Brutte notizie per i Comuni, ma soprattutto per i cittadini con la Legge di bilancio nazionale. Quanto emerge dal testo approvato dal Consiglio dei Ministri è una miscela esplosiva di tagli e blocco del turnover al 75% (in pratica ogni 4 dipendenti in uscita I comuni potranno sostituirne solo 3) che renderanno difficile continuare a erogare i servizi che i cittadini chiedono a chi amministra le città e i comuni italiani.
«Le misure approvate dal Governo, se saranno confermate dal Parlamento, arriveranno infatti dopo i tagli ai bilanci dei comuni già effettuati nel corso dell’estate 2024, e impatteranno attraverso altri tagli alla spesa per investimenti (circa 3 miliardi nei prossimi 5 anni) e con meccanismi di taglio e accantonamento delle risorse della parte corrente per altri 2 miliardi nel quinquennio. Viene infatti introdotto un meccanismo in cui si impone ai comuni di mettere da parte ogni anni diverse centinaia di milioni (da 130 del 2025 fino ai 440 milioni del 2029) per finanziare investimenti l’anno successivo, che è come dire: non solo vi tagliamo le risorse, ma quelle che avete dovete accantonarle per spenderle (forse) domani, come vi diciamo noi. Altro che autonomia differenziata, stiamo assistendo a un’indifferenza autonomizzata da parte di un Governo che non ascolta il grido di dolore che si alza dalla voce di 8.000 sindaci e sindache di tutti i colori politici, tanto sui tagli, quanto sul turnover», dichiara Lorenzo Radice, sindaco di Legnano e Presidente di ALI Lombardia, associazione delle Autonomie Locali Italiane.
I tagli alla spesa corrente sono quelli che più preoccupano chi amministra le città oggi: si tratta di quelle risorse con cui i comuni pagano stipendi, manutenzioni, servizi di ogni genere ai cittadini, che oggi vengono ulteriormente tagliate o che vien chiesto di accantonare per futuri investimenti, in un periodo storico in cui i costi sono aumentati per l’inflazione, per i rinnovi dei contratti di lavoro e per la crescita drammatica dei bisogni sociali, primi tra tutti quelli per i minori e per l’assistenza educativa scolastica dei bambini con disabilità.
ALI Lombardia apprezza l’incremento dei fondi per i minori in comunità (+100 milioni per 3 anni) e anche l’incremento del Fondo di Solidarietà Comunale. Ma questi rischiano di essere un pannicello caldo di fronte alla portata dei tagli che i cittadini vedranno abbattersi sui loro comuni.
L’associazione ribadisce quindi che questo approccio è insensato, non solo perché ne faranno le spese i cittadini e i territori, ma anche perché i Comuni italiani in questi anni hanno già dato un ampio contributo alla riduzione della spesa dello Stato, passando dal pesare oltre l’8% al 6% del costo complessivo della pubblica amministrazione.
«Tagliano non a noi, ma ai nostri cittadini, una molteplicità di fondi che i comuni usano per finanziare progetti di opere tipo abbattimento barriere architettoniche, efficientamenti di scuole, impianti sportivi e stabili comunali, opere per l’assetto idrogeologico, per la mobilità e così via. Questo peggiorerà la qualità della vita nelle nostre città, dalle Alpi alla Sicilia. Inoltre i tagli alla spesa corrente renderanno ancora più insostenibile la gestione delle manutenzioni di questi immobili e del territorio», incalza Radice.
Luisa Salvatori, sindaca di Sindaca Vizzolo Predabissi, evidenzia un problema in più per i piccoli comuni: “I servizi sociali impattano fortemente nei bilanci dei piccoli comuni che devono utilizzare i fondi sul titolo 1. Significa che per noi questi servizi valgono il 50% del bilancio. Sono difficoltà insormontabili per i cittadini di ogni età che necessitano di aiuto. Per i sindaci dei piccoli comuni manovre come questa sono fonte di grande preoccupazione”.
«Quando noi sindaci parliamo di servizi che questa legge di bilancio taglierà peggiorando la vita dei cittadini, penso all’effetto che il turnover limitato al 75% avrà su un tema a cui tutti siamo ormai molto sensibili: la sicurezza urbana. Per ogni 4 uscite (pensionamenti, mobilità , ecc.) rischiamo di avere solo 3 persone in organico. Concretamente cosa significa? Significa smontare e rifare i piani assunzionali triennali proprio mentre siamo al picco delle uscite per pensionamento dei baby boomers e soprattutto significa ignorare che il turnover più alto è nei comandi di polizia locale. Meno agenti in pianta organica significa meno pattuglie sul territorio; meno controlli; meno sicurezza. Chi risponderà di questo ai cittadini che ci chiedono più presenza, più controlli e più sicurezza? Un comportamento incomprensibile, non solo sul tema della sicurezza, in cui prima ci chiedono uno sforzo straordinario per i progetti del PNRR e ora ci tolgono la possibilità di avere professionisti che possano seguirli, in un contesto in cui trovare personale per la PA è già molto complicato. Ci vengono chiesti investimenti importanti per il contrasto al dissesto idrogeologico, la messa in sicurezza delle scuole, opere per la mobilità e nel contempo ci sottraggono risorse per garantire la manutenzione ordinaria», rimarca Alberto Rossi sindaco di Seregno.
«Di fronte a questo scenario grave e pesante, come Lega delle autonomie Locali-Ali Lombardia, lo diciamo chiaro: il governo deve fermarsi e trovare le risorse senza sottrarle ai Comuni, che hanno già dato tanto al risanamento della finanza del Paese e che anche in occasione dei progetti finanziati con il PNRR stanno dimostrando di usare i fondi nei tempi e bene, producendo opere e progetti che fanno da volano per la crescita e lo sviluppo delle comunità locali. Come ALI Lombardia porteremo in tutte le sedi opportune la protesta di noi sindaci che a causa di queste scelte governative rischiamo di non poter più garantire servizi essenziali per i nostri cittadini, ai quali non mancheremo di far conoscere la situazione e i responsabili di queste scelte. Non mancheremo mai nemmeno di affiancare alla protesta la proposta: per questo ribadiamo al Ministro Giorgetti di ascoltare la voce di 260 sindaci lombardi che l’estate scorsa hanno chiesto di prendere in considerazione almeno la possibilità di sbloccare una quota parte del Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità», sottolinea Radice.
Si tratta di un fondo che i comuni hanno ma non possono usare, generato dall’accantonamento obbligatorio di una percentuale di multe, sanzioni e altre entrate che – se rimesso in gioco almeno nei prossimi cinque anni – permetterebbe ai Comuni di tirare un parziale respiro di sollievo per affrontare in modo sostenibile questa ulteriore dura prova del nuovo patto di stabilità.
La conclusione è una sola. Radice sintetizza: «I Comuni sono il volto prossimo dell’amministrazione pubblica, l’ente a cui i cittadini si rivolgono per ottenere una cura ottimale del luogo dove vivono e delle possibilità di viverlo al meglio. Fare cassa sui Comuni, da parte dello stato centrale, è davvero una pratica che dovremmo abbandonare per sempre. Cosa che anche questa volta non è successa».