L’84% degli italiani ha paura del “clima impazzito”. Si chiama eco-ansia ed è un termine coniato nel 2011 da Albrecht Glenn per descrivere quella sensazione di preoccupazione e timore per il futuro che congela qualsiasi aspettativa. A confermare questo trend è il 57° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese che stima un’ampia platea di cittadini che temono gli effetti futuri del cambiamento climatico e degli eventi climatici sempre più estremi che colpiscono la penisola e che non hanno più un carattere eccezionale.
I forti temporali che determinano nubifragi o vere e proprie alluvioni, come accaduto di recente in Toscana, così come l’intensa siccità che favorisce incendi diffusi, che hanno provocato ingenti danni soprattutto nel Meridione, non sono solo situazioni critiche in chiave ambientale, ma hanno ripercussioni evidenti nelle persone, soprattutto nei giovani.
Il 73,4% dei cittadini, inoltre, teme che i problemi strutturali irrisolti del nostro Paese provocheranno nei prossimi anni una crisi economica e sociale grave con povertà diffusa e violenza. Sempre per il 73% degli italiani gli sconvolgimenti globali sottoporranno l’Italia alla pressione di flussi migratori sempre più intensi e non saremo in grado di gestire l’arrivo di milioni di persone in fuga dalle guerre o per effetto del cambiamento climatico (i cosiddetti ‘migranti climatici’ ndr), il 53,1% ha paura che il colossale debito pubblico provocherà il collasso finanziario dello Stato.
Il ritorno della guerra alle porte dell’Europa ha suscitato nuovi allarmi: il 59,9% degli italiani ha paura che scoppierà un conflitto mondiale che coinvolgerà anche l’Italia, per il 59,2% il nostro Paese non è in grado di proteggersi da attacchi terroristici di matrice jihadista, il 49,9% pensa che l’Italia non sarà capace di difendersi militarmente se aggredita da un Paese nemico, per il 38,2% nella società sta crescendo l’avversione verso gli ebrei.
Anche il welfare del futuro instilla nell’immaginario collettivo grandi preoccupazioni: il 73,8% degli italiani ha paura che negli anni a venire non ci sarà un numero sufficiente di lavoratori per pagare le pensioni e il 69,2% pensa che non tutti potranno curarsi, perché la sanità pubblica non riuscirà a garantire prestazioni adeguate. Sono scenari ipotetici che paralizzano invece di mobilitare risorse per la ricerca di soluzioni efficaci e generano l’inerzia dei sonnambuli dinanzi alla complessità delle sfide che la società contemporanea è chiamata ad affrontare.
CENSIS Sintesi-Considerazioni generali 2023