FESTIVAL DELLE CITTÀ 2024, Giuliano Amato tra difesa della Costituzione e il futuro della democrazia

Giurista costituzionalista e docente di diritto costituzionale comparato all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” per oltre venti anni, giudice della Corte Costituzionale, due volte presidente del Consiglio, ministro per le riforme istituzionali e ministro del tesoro, oggi presidente emerito della Corte Costituzionale. Giuliano Amato non ha bisogno di presentazioni: in campo politico è un’istituzione. Ed è ospite della seconda giornata della VI edizione del Festival delle Città, l’attesissima kermesse organizzata da ALI – Autonomie Locali Italiane, che si è svolta a Roma, presso i meravigliosi locali di Villa Altieri, in viale Alessandro Manzoni, con lo speech “Nella crisi delle democrazie la nostra Costituzione è una preziosa matrice di unità fra gli italiani, da non lacerare”.

«Chi realizzò il Green Deal non era un pazzo ideologo. Le misure incluse richiedono sacrifici, rinunce e dialogo con i cittadini, per condividere e far capire, nonché portare aggiustamenti. Ma nessuno ha fatto nulla, si aspettavano che le riforme arrivassero, che qualcuno facesse qualcosa, fino a quando la politica ha fatto marcia indietro. Senza una democrazia partecipata, i leader non combinano niente e questo con il cambiamento climatico non ce lo possiamo permettere. Bisogna arrivare a ciò che serve, convincendo la gente.

Voglio fornire tre buone ragioni che contrastano la riforma proposta. C’è un pericoloso depotenziamento del capo dello Stato: è giusto potenziare il presidente del consiglio, depotenziando il capo dello Stato? Secondo: la riforma fa promesse che non mantiene, come attribuire ai cittadini, sottraendole ai partiti, le scelte della formazione del Governo…e non è così.  Terzo motivo, di cui non se ne parla mai: il voto italiano all’estero, quasi sei milioni di voti, dati così, è un numero limitato nel pool di coloro che vengono eletti. Di questo aspetto non se ne parla mai, ma se ne dovrà parlare se questa riforma passerà.
Ora la mia domanda è: oggi faremmo bene o male a dividere gli italiani sulla costituzione con il referendum? Il contesto di oggi è quello di una politica che tende sempre più alle radicalizzazioni, a dipingere l’avversario come il nemico del popolo, a scavare nelle differenze che diventano distanze, alla messa in dubbio della coesione sociale. In questa prospettiva, con la politica capace di recuperare prospettive diverse, tra tutte le cose che possono unire gli italiani, c’è la Costituzione. Gli italiani hanno rifiutato già in passato riforme rilevanti, da qualunque sponda politica, ma oggi si fanno le cose solo per dimostrare che l’altro ha torto e questo è davvero pericoloso. Siamo di fronte a cambiamenti epocali, che esigeranno unità. Se pensassimo al futuro e non al presente, modifichiamola anche la Costituzione, ma modifichiamola lì dove non si spaccherà l’Italia».

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