È di qualche giorno fa la notizia, per l’anno scolastico 2019-2020, della chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, dalle materne alle medie superiori perché non ci sono le condizioni di sicurezza. Il rientro è previsto a Settembre, ma tante sono ancora le incertezze che riguardano sia i tempi che le modalità di ripresa. Lo stop delle attività scolastiche nelle modalità ordinarie avrà delle conseguenze importanti soprattutto per le famiglie più disagiate e, inoltre, a pagare il prezzo della chiusura delle scuole saranno soprattutto le mamme.
Le conseguenze sulle famiglie più disagiate
Come sottolineato da Chiara Saraceno, che è tra i promotori insieme ad ALI dell’Alleanza per l’infanzia, “il 6 per cento di tutti gli studenti non accede a nessun tipo di didattica online, perché non offerta dagli insegnanti o perché non arriva la linea. Anche tra chi vive in zone servite da internet molti non possono davvero fruirne, perché in casa l’unico modo di accedere a internet è uno smartphone, che spesso deve essere usato da più persone. Secondo i dati Istat, il 12,3 per cento dei ragazzi tra 6 e 17 anni (850 mila in termini assoluti) non ha un computer o un tablet a casa. La metà di chi non ne ha uno si trova nel Mezzogiorno, dove il problema riguarda quasi il 20 per cento dei ragazzi. Il 57 per cento di chi ne possiede uno, inoltre, lo deve condividere con altri”. A ciò si aggiunga che “le famiglie prive di mezzi informatici adeguati sono anche quelle in cui spesso sono inferiori tra gli adulti le competenze necessarie per accompagnare i figli, specie i più piccoli, in questa modalità di apprendimento. Sono anche quelle in cui è più frequente il sovraffollamento e il disagio abitativo”. La pandemia non farà atro che aumentare il divario tra famiglie ricche e famiglie povere distruggendo di fatto il concetto delle pari opportunità. In pratica la situazione attuale sarà vissuta per alcuni studenti come un periodo di disagio ma anche di sperimentazione di nuove modalità di apprendimento, per altri come una brusca interruzione.
Le conseguenze sulle mamme
Come stanno denunciando molti appelli rivolti al governo di gruppi di genitori la progressiva riapertura delle attività produttive non può prescindere dalla contestuale messa a punto delle condizioni che garantiscano ai lavoratori e alle lavoratrici che hanno figli minorenni di far fronte ai bisogni di cura, relazione. E a rischiare di più sono le mamme lavoratrici in un Paese in cui i modelli di genere sono ancora troppo rigidi e le differenze salariali tra uomini e donne ancora troppo ampie. Tra le petizioni quella partita da Firenze ed indirizzata al Ministro Azzolina Priorità alla Scuola per cambiare passo e fare chiarezza sui piani del governo.
Un Piano per la scuola con Comuni e Regioni
Serve un progetto scuola/comuni/regioni per recuperare il buco formativo che penalizzera’ i ragazzi delle famiglie più disagiate che vivono in appartamenti piccoli e che non sono dotati di strumenti informatici. È necessario mettersi al lavoro durante l’estate anticipando anche i tempi di riapertura delle scuole per consentire la realizzazione di percorsi formativi di sostegno sia generali che riservati agli studenti più bisognosi. I comuni chiedono di dire la loro in quanto “titolari dei servizi di supporto alla scuola” o gestori di servizi educativi della prima infanzia. La Sindaca di Empoli Brenda Barnini è tra i primi Comuni a farsi avanti sulla priorità della scuola candidandosi per un esperimento pilota per la riapertura della scuola, che deve essere il punto di ripartenza del Paese.