L’istituto della Vigilanza Collaborativa messo in campo dall’Anac trova sempre più diffusione e apprezzamento fra le stazioni appaltanti.
Viene applicato ai contratti pubblici di maggiore rilievo, su richiesta della stazione appaltante, al fine di garantire il corretto funzionamento della procedura di affidamento e prevenire infiltrazioni criminali.
Il ruolo e l’importanza di tale “best practice” sono stati al centro di un convegno organizzato recentemente dall’Anac.
Nelle slide pubblicate, predisposte dal Dirigente Ilario Sorrentino che pubblichiamo, è possibile conoscere più approfonditamente la tipologia dell’istituto, che offre collaudati vantaggi.
Queste le caratteristiche alla base della vigilanza collaborativa:
1) Le verifiche e i controlli sono più efficaci se sono messi in pratica con un approccio “olistico” attraverso la collaborazione e lo scambio di informazioni e dati da parte di tutte le istituzioni coinvolte nei controlli.
2) È utile adottare un modello di “supervisione e controlli collaborativi” che oltre a mirare a prevenire l’insorgenza dell’illegalità, consente eventualmente di intervenire tempestivamente con i correttivi necessari per permettere la realizzazione dei lavori nei tempi previsti.
3) L’interazione con i soggetti che effettuano i controlli e verificano la legittimità delle procedure può avvenire anche con modalità orientate al problem solving, ovvero attraverso la richiesta di pareri e indicazioni che anticipino l’eventuale insorgere di scorrettezze, non conformità, illegalità.
4) Un tale approccio consente inoltre di ottenere la fiducia dell’ente controllato che non si sente “sotto esame”, ma piuttosto supportato dal meccanismo di controllo.
da anticorruzione.it