FESTIVAL DELLE CITTÀ 2024, le grandi sfide del Green New Deal Europeo

La seconda giornata della VI edizione del Festival delle Città, l’attesissima kermesse organizzata da ALI – Autonomie Locali Italiane, che si è svolta a Roma, presso i meravigliosi locali di Villa Altieri, in viale Alessandro Manzoni, si apre con un panel molto partecipato, incentrato su “Il Futuro del Green New Deal Europeo, dalle città alle aree interne”. Tanti i relatori: Enrico Giovannini (presidente ASVIS), Sabrina Alfonsi (assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti di Roma Capitale), Marialuisa Forte (sindaca di Campobasso), Giovanna Cepparello  (assessora alla Mobilità sostenibile e Ambiente del Comune di Livorno), Michele Guerra (sindaco di Parma), Chiara Foglietta (assessora della Città di Torino), Patrizia Valli (responsabile Sicurezza, Ambiente e Sostenibilità Liquigas), Fabrizio Iaccarino (responsabile Affari Istituzionali Italia – ENEL) e Michele Fina (senatore della Repubblica).

A Enrico Giovannini il compito di introdurre il discorso, oggi più che mai davvero delicato: «Il mondo privato ha capito la potenzialità del Green Deal. Non è un piano ambientalista. E noi non lo abbiamo ancora capito, forse perché non lo abbiamo ancora studiato come dovremmo. Se si impone alle aziende europee una serie di obblighi e standard fissi sulla rendicontazione per la sostenibilità e si crea la Carbon Tax di frontiera, sarebbe una rivoluzione assoluta per il sistema produttivo europeo. Se vuoi entrare e restare sul mercato europeo, devi cambiare le regole. Come arriviamo alla completa decarbonizzazione nel 2050?
Anche le amministrazioni, se vogliono contribuire a tutto ciò, devono muoversi in fretta. Le imprese premieranno amministrazioni locali con visione proiettata al futuro. Proiettarsi al futuro, vuol dire salvare noi stessi».

«Servono politiche urbane che riguardano da vicino i cittadini. La lotta per la decarbonizzazione è strettamente legata a quella per il cambiamento climatico e allo smaltimento dei rifiuti. Si tratta di una questione di economia circolare, che tocca da vicino tanti altri ambiti, come uno studio ravvicinato sulla qualità e lo sviluppo sostenibile sul cibo, sull’agricoltura e l’efficentamento energetico», incalza Sabrina Alfonsi, mentre Marialuisa Forte racconta la sua esperienza da amministratrice del Comune di Campobasso: «Occorre innalzare la qualità della vita dei cittadini. In merito al Green Deal europeo a Campobasso stiamo lavorando per il local green deal, per aiutare il pubblico e il privato a raggiungere le zero emissioni. Oltre a fronteggiare una crisi climatica incombente, abbiamo operato per proteggere le azioni dalle isole di calore, lavorando con il fotovoltaico, senza dimenticare la volontà di rendere autonome le comunità energetiche rinnovabili locali, a iniziare dagli edifici pubblici più frequentati, come scuole, centri sociali e case di riposo. L’obiettivo è unire la sostenibilità alle esigenze urbanistiche».

Giovanna Cepparello punta l’attenzione sulla questione ideologica: «Le sfide più difficili che gli amministratori locali incontrano – come la mobilità, i rifiuti, e così via – sono quelle che riguardano il Green New Deal ed è necessario creare consenso tra i cittadini: e questo significa deideologizzare certi temi. La narrazione secondo la quale il singolo cittadino non può fare niente per migliorare l’ecosistema della propria città è una narrazione tossica. Parlare delle cose serve molto…»

Il sindaco Guerra conosce bene la frontiera a cui Parma ambisce: «Parma sta affrontando un piano che vede dentro realtà pubbliche e molte private, che hanno già fatto percorsi di sostenibilità importanti. Nelle nove città italiane che partecipano alla missione, Parma con Firenze hanno già avuto l’ok dalla Commissione europea. L’Europa guarda molto a quello che stanno facendo le città e queste occasioni che abbiamo devono essere sfruttate per mostrare di ambire all’avanguardia.  Il patto climatico delle città è un patto anche con i cittadini, per creare maggior consapevolezza, soprattutto con le generazioni giovani», così anche Chiara Foglietta prosegue un discorso che punta forte sull’evidenza di un nesso culturale: «Torino ha un futuro al passo con la transizione ecologica. C’è ancora molto da fare, bisogna lavorare molto a livello culturale e cercare di darci man forte tra noi amministratori locali. Siamo una città che si scontra contro un piano nazionale trasporti fermo al 2012 e in questo senso non appaiono grandi prospettive. Ma se le città sono il cuore e il motore dell’Europa, bisogna imparare a fare più autocritica, perché se vuole guardare al futuro, questo Paese deve guardare alla sostenbilità, alle grandi infrastrutture».

Nel cuore del dibattito, due interventi tecnici. Il primo è di Patrizia Valli: «Liquigas si occupa della distribuzione di carburante gassoso facilmente trasportabile e, quindi, in grado di permettere una spinta sul tema del rinnovamento energetico. Nessuno di noi vuole che l’Italia vada avanti a due velocità. Oltre ai combustibili fossili, guardiamo anche alla qualità dell’aria. Ci stiamo muovendo verso i biocombustibili e Liquigas sta investendo molte risorse in ricerca e sviluppo. Siamo consapevoli che per una transizione giusta ed equa ci sarà bisogno di un mix di risorse, che sappiano colmare le esigenze della comunità nazionale», a cui segue da Fabrizio Iaccarino: «La sfida della sostenibilità si articola su tre dimensioni: sociale, ambientale ed economica, e si realizza attraverso un’alleanza virtuosa tra istituzioni nazionali e locali, cittadini e imprese. Enel, leader mondiale nel settore delle energie rinnovabili, guida la transizione energetica nel nostro Paese, investendo nelle reti e nella generazione di energia green. Oltre il 75% dell’energia elettrica prodotta dal Gruppo in Italia proviene da fonti rinnovabili. L’infrastruttura di distribuzione è fondamentale per questo processo di transizione: essa accoglie la nuova capacità rinnovabile, proveniente sia dai grandi impianti sia dalla sempre più diffusa generazione distribuita, e richiede quindi significativi interventi. Nel triennio 2024-2026, Enel investirà circa 4 miliardi di euro all’anno per rendere le reti di distribuzione ancora più resilienti, in grado quindi di affrontare gli effetti del cambiamento climatico, e sempre più digitalizzate».

In conclusione, Michele Fina, che usa parole chiare, ma a cui bisogna prestare particolare attenzione: «Non rispetteremo le scadenze del New Green Deal, che si sappia. Dobbiamo osservare con attenzione quanto siano cresciute in Europa alcune forze estreme e oggi si registra una certa resistenza a tutti questi temi di cui parliamo. Non tanto negazionista, ma una frenata che ci fa perdere continuamente tempo. Siamo un Paese gravato dal costo dell’energie e aumenta ancora di più il solco delle disuguaglianze. Siamo un Paese privo di leggi sul clima. Questo è il tempo in cui alcune torsioni sovraniste e autoritarie meritano una risposta, per salvaguardare una certa dimensione democratica e di pace e sostenere la politica di sostenibilità. Restituiamo un senso a queste missioni che ci appartengono».

Precedente

FESTIVAL DELLE CITTÀ 2024, bilancio, riforme e istituzioni: come puntare alla crescita sulla spinta delle autonomie

Successivo

FESTIVAL DELLE CITTÀ 2024, la masterclass civica e politica di Roberto Gualtieri