Enti locali, Ali Lombardia: “I sindaci lombardi dicono no a 47 milioni di tagli: lasciateci lavorare per i nostri cittadini”

Il Presidente ALI Lombardia Lorenzo Radice: «Non chiediamo ci siano date risorse aggiuntive, che pure servirebbero, ma almeno lasciateci quelle attuali»  

 Ali Lombardia aggiunge la sua voce a quelle dei sindaci della Regione e a quelli di altre parti d’Italia che stanno chiedendo al Governo, scrivendo di proprio pugno o votando nei consigli comunali appositi ordini del giorno, di non procedere con il taglio delle risorse ai Comuni previste nello schema di decreto ministeriale. Lo schema quantifica in 200 milioni di euro annui per cinque anni il contributo complessivo dei Comuni alla finanza pubblica.  Di questa somma, stando alle previsioni, ben 47 milioni di tagli, per il solo 2024, impatterebbero sui Comuni lombardi, quindi, concretamente, sui servizi e le prestazioni per i loro cittadini.

 «Queste risorse sono necessarie, anzi vitali per la tenuta del Titolo I dei nostri bilanci e dell’equilibrio contabile dei nostri Enti -afferma Lorenzo Radice, presidente di ALI Lombardia e sindaco di Legnano. Non chiediamo al Governo che ci siano date risorse aggiuntive, che pure servirebbero, ma almeno che quelle attuali, essenziali per finanziare la Spesa Corrente, quella che impatta più direttamente in termini di servizi e prestazioni sulla cittadinanza, non siano ridotte, così come prevede il Piano dei tagli. Un’altra opzione è che ci siano concessi margini di flessibilità nella redazione dei bilanci per i prossimi 5 anni, come l’uso dell’avanzo per la spesa sociale o la riduzione percentuale di accantonamenti FCDE per consentirci di fronteggiare lo scenario drammatico che questi tagli comporteranno nel quinquennio e che questi stessi tagli non si applichino già a partire dall’anno in corso. In caso contrario, ed è un’ipotesi che non vorremmo mai prendere in considerazione, saremo costretti a tagliare servizi essenziali e aumentare le tariffe gravando così, inevitabilmente, sui cittadini».

 ALI Lombardia ha deciso quindi di sostenere la lettera che sta trovando adesioni numerose tra i sindaci lombardi (già oltre 100 le adesioni dopo un solo giorno) e che verrà indirizzata ai ministri dell’Economia e delle Finanze Giorgetti e dell’Interno Piantedosi, nella quale si ricorda come la spesa corrente sia stata già ridotta per i Comuni da diversi anni a questa parte, arrivando ai limiti della sopportabilità, e come il reperimento di risorse, anno dopo anno, per coprire costi sociali crescenti stia diventando sempre più difficile. Un ulteriore taglio comporterebbe quindi, inevitabilmente, ricadute che i primi cittadini, in quanto responsabili delle comunità amministrate, non considerano più sostenibili.

 Al Governo i sindaci lombardi chiedono di poter  garantire i servizi in essere, come è stato fatto con grandi sacrifici negli ultimi anni, e lo chiedono alla luce di uno scenario inedito, quello originatosi a seguito dell’emergenza pandemica e che ha visto i Comuni intercettare e mettere a terra le risorse a valere sui fondi PNRR. In questi ultimi anni, infatti, i Comuni hanno affrontato investimenti sulle proprie strutture (scuole, palestre, centri civici e sportivi, ecc.) consapevoli che non avrebbero avuto risorse aggiuntive per la gestione di nuovi servizi e che avrebbero dovuto organizzare i bilanci per essere pronti, dal 2026, ad affrontare una nuova sfida: erogare più servizi senza incremento della spesa corrente. Ma a complicare il quadro, dal 2020 a oggi, per le amministrazioni comunali, sono intervenuti diverse criticità da gestire: un’inflazione galoppante e un incremento dei prezzi per le materie energetiche; gli aumenti contrattuali dovuti al personale comunale e a quello delle cooperative sociali che assicurano gran parte dei servizi sociali, educativi e assistenziali nei sistemi di welfare delle comunità locali e, ultimo ma non meno importante, l’esplosione della spesa sociale nei nostri Comuni, complici l’invecchiamento della popolazione, la crescita della non autosufficienza e, soprattutto, l’infragilimento delle reti familiari, da cui consegue un aumento del carico per servizi di educativa scolastica e per la protezione dei minori. Voci, queste, che stanno drenando dai bilanci risorse impensabili fino a qualche anno fa.

«Insomma -conclude Radice- siamo di fronte a una vera e propria emergenza educativa e socioassistenziale che si sta riversando sui nostri Enti, i cui bilanci, già adesso, sono oltre il limite della capacità di assorbire ulteriori incrementi di domanda -e di conseguente spesa. Abbiamo accettato tutto questo, dal 2020 a oggi, e responsabilmente lo abbiamo affrontato anche chiedendo attenzione e ricevendo, in alcuni recenti passaggi, risposte e fondi specifici dal Governo per affrontare le fasi più acute della crisi e degli incrementi di costi che hanno dimostrato coi fatti l’attenzione Istituzionale verso gli Enti Locali più prossimi alla cittadinanza e ai suoi bisogni concreti. Da qui discende l’assoluta necessità di non procedere a ulteriori tagli a quella che è la carne viva delle nostre comunità. Solo così gli investimenti che i Comuni stanno attuando attraverso il PNRR faranno veramente ripartire la Lombardia e l’Italia. Diversamente rischieremo di trovarci tante opere nuove di zecca che risulteranno “scatole vuote” dentro le quali non potremo dare i servizi attesi dai cittadini».

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