Il pacchetto delle misure per fronteggiare l’aumento dei prezzi materiali da costruzione incluse nel Decreto-legge “Aiuti” approvato il 2 maggio dal Consiglio dei Ministri, all’articolo 25 stanzia un totale di 10 miliardi, di cui 8,7 miliardi vanno esclusivamente al PNRR. Una prima destinazione riguarda le opere del PNRR già in corso o comunque assegnate: per queste ci sono 700 milioni nel 2022 e 500 milioni nel 2023. Questi 1,2 miliardi vanno proprio alle grandi opere, gran parte ferroviarie, per le quali però erano stati stimati 3 miliardi di extracosti. La cifra sembra quindi inferiore rispetto al fabbisogno. Ci sono poi 7,5 miliardi che verranno utilizzati per correggere al rialzo, con i nuovi prezzari, gli importi di costo delle opere inserite nel PNRR, ma ancora non avviate. Progetti da rivedere prima di andare in gara, in sostanza, attraverso fondi pluriennali ancora al momento sulla carta. In attesa di capire cosa deciderà Bruxelles sul tema degli extracosti del PNRR, e quindi in attesa della pubblicazione delle linee guida per la revisione dei Piani, il governo Draghi ha blindato l’elenco dei lavori, garantendone la realizzazione e garantendo alle imprese la necessaria tranquillità per lavorare in un orizzonte non breve. Se poi l’Unione deciderà di integrare i finanziamenti con le programmazioni strutturali per agevolare l’attuazione dei Piani nazionali, allo Stato italiano torneranno indietro questi fondi, o una parte di essi.
da osservatoriorecovery.it