione necessita di una risposta, perchè bisogna abbracciare il dialogo in tutta la sua pienezza, nell’amore di chi ama i propri territori. Il secondo paradigma coinvolge il privato profit e non profit: si deve passare da un’operazione di produzione passiva a una che coinvolga i cittadini».

Infine, Franceschi ritorna sul concetto di compartecipazione per rafforzare la gestione nei piccoli Comuni: «I piccoli Comuni sono un esempio di partenariato. E a volte, a loro insaputa, sono precursori di questo partenariato, come partecipazione da cui viene lo stimolo giusto per permettere a questi territori di vivere. Questa partecipazione che viene dal basso è anche bellezza, è la nostra cultura: non credo in Europa ci siano Paesi in cui con il volontariato si svolga un lavoro così intenso. L’Italia è il Bel Paese anche per l’esistenza delle sue comunità» e Giove conclude il dibattito includendo i criteri di co-programmazione e co-progettazione: «Con la riforma del terzo settore, al netto delle sensibilità più diffuse, il tema della cultura e della bellezza sono al margine della programmazione. Cultura significa anche funzione, possibilità di interazione per le autonomie locali. Bisogna dare a tutti gli attori in campo il proprio ruolo. Abbiamo molti strumenti a disposizione, ciascuno deve fare ciò per cui è nato, di aderire ciascuno alla propria politica. Solo così i risultati saranno adeguati: con la co-programmazione e co-progettazione, condivisione di questi due aspetti, dire cosa serve a una comunità e rispondere alle esigenze sociali con la cultura e la bellezza. Solo con la bellezza si rispetta il dettato costituzionale».

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