Il 6 settembre scorso sul sito web di ALI abbiamo pubblicato il testo di un appello contro la cd. “legge Calderoli” (L. 86/2024) che si propone di dare attuazione all’autonomia differenziata con gravi distorsioni rispetto al dettato costituzionale. Quell’appello era stato sottoscritto da poco di più di cento docenti di diritto costituzionale, tra i quali ex presidenti e giudici della Corte costituzionale, ed autorevoli studiosi di diritto.
Dopo due settimane e quando si sono presentate con grande successo le firme raccolte per il referendum contro la legge sull’autonomia differenziata quelle firme sono raddoppiate ed ora sono più di duecento in rappresentanza di quasi tutte le Università italiane.
La stragrande maggioranza dei costituzionalisti si pronuncia contro una legge che si autodefinisce di attuazione della Costituzione ma che in realtà stravolge i contenuti della Carta.
Richiamiamo sinteticamente i punti essenziali delle contestazioni sollevate dall’appello dei costituzionalisti.
- La legge Calderoli si apre con alcuni principi, definiti come “generali” mostrando di intenderla come regola e non come un’eccezione così come vuole l’art. 116 della Costituzione.
- “L’autonomia differenziata” dovrebbe essere realizzata con atto del Parlamento a maggioranza assoluta. Invece la l. n. 86/24, capovolge quei ruoli e conferisce al Governo un peso preponderante nella definizione dell’intesa con le singole Regioni.
- Secondo Costituzione la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali (LEP) spetta al legislatore statale, La legge Calderoli invece, non solo ha attribuito ad atti del Governo la fissazione dei LEP, attraverso decreti delegati e atti amministrativi.
- È del tutto assente una puntuale e complessiva valutazione dei costi dell’autonomia differenziata. Il calcolo dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali comporterà inevitabilmente lo stanziamento di un ammontare molto consistente di risorse per il loro finanziamento. Questa operazione è sin qui rimasta lettera morta e priva di una seria valutazione sul suo impatto sul livello complessivo della spesa pubblica.
- Una definizione inappropriata dei LEP rischia di accentuare il divario tra Regioni ricche e Regioni povere, in assenza di meccanismi seri di perequazione.
- L’equilibrio economico e finanziario è essenziale e i principi di perequazione previsti dall’art.119 Costituzione vanno rispettati come principi fondamentali.
- Un’autonomia regionale è autenticamente realizzata solo sulla base dei principi di solidarietà e di leale collaborazione.
- I diritti civili, sociali e politici devono avere una disciplina uniforme su tutto il territorio nazionale. Sono possibili differenziazioni ulteriori rispetto a quelle già esistenti ma solo se strettamente legate alle specifiche caratteristiche ed esigenze dei singoli territori senza mettere a rischio il principio di unità della Repubblica.