
La Commissione Europea nella valutazione aggiornata dei Piani nazionali energia e clima (Pniec) fotografa uno scenario incoraggiante, con l’Unione Europea sulla buona strada per ridurre le emissioni nette di gas serra del 54% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, avvicinandosi così all’obiettivo del -55% fissato dalla Legge europea sul clima. Un percorso che però per molti Paesi è ancora tutto o quasi da percorrere e che per il momento è classificato alla voce buone intenzioni.
Secondo Bruxelles, il calo delle emissioni – già scese del 37% rispetto al 1990 – è compatibile con una crescita economica del 70%, segno che la transizione verde può procedere di pari passo con lo sviluppo. L’Italia è criticata soprattutto su trasporti e edilizia.
La piena attuazione delle misure previste è condizione indispensabile per centrare l’obiettivo, e molti Stati devono ancora colmare ritardi strutturali. La Commissione riconosce i progressi fatti, ma richiama gli Stati membri a trasformare le proiezioni in realtà concrete.
Permangono importanti divari tra i Paesi e, secondo Bruxelles, questo elemento non deve essere sottovalutato. “La valutazione della Commissione sui Piani nazionali energia e clima mostra che l’Europa può raggiungere gli obiettivi climatici, a patto che gli Stati membri non tornino indietro sulle politiche annunciate. La transizione va a velocità differenti nei vari Paesi dell’Unione e in Italia permangono significativi ritardi nei settori trasporti e residenziale”, commenta Francesca Bellisai, analista politiche Ue e governance di ECCO, il think tank italiano per il clima.
A livello europeo, i settori disciplinati dal regolamento Effort Sharing (trasporti, edifici, agricoltura, rifiuti) sono sulla strada per una riduzione delle emissioni del 38%, poco sotto il -40% richiesto. Restano gap significativi nel comparto LULUCF (uso del suolo e foreste) e sul fronte dell’efficienza energetica, con un deficit di oltre 30 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio rispetto ai target Ue.
Sul fronte delle rinnovabili, due terzi degli Stati membri hanno alzato i propri obiettivi, e la media Ue si avvicina al 42,5%, con un divario residuo dell’1,5%. Cruciale sarà però l’investimento in infrastrutture: Paesi come Italia, Spagna e Francia sono ancora lontani dall’obiettivo del 15% di interconnessione elettrica previsto per il 2030. La Commissione sollecita più investimenti in rete e capacità transfrontaliera (mancano all’appello 32 GW a livello UE).