Lo scorso 18 novembre il consiglio europeo ha dato il via libera a un’ulteriore richiesta di modifica del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) presentata dal governo italiano. Così come la precedente, anche questa revisione è passata abbastanza inosservata agli occhi dell’opinione pubblica. Anche perché sia le istituzioni europee (complici le trattative per il rinnovo della commissione) sia il governo italiano hanno tenuto un bassissimo profilo sul punto.
D’altronde l’esecutivo Meloni ha sempre adottato una comunicazione rassicurante sul tema, affermando come fosse tutto sotto controllo e che anzi l’Italia fosse uno dei paesi più avanti nell’attuazione del proprio Pnrr. In realtà si è visto che le cose non stanno proprio così. Al di là delle dichiarazioni di rito, è evidente che la necessità di rimettere mano al Pnrr sia un ulteriore indicatore delle difficoltà che il nostro paese sta incontrando nell’attuazione del piano.
Un altro indicatore è la mancanza di dati riguardanti la spesa sostenuta per i singoli progetti. Informazioni di questo tipo aiuterebbero a comprendere lo stato degli interventi e individuare eventuali criticità. Una lacuna che Openpolis denuncia ormai da anni e per cui ha presentato una specifica richiesta di accesso generalizzato agli atti (Foia). Purtroppo ha ricevuto una risposta interlocutoria a questa istanza. Una scelta politica tesa e non rendere troppo evidenti i ritardi.
L’ennesima modifica del Pnrr si rende quindi necessaria per agevolare il più possibile il conseguimento degli obiettivi, andando ad “alleggerire” in molti casi i vincoli previsti. Ciò a detrimento di quelle che erano le ambizioni iniziali del piano.
Rilanciamo un’analisi un’analisi di #OpenPNRR.