FESTIVAL DELLE CITTÀ 2024, bilancio, riforme e istituzioni: come puntare alla crescita sulla spinta delle autonomie

La terza giornata della VI edizione del Festival delle Città, organizzato da ALI – Autonomie Locali Italiane, che si è svolta a Roma, presso i meravigliosi locali di Villa Altieri, in viale Alessandro Manzoni, si è aperta con un panel densissimo di interventi, incentrato su “La spinta delle autonomie per la crescita”, a cui hanno partecipato Pierpaolo Bombardieri (segretario generale UIL), Pier Paolo Baretta (assessore al bilancio del Comune di Napoli), Silvia Scozzese (assessora al bilancio del Comune di Roma), Massimo Bruno (Chief External Relations Officer FiberCop), Eugenio Giani (presidente Regione Toscana), Michele Lissia (sindaco di Pavia) e Sandra Savino (sottosegretaria al Ministero dell’economia).

L’incipit spetta a Bombardieri «Abbiamo un sistema economico che rischia di andare in fibrillazione anche per una dichiarazione di un ministro, ed è una cosa sulla quale fare una riflessione. Per quello che riguarda la situazione, è chiaro che il piano strutturale di bilancio risponde ad alcune indicazioni che la commissione ha già mandato, secondo noi non risponde a tutte le indicazioni, perché in quelle indicazioni che arrivano da Bruxelles ci vengono richiesti alcuni interventi strutturali di riforme, soprattutto in ambito fiscale. Lì c’è scritto per esempio che la flat tax non va bene, che i condoni non vanno bene…
È chiaro che il piano strutturale di bilancio che prepara la manovra ha come al solito due scelte: o tagliare o trovare nuove entrate. Se tu tagli, abbiamo registrato negli ultimi anni, è chiaro che tagli dove puoi tagliare. L’anno scorso è stato fatto un taglio sulla rivalutazione delle pensioni, oltre una certa cifra, spesso si taglia sugli enti locali, sul trasporto pubblico locale, sulla sanità. Il tema che dovremmo affrontare è dove possiamo prendere ulteriori risorse.

Secondo me la dichiarazione di Giorgetti è una dichiarazione di buon senso, sono assolutamente d’accordo, poi possiamo fare una disquisizione se c’è l’extra tassa o l’extra profitto, però, in un momento così complicato, su una traiettoria a cinque anni, dove bisogna recuperare delle risorse, io penso che sia necessario che in questo Paese ognuno dia un contributo. Poi, aggiungo, lavoratori dipendenti e pensionati hanno già dato…magari bisognerebbe andare a prendere i soldi dove ci sono. Noi insistiamo su questo.

È innegabile che nel corso degli ultimi anni le aziende che hanno raggiunto grandi profitti e grandi utili in alcuni settori sono sotto gli occhi di tutti, le big Phrma durante il periodo del COVID, hanno aumentato il prezzo dei vaccini al secondo della necessità dei Paesi di spesa sociale, le aziende che si occupa di energia e le banche. Noi pensiamo che questo sia una strada. Addirittura ieri ho provato anche a sollecitare il Governo perché nelle indicazioni che la commissione da sottolinea che forse c’è qualcosa da rifare sul catasto, però questo è un argomento esplosivo e non se ne parla ovviamente.

Chiudo dicendo che c’è una grande preoccupazione per quello che riguarda persone che noi rappresentiamo in modo diretto: nel settore pubblico noi siamo in fase di contrattazione i soldi che sono stati messi a disposizione per ora non bastano, per quello che ci riguarda perché c’è da recuperare la perdita del potere di acquisto del 16% e quindi i soldi secondo noi sono pochi, e nel settore privato c’è grandissima preoccupazione, tant’è che il 18 ottobre c’è uno sciopero generale settore dell’automotive, non solo per l’automotive Stellantis, ma per quello che può avvenire dal punto di vista industriale di questo paese. Noi continuiamo a dire che servono a scelte chiare per affrontare politiche industriali e politiche di transizione che in questo momento noi ancora non vediamo».

Le parole di Baretta mettono in luce un certo pessimsmo, insieme a idee chiare e tuili per risollevare la situazione   «Siamo reduci da un taglio alla finanziaria che ha avuto una certa conseguenza.  Ma il problema non sono i tagli in sé, per i quali Giorgetti avrà tempo per cambiare idea, ma  una serie di vincoli sulla gestione dei bilanci e qui bisogna avere fiducia negli amministratori locali. Il Governo non ha soldi, almeno ci fosse un atteggiamento positivo che riduca i vincoli consenta ai Comuni di autogestirsi già con risorse scarse e in un ottica di autoresponsabilità. Emergeranno invece una serie di vincoli, soprattutto in merito agli investimenti riguardo il PNRR e una cosa che si sta ignorando sono i costi indiretti del PNRR. La situazione non è affatto rosea e il problema politico e strategico è che non si investe sui Comuni. I Comuni sono considerati marginali alle dinamiche economiche e  questo è un grave problema di politica economica.

Stiamo studiando un cambio di mentalità. Il problema turistico a Napoli oggi è di invasione pura e non siamo abituati a questa situazione. È necessario un ripensamento complessivo della finanza locale, alla luce del cambiamento strutturale che le città stanno intraprendendo. Le città sono soggetti economici ma possono migliorarsi solo se hanno un volano economico equilibrato e intelligente sul quale affidarsi».

Così, anche Scozzese continua sulla stessa linea del collega, entrando di netto nel dettaglio su certe dinamiche tecniche riguardanti il funzionamento del bilancio locale: «L’FCDE  è un elemento di crisi che riguarda già una visione di venti anni fa: ci chiamò Bruxelles e  ci disse che stavamo facendo soffrire il sistema economico, con la richiesta di riequilibrare il sistema finanziario locale con quello generale. Oggi siamo in una situazione in cui chiediamo risorse al sistema economico locale, che sono in larga parte destinate ad assicurare questa forma di garanzia, però non visto nella gestione ordinaria ma nel peso del passato, che è molto rilevante. Siamo un Comune che non ha nessun problema di cassa o di pagamenti e abbiamo recuperato il 70% della capacità di riscossione, ma il lavoro che l’amministrazione Gualtieri fa oggi non incide sul fatto che buona parte di queste entrate, che potrebbero sostenere servizi ed economia, si calcolano solo per garantirlo in teoria, non attuale, pratica. Ecco il termometro di come è fatto oggi un bilancio, ma oggi forse è tempo di rivedere gli elementi del bilancio, insieme a quelli delle entrate, se vogliamo trovare equilibrio, bisogna lavorare su elementi giuridici e finanziari, per chiedere sostegno finanziario al Governo. Allora lancio una proposta: perchè non rìvalutiamo le politiche locali in base al pil locale, come si fa in prospettiva con quello nazionale?

Manca una revisione della riforma che dia le responsabilità agli attori che intervengono in questo sistema dei micro pagamenti e della coattiva, ma non è allineato con le esigenze locali, ecco il perchè dei ritardi nei riscontri fiscali della riscossione coattiva. Non c’è una visione organica di regole e strumenti necessari per questo sistema. Oggi in termini reali vogliamo incominciare a parlare delle risorse disponibili per i Comuni? Ecco qual è l’emergenza, altrimenti continueremo a fare bilanci sempre più slegati dalla realtà e dalle esigenze dei cittadini. Bisogna metterci in condizione di lavorare realmente con investimenti, servizi e regole».

Bruno è netto e conciso sugli obiettivi di FiberBop: «FiberCop è fortemente impegnata nella posa della fibra ottica e punta a un rapporto di partnership con gli enti locali, per contribuire alla crescita economica del territorio, fornendo le infrastrutture necessarie al tessuto industriale e turistico. Essenziali, a questo scopo, sono la semplificazione delle procedure autorizzatorie, le agevolazioni sul piano amministrativo e gli accordi con gli enti locali per la definizione dei percorsi di copertura» e Giani torna a far luce sulla questione essenziale che riguarda la cooperazione tra settore pubblico e privato: «C’è un forte intervento pubblico, perché ci sono delle politiche pubbliche che hanno bisogno di investimenti. Se vediamo il bilancio dei Comuni, vediamo che quello delle utiliies, in confronto a quello nostro è tre-quattro volte più grande. Instaurare una sinergia con i privati è molto importante. Noi dobbiamo aprirci a questo mondo, perchè sono strade virtuose verso investimenti importanti. Poi quando vado davanti alla Corte dei Conti, mi si dice di eliminare il più possibile le società partecipate e io mi domando se a questo punto si ha la reale dimensione della situazione. Abbiamo bisogno di un legislatore molto più aperto, anche per tenere un sistema di sanità pubblico, che è il nostro orgoglio e non ci rendiamo conto di quanto è prezioso. Ecco perché sulla sanità vanno messe più risorse. Poi, anche nel sistema di assistenza agli anziani, va aumentata la prevenzione strutturale. Ma il cittadino ha paura che il sistema sanitario venga indebolito da una mancanza di risorse. In una sinergia accurata con il privato, dobbiamo assicurare gli interventi necessari».

«In questi anni i Comuni hanno bisogno di reinventarsi. Noi, per esempio, abbiamo le scuole dell’infanzia, che appena per una è stata chiesta la statalizzazione, le famiglie imbastiscono una “rivoluzione”. Questo ci assorbe un 15% delle risorse che , altresì, potremmo dedicare agli uffici tecnici o in parte nella polizia locale, invece non possiamo farlo, perchè abbiamo un problema politico e sociale grave per la nostra scuola, perché o si statalizza il sistema e si sollevano gli assessori all’istruzione di un tale fardello, oppure si pensa ai trasferimenti, per compensare quella quota investita, utilizzato parametri standard…», ha dichiarato un energico Lissia, per poi incalzare: «Qual è il problema delle autonomia? Se mi danno un incarico o un ruolo da svolgere, questo deve essere accompagnato da risorse adeguate. Poi, altro punto, la disponibilità di risorse per gli investimenti: se si aumenta la portata degli stessi senza criterio, non va bene, bisogna concepire questi investimenti infrastrutturali, di cui siamo carenti, in modo responsabile e concepiti per essere il più funzionali possibili.

Noi siamo per affidare più poteri ai primi cittadini, perchè in loro i cittadini si riconoscono. Noi siamo per l’autonomia, in funzione del principio di sussidiarietà dell’art. 118 della Costituzione, noi siamo per l’autonomia, per garantire più poteri ai primi cittadini, perché sono il primo presidio e corredarli delle risorse necessarie, perché se questo non si fa, le funzioni accessorie non sono accessibili».

Il panel si chiude, poi, con un intervento da remoto di Savino, che recupera i concetti espressi dai relatori precedneti, condensandoli in un pensiero dai connotati istituzionali: «Oggi più che mai, gli enti locali rappresentano un presidio fondamentale per il funzionamento dello Stato, perché veri protagonisti della trasformazione e del rilancio del tessuto economico e sociale del Paese. Il mio impegno è stato quello di creare un ponte tra le istituzioni locali e il governo centrale, affinchè le esigenze dei cittadini possano trovare risposte concrete. Oggi ci troviamo di fronte a una sfida epocale, la riforma del testo unico degli enti locali, una riforma che non può essere considerata non solo come un intervento tecnico, ma deve diventare un progetto politico ampio. Si tratta di un percorso di innovazione. Ma come possiamo rafforzare il legame tra lo Stato centrale e gli enti locali, garantendo che le riforme legislative siano allineate con le esigenze del territorio? Come possiamo agevolare una maggiore efficienza, senza rinunciare a dare risposte ai bisogni immediati dei cittadini? La risposta sta nella sinergia tra tutti i livelli di governo e il nostro impegno deve essere quello di superare le divisioni ideologiche e amministrative, per promuovere una cooperazioni istituzionale, che dia forza all’intero sistema-Paese.

Gli enti locali non possono essere relegati a un ruolo di semplice esecutore di politiche decise altrove, ma devono essere attori protagonisti, in grado di influenzare le scelte strategiche e co-creare soluzioni innovative per lo sviluppo. Solo con una visione condivisa possiamo costruire un Paese più resiliente e preparato alle sfide globali economiche, sociali e ambientali. Gli enti locali hanno dimostrato una straordinaria capacità di resistenza e reattività, ma ora è il momento di pensare in grande. Il rilancio del tessuto economico italiano non può prescindere dall’attuazione di politiche pubbliche che mettano al centro i territori e le perone. Il PNRR rappresenta un’opportunità senza precedenti, ma sarà cruciale che le risorse vengano utilizzate con intelligenza e con una visione a lungo termine. Siamo chiamati a compiere delle scelte che determineranno il futuro dell’intero Paese».

 

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