PNRR e PNC. Nelle città metropolitane 3 miliardi di investimenti nel 2024. I dati dell’Ifel presentati nel forum Perspective Smart City di Napoli

Il Pnrr e i fondi della politica di coesione trainano gli investimenti dei comuni e delle città metropolitane nel 2024. Con Milano e Roma in testa nella classifica per valori assoluti (rispettivamente 546 e 522 milioni) e Venezia e Bologna in quella degli importi pro capite (703 e 638 euro).

Nel complesso, su 20 miliardi totali di investimenti stimati a fine 2024 per il comparto comunale, tre miliardi interesseranno i capoluoghi delle 14 città metropolitane (Milano, Roma, Napoli, Genova, Bologna, Torino, Venezia, Palermo, Firenze, Bari, Catania, Reggio Calabria, Cagliari e Messina).

Rispetto al 2017, anno nero degli investimenti comunali, che ha visto la spesa in conto capitale del comparto precipitare ai minimi da 40 anni, il rimbalzo previsto a fine 2024 sarà del 141% e del 152% per i 14 comuni capoluogo di città metropolitane che sul digitale risulteranno assegnatarie di finanziamenti Pnrr per 85,3 milioni sulla Missione M1C1 (Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella p.a.) su un totale di 1,8 miliardi per il comparto.

Milano si porterà a casa la fetta maggiore di risorse digital con 15,8 milioni, seguita da Napoli con 10 milioni e Roma con 8,8. Sempre restando nell’ambito della Missione 1, la componente C3, che riguarda Turismo e Cultura 4.0 e per tutti i comuni italiani vale 1,27 miliardi, porterà in dote alle 14 città metropolitane 257 milioni, di cui 238 milioni in capo a Roma Capitale.

È quanto emerge dai dati dell’Ifel presentati a Napoli nel corso del forum Perspective Smart City, che si chiude oggi. Un risultato dovuto a un mix di fattori tra cui l’iniezione di liquidità immessa nel sistema dai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Piano nazionale complementare (Pnc), il superamento del Patto di stabilità interno, la semplificazione delle procedure di gara e la rendicontazione delle spese della politica di coesione 2014-2020.

Con il volume “Città rigenerative”, che pubblichiamo, IFEL e l’Associazione Mecenate 90 ETS mettono a fuoco anche i temi più rilevanti degli investimenti in rigenerazione urbana in alcuni Comuni italiani.

La ricerca, a partire dalla disamina dell’impegno della Fondazione per la rigenerazione urbana, approfondisce il quadro degli investimenti sulla rigenerazione urbana nel PNRR, passando per il tema dell’innovazione amministrativa e innovazione sociale collegati al tema.

Infine, la ricerca illustra le esperienze fatte da un gruppo di Comuni e si conclude con interessanti spunti di analisi riflessione sulla sostenibilità degli interventi di rigenerazione urbana.

Un mare di risorse Ue

Secondo le analisi dell’Ufficio Studi e Statistiche Territoriali di Ifel, i comuni italiani avranno a disposizione tra risorse Pnrr/Pnc e quelle derivanti dai fondi strutturali europei e Fondo di sviluppo e coesione qualcosa come 65,63 miliardi di euro tra il 2021 e il 2027. Si tratta di 10,48 miliardi di euro in media all’anno, un dato che è pari al 64% degli investimenti comunali del 2023.

“Ci troveremo nei prossimi 10 anni di fronte a risorse sempre più strutturali e meno congiunturali che sottendono a un ripensamento della finanza pubblica nazionale, ma altresì del sistema economico nostrano, a partire dalle politiche industriali”, ha osservato il direttore di Ifel Pierciro Galeone.

I dati dell’Ifel 

L’indagine dell’Ifel evidenzia come ai soli capoluoghi delle 14 città metropolitane italiane nel 2023 faccia capo un quinto dei 16,3 miliardi di euro di investimenti comunali complessivi (18%).

“Questi dati ci dicono due cose”, ha spiegato il presidente di Ifel e sindaco di Novara, Alessandro Canelli. “Primo, che i comuni sono il livello di governo più pronto a cogliere ogni occasione per investire in favore delle loro comunità e le istituzioni italiane ed europee devono tenerne conto per il futuro”.

Il secondo insegnamento che se ne trae, ha proseguito Canelli, “è che nei prossimi anni dobbiamo trasformare le infrastrutture e gli immobili in servizi per la qualità della vita urbana e abbiamo davanti un potenziale ostacolo: i vincoli alla spesa corrente che rappresenta una risorsa necessaria per far sì che le opere entrino in esercizio. Il Pnrr non serve per aumentare un patrimonio pubblico inerte ma per far crescere il Pil e il benessere”.

da ItaliaOggi, di Francesco Cerisano

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