Nel secondo giorno del XIX Congresso nazionale di ALI – Autonomie Locali Italiane, sono intervenuti Gennaro Sangiuliano (Ministro della cultura), Roberto Gualtieri (sindaco di Roma) e Giuseppe Sala (sindaco di Milano). Tre ospiti attesissimi, che hanno catalizzato l’attenzione dei presenti, spaziando su diversi temi di grande attualità, a cominciare dalla gestione dei fondi del PNRR, alla questione dell’autonomia e del rapporto tra enti territoriali e Governo.
Gennaro Sangiuliano: «Credo molto nelle autonomie locali e nel rapporto con il territorio. Da inizio ministero ho ricevuto 63 sindaci, per discutere di diversi problemi. Il mio Ministero è vicino alle autonomie locali. L’Italia ha una grande ricchezza e sono i Comuni. L’altra nostra grande ricchezza è il patrimonio culturale e parlo anche e soprattutto delle città e di ciò che conservano. Bisogna lavorare e proteggere tutto ciò e bisogna farlo con le autonomie locali.
Dall’anno prossimo, accanto alla Capitale del Libro e della Cultura, avremo la Capitale dell’Arte contemporanea: le città presenteranno progetti e idee e si nominerà una Capitale. I Comuni si potranno candidare ogni anno a ospitare opere, un momento di esposizione, ma anche di creazione, rivolto soprattutto alle giovani generazioni dell’arte contemporanea. Questo va verso il rafforzamento delle presenze.
Fare il ministro della Cultura e servire la Nazione è per me un grandissimo onore, ma lo voglio fare lavorando a stretto gomito con le autonomie locali e territoriali. A differenza di altre grandi nazioni europee, l’Italia ha quella grande ricchezza rappresentata dalla pluralità di Comuni, luoghi e città ciascuna delle quali è espressione di un’identità culturale molto forte. Dobbiamo lavorare per valorizzare tutto questo e farne un elemento di ricchezza della nostra nazione.»
Roberto Gualtieri: «Abbiamo la possibilità di sfruttare il più grande piano di recupero nel dopoguerra. Bisogna dare tutto per non fallire e permettere all’Italia di farcela, altrimenti scordiamoci la possibilità di evolverci nei prossimi decenni. Occorre lavorare per salvaguardare un modello di democrazia, lottare contro le disuguaglianze sociali, e colmare tutti i gap sociali. Occorre avere anche voce forte e autorevole per aiutare l’Italia a non prendere una strada sbagliata. É necessario trovare soluzioni e non solo idee astratte.
I Ministeri discutono come allocare oltre due miliare di REPowerEU e le città devono essere protagoniste. Abbiamo responsabilità enormi e occorre lavorare forte sui negoziati europei. Vogliamo aiutare l’Italia a spendere bene le risorse e ottenere tutte quelle di cui ha diritto per fare ciò che serve al Paese e all’Europa. È una grande responsabilità.
Sul riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali, non vogliamo instaurare un braccio di ferro con il Governo, ma aiutare. Se i sindaci pongono problemi, bisogna aiutarli. Mi dispiace il richiamo del Parlamento europeo, ma l’Italia è un grande Paese e l’Europa non può permettersi che l’Italia non sia in prima linea.»
Giuseppe Sala: «Se il PNRR fallisce, non è solo un fallimento italiano, ma europeo. ALI deve essere in condizione di fare proposte, non può essere solo un sindacato. È un momento delicato. Occorre una trasformazione digitale e ambientale, ma chi la fa? Sul PNRR si accorgeranno che non sanno spendere i fondi.
Sono assolutamente impegnato a far sì che il nostro ruolo sia valorizzato e che non si debba solamente essere stritolati tra decisioni incomprensibili che arrivano dal Governo e Regioni che alla fine fanno la loro parte e a volte distribuiscono i loro fondi anche in funzione dell’appartenenza politica dei sindaci al loro quadro politico. Però bisogna che anche noi ci diamo una scossa e che troviamo una linea per uscirne, altrimenti sarà una vita
grama.
Fare il sindaco sta diventando sempre più difficile, non per i rischi che corriamo, ma perché non possiamo promettere una visione,
un piccolo sogno ai nostri cittadini. Siamo diventati veramente gli amministratori della continuità e non era così. A mio giudizio, quello che non va in noi è che non prendiamo in mano la situazione, noi accettiamo questo status quo e il fatto che sia immaginabile in un Paese come il nostro vivere
con ottomila Comuni, 14 città metropolitane, 100 province e 20 regioni. Se ci mettiamo sulla difensiva e difendiamo tutto questo sistema, siamo corresponsabili.»