
Il 2024 è stato l’anno in cui Labsus ha festeggiato il primo decennio di amministrazione condivisa. Che cosa è successo in questi dieci anni? Oltre 300 comuni in tutta Italia hanno adottato il proprio Regolamento. Oltre 8 mila patti di collaborazione stipulati tra amministrazione pubblica e società civile organizzata hanno tracciato una traiettoria sempre più radicata e legittimata del “fare insieme”.
Dal 2015 ad oggi, nove Rapporti Labsus prima di questo ultimo che pubblichiamo hanno cercato di fotografare l’andamento dell’amministrazione condivisa dei beni comuni in Italia. Quest’anno il Rapporto, oltre a fare il punto su come sta andando, si pone l’obiettivo di comprendere meglio, prima ancora che misurare, gli effetti che l’amministrazione condivisa dei beni comuni genera su territori e comunità. Labsus si è chiesto cosa ci sia dietro a queste comunità che da nord a sud del territorio nazionale si attivano per prendersi cura di quello che comunemente definiamo “verde”. Sia che si tratti di verde urbano o extraurbano, di vicinato o a parco, di orti comunitari o aree naturali, i “patti sul verde” coinvolgono centinaia di persone in tutta Italia e interessano aree di dimensioni a volte anche estese, al punto da fare emergere nei diversi territori geografie, talvolta inedite, di un’Italia con un potenziale di risorsa ambientale diffusa più rilevante di quel che si pensa.
Labsus afferma che queste pratiche non sono relegate a semplice manutenzione del verde pubblico. La portata della mobilitazione civica nella cura del patrimonio ambientale, nelle sue diverse forme, le colloca in un altro quadro di senso ovvero quello di pratiche orientate a rigenerare e rinvigorire l’equilibrio ecologico dei territori, rinsaldando le relazioni all’interno delle comunità. Si rileva che i patti stanno producendo un cambiamento: un effetto diretto su quei beni (materiali, immateriali e digitali) che vengono tutelati come beni comuni e sulle (condizioni di vita delle) persone che prendono parte alle azioni di cura, innescando anche ricadute indirette su comunità e istituzioni locali nei territori coinvolti. Un cambiamento che nel Rapporto 2024 si inizia a descrivere attraverso analisi quantitative e qualitative, contributi teorici multidisciplinari, valutazioni e riflessioni che attingono dall’esperienza quotidiana di cittadini attivi e amministrazioni pubbliche impegnate nella cura condivisa dei beni comuni.