SALUTE E MORTALITÀ. SECONDA ONDATA

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L’allarme suscitato dall’incremento dei nuovi casi di Covid-19 suggerisce di guardare più da vicino i dati recenti sull’epidemia per l’Italia. Allarghiamo lo sguardo a tutto il 2020, per comprendere meglio quali possono essere le tendenze dell’immediato futuro. I dati di queste settimane sui tamponi positivi sono poco confrontabili con quelli della prima parte dell’anno, perché la capacità del sistema sanitario di cogliere anche i positivi asintomatici si è fortemente accresciuta. Anche i dati generali sui ricoverati con sintomi dipendono fortemente dall’evoluzione delle terapie di contrasto all’epidemia. Ben confrontabili sono invece i dati sui ricoverati in terapia intensiva, perché in rianimazione finiscono – ieri come oggi – i casi più gravi, quelli che hanno bisogno di assistenza continua e di ausili respiratori.

All’11 ottobre i ricoverati in rianimazione positivi al Covid-19 in Italia sono 420. Colpisce la rapidità della crescita: il numero era praticamente azzerato a inizio agosto, e da allora è costantemente aumentato, raddoppiando ogni tre settimane: 50 ricoverati in terapia intensiva al 10 agosto, 100 a fine agosto, 200 il 20 settembre, più di 400 l’11 ottobre. Se questo ritmo di crescita esponenziale non si attenuerà, i 1.000 ricoverati Covid-19 in rianimazione in Italia verranno superati il 10 novembre e i 3.000 il 10 dicembre, lo stesso livello del 10 aprile (Figura 1). Questa volta, però, questi ricoverati non saranno più concentrati in poche provincie della Lombardia e del Nord, ma diffusi in tutta la penisola, anche nelle regioni con sistemi sanitari più fragili, con pochi posti in rianimazione.

Purtroppo non sono numeri di fantasia. Incrementi del tutto simili dei pazienti in rianimazione si sono verificati in Italia nel primo trimestre dell’anno. Come è accaduto – proprio in queste settimane – in molte regioni della Francia, della Spagna, della Germania e del Regno Unito. L’Europa ha perso una grande occasione, quella di stroncare l’epidemia durante l’estate, quando grazie ai lockdown i casi erano ridotti ai minimi termini. Come sono riusciti a fare paesi come la Cina, Taiwan e la Nuova Zelanda, ora praticamente liberi dal Covid-19. Il virus purtroppo non è molto cambiato: la diminuzione della carica virale che si trova in molti tamponi positivi è legata più alla nostra capacità di “tamponare” un numero maggiore di pazienti asintomatici e paucisintomatici, che all’attenuazione dell’aggressività del virus. Se “lasciamo correre” l’epidemia, è del tutto verosimile ripiombare rapidamente nell’incubo di questa primavera. Non possiamo permettercelo.

da neodemos.info, di Giampiero Dalla Zuanna

 

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