PER ENTI LOCALI E REGIONI FONDO DA 5 MILIARDI

Di cosa si sta discutendo, cosa si sta trattando

Il capitolo enti territoriali al centro del confronto tra Governo regioni ed enti locali e atteso con il decreto di Aprile dovrebbe contenere l’apertura di nuovi canali per la liquidità e la previsione di un fondo di emergenza. Si parla di una dote di 5 miliardi, divisi tra gli enti locali – 3 miliardi, tra cui 500 milioni a Province e Città metropolitane – e Regioni a cui andrebbero 2 miliardi.

Risorse necessarie che possono mettere in sicurezza i Comuni, dopo il provvedimento che ha trasferito i 400 milioni per la solidarietà alimentare e l’anticipo dei 4,3 miliardi che sarebbero comunque spettati ai Comuni, che dà respiro finanziario agli enti.

La dote prevista, se confermata, sarebbe commisurata alle perdite di entrate stimate, dovute all’emergenza COVID-19 che sta mettendo in ginocchio gli enti locali.

Per i Comuni oltre ai mancati incassi da multe, imposte, tributi, si aggiungono le mancate entrate da parcheggi a pagamento, turismo (tassa di soggiorno, ticket per i bus turistici e molto altro dalle economie locali), ticket d’ingresso nei musei comunali, rette degli asili nido – chiusi ma rispetto a cui si continuano a pagare gli stipendi del personale, come avviene per altri servizi –, tassa di occupazione del suolo pubblico delle attività che hanno dovuto abbassare la saracinesca, ecc. A ciò si aggiungono i tributi maggiori che non si riescono a riscuotere, come nel caso della Tari. Su questi il Mef ha lavorato ad uno stop volontario da parte dei Comuni fino al 30 novembre, ma si spinge anche per una sospensione generalizzata fino al 31 luglio per bloccare l’acconto Imu e Tasi. Naturalmente, la crisi può investire anche le aziende in house e le aziende partecipate dai comuni per l’erogazione dei servizi a rete: anche questo è un fronte molto sensibile al quale guardare con estrema attenzione.

Secondo alcune stime per le amministrazioni comunali l’ammontare dei mancati introiti si aggira intorno ai 3 miliardi. La situazione è preoccupante in quanto, se il crollo della media delle entrate si attestasse sulle cifre registrate, in questo periodo tanti Comuni si troverebbero in una crisi di liquidità da qui a pochi mesi. Tradotto in altri termini significa che i Comuni non sarebbero in condizioni di continuare a pagare interamente gli stipendi del personale, a garantire i servizi di prima necessità, quali la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti e i pagamenti verso le ditte che hanno lavorato per l’ente, e dunque non avrebbero la possibilità di garantire i servizi fondamentali ai cittadini.

Per questo i Sindaci chiedono interventi immediati da parte del Governo mettendo a disposizione risorse nuove e consentendo ai Comuni ulteriori anticipazioni di cassa a costo zero, da ristorare entro la fine dell’anno senza interessi.

Altro capitolo, da trattare a parte, è quello degli investimenti e delle regole per realizzarli, con ulteriori deroghe che superino le strettoie del Codice, anche in virtù delle indicazioni date dalla Commissione europea, con l’impegno richiesto alla Cassa Depositi e Prestiti e con altri provvedimenti sblocca-cantieri.

L’impegno totalmente assorbente nell’emergenza sanitaria e nell’aiuto ai più disagiati non ha privato gli amministratori della consapevolezza dei rischi che incombono sulla gestione degli enti e dell’importanza dei governi territoriali per la tenuta e il rilancio dell’economia, per tamponare e invertire una crisi che si annuncia senza precedenti.

ALI raccoglie le richieste che vengono dagli amministratori e sostiene le proposte che l’Anci e l’Upi stanno discutendo e trattando sui tavoli del confronto istituzionale.

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