I Comuni italiani stanno dando una risposta straordinaria all’emergenza coronavirus, con i sindaci in prima linea su tutte le difficoltà sociosanitarie ed economiche. Ma non è chiara ancora a tutti la condizione economica drammatica dei Comuni; per questo il gesto dei colleghi Decaro e De Pascale, che hanno abbandonato la conferenza unificata come segno di protesta, era inevitabile. Ad ANCI e UPI va quindi il nostro pieno sostegno e un ringraziamento per il grande lavoro che stanno svolgendo. I Comuni, così come le Province e le Città Metropolitane, stanno subendo la crisi esattamente come le imprese e le famiglie perché non hanno più entrare fiscali e tariffarie e le vedranno fortemente diminuite per tutto il 2020. Non riscuotono più la tassa di soggiorno, le rette di nidi e asili, l’occupazione di suolo pubblico, le tariffe dei parcheggi, la Tari, le imposte collegate all’auto, i ricavi dagli ingressi dei musei comunali, i bus turistici, vedranno ridotte le entrate dall’addizionale Irpef comunale, imposte di pubblicità, ecc. È inoltre presumibile anche alcune di queste entrate mancheranno anche per il bilancio 2021, specie le entrate derivanti dal turismo.
Stessa cosa avviene per le società partecipate, con ripercussioni sui bilanci dei Comuni e nei servizi ai cittadini, e ciò produrrà minori dividendi per i Comuni soci delle stesse. E, a differenza dello Stato, noi non possiamo fare bilanci in deficit. I Comuni, nonostante ciò, stanno dando prova di grande efficienza e velocità, come nella distribuzione immediata di 400 milioni di buoni spesa alle famiglie più in difficoltà. Ad appena 10 giorni dal decreto, almeno 2 milioni di famiglie hanno già ricevuto il voucher per la spesa. Serve quindi nel decreto di aprile un’azione shock sugli enti locali, con almeno 5 miliardi di euro stanziati e poteri speciali per i sindaci nel 2020 per far ripartire i cantieri e velocizzare gli investimenti. Se saltano gli enti locali salta la coesione sociale e il Paese, mentre invece i sindaci devono diventare le 8 mila colonne sulle quali far poggiare la ricostruzione del Paese.
Serve quindi un intervento da 5 miliardi di euro da ripartire tra:
- fondo speciale da ripartire tra Comuni, Province e Città metropolitane a copertura delle mancate entrate sopra citate;
- avanzi liberi per tutti;
- portare il fcde (Fondo crediti di dubbia esigibilità) al 60%.
Inoltre, è fondamentale istituire la figura del “sindaco semplificatore” per la ricostruzione e la sburocratizzazione generalizzata. Servono poteri speciali ai sindaci in deroga al Codice degli Appalti e alle sovrintendenze per velocizzare al massimo le opere più importanti e la ripartenza dei cantieri. Ci rivolgiamo quindi al Presidente Conte e al Governo. Siamo uniti e in prima linea con voi, ma metteteci in condizione di salvare la coesione sociale ed essere protagonisti della fase 2 e della ricostruzione. Se prendiamo la vicenda dei buoni spesa o il ponte Morandi, i sindaci hanno dimostrato velocità, competenza e affidabilità. Tutte caratteristiche fondamentali per il nostro Paese in questa fase storica emergenziale. Noi ci siamo, a servizio del Paese. Sulla base di queste considerazioni ribadiamo il massimo supporto all’iniziativa dei presidenti di Anci e Upi e auspichiamo che il positivo tavolo istituzionale aperto oggi possa avere un esito chiaro che risponda alle nostre richieste.
Matteo Ricci (sindaco di Pesaro), Dario Nardella (sindaco di Firenze), Giorgio Gori (sindaco di Bergamo), Giuseppe Sala (sindaco di Milano), Mattia Palazzi (sindaco di Mantova), Leoluca Orlando (sindaco di Palermo), Pizzarotti Federico (sindaco di Parma), Brenda Bernini (sindaco di Empoli), Carlo Salvemini (sindaco di Lecce), Emilio Del Bono (sindaco di Brescia), Valeria Mancinelli (sindaco di Ancona), Gianluca Galimberti (sindaco di Cremona), Alessio Pascucci (sindaco di Cerveteri), Francesco Italia (sindaco di Siracusa), Andrea Soddu (sindaco di Nuoro), Romano Carancini (sindaco di Macerata), Jacopo Massaro (sindaco di Belluno), Damiano Coletta (sindaco di Latina), Rinaldo Melucci (sindaco di Taranto) Giuseppe Falcomatà (sindaco di Reggio Calabria), Andrea Gnassi (sindaco di Rimini), Maurizio Mangialardi (sindaco di Senigallia), Matteo Biffoni (sindaco di Prato), Enzo Lattuca (sindaco di Cesena), Gaffeo Edoardo (sindaco di Rovigo), Virginio Brivio (Sindaco di Lecco), Luca Vecchi (Sindaco di Reggio Emilia), Lillo Firetto (sindaco di Agrigento), Alessandro Tambellini (sindaco di Lucca), Giuseppe Cassi’ (sindaco di Ragusa), Davide Galimberti (sindaco di Varese), Federico Borgna (sindaco di Cuneo), Simone Franceschi (sindaco di Vobbia GE), Massimiliano Presciutti (sindaco di Gualdo Tadino PG), Nazzareno Frenquellucci (sindaco di porto S. Elpidio), Luigi Valente (sindaco di Vinchituro CB), Francesco Cacciatore (sindaco di S.Stefano Quisquina AG), Massimo Castelli (sindaco di Cerignale PC), Mirco Signoroni (Pres. Prov. di Cremona), Giandomenico Tomei (pres. Prov. di Modena), Franco Iacucci (pres. Prov. di Cosenza), Michele Stranese (pres. Prov. di Salerno), Luca Menesini (pres. Prov. di Lucca), Stefano Minerva (pres. Prov. di Lecce), Antonio Pompeo (pres. Prov. Frosinone), Carlo Medici (pres. Prov. Latina) e tanti altri ancora che stanno inviando la propria adesione