Censurati i due pilastri della legge Calderoli per l’autonomia differenziata: la cessione alle regioni di tutte le materie previste nel Titolo V, l’esclusione del Parlamento sui Lep. La Corte costituzionale riconosce ampiamente le motivazioni dei ricorsi presentati dalle Regioni e le ragioni dello schieramento per il referendum di cui ALI è stata promotrice. Afferma che non si possono trasferire intere materie o ambiti di materie, ma solo specifiche funzioni legislative e amministrative giustificandole in relazione alla singola regione e in base al principio di sussidiarietà. Così come riconosce la limitazione del ruolo del Parlamento nella definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e l’illegittimità del ricorso al DPCM per individuarli. Prevede la possibilità per le Camere di emendare le intese ridando centralità al Parlamento e fa saltare l’escamotage del governo di dividere tra materie LEP e non LEP. La clausola di “invarianza finanziaria” viene contraddetta: l’individuazione, tramite compartecipazioni al gettito di tributi per finanziare le funzioni per la Corte “dovra” avvenire non sulla base della spesa storica, bensì “prendendo a riferimento costi e fabbisogni standard […] liberando risorse da mantenere in capo allo Stato per la copertura delle spese che restano comunque a carico dello stesso”.
Nella stessa giornata di ieri, nell’Università “La Sapienza”, si è svolto un convegno sull’ammissibilità del referendum. Rilanciamo il resoconto pubblicato dal quotidiano “il Manifesto”.
Autonomia differenziata, Comunicato stampa Corte costituzionale
Autonomia, costituzionalisti in campo per l’ammissibilità del referendum. Resoconto convegno