La ricerca condotta da FPA ha visto la partecipazione di 5.225 persone di cui 4.200 dipendenti pubblici. Il 92,3% di questi lavoratori della PA è in smart working, per l’88% è un’esperienza positiva, per il 61,1% la nuova cultura di flessibilità e cooperazione prevarrà anche finita l’emergenza.
Divenuto obbligatorio a partire da febbraio 2020 con le Direttive per il contenimento dell’emergenza sanitaria, lo smart working è stato una novità assoluta per oltre 1/3 delle amministrazioni pubbliche italiane. E ha rappresentato una vera e propria rivoluzione, come emerge dal Panel di FPA “Strategie individuali e organizzative di risposta all’emergenza” a cui hanno risposto oltre 4mila dipendenti pubblici.
Oggi, infatti, il 92,3% di questi dipendenti della PA sta lavorando in modalità “smart” e per l’87,7% di loro si tratta di un’esperienza completamente nuova, per cui hanno dovuto utilizzare in maggioranza PC, cellulari e connessioni internet personali, spesso condividendo lo spazio in cui lavorano con altri membri della famiglia, e senza ricevere una formazione specifica sul lavoro da remoto. Eppure, il bilancio dello smart working “forzato” nella PA è assolutamente positivo: l’88% dei dipendenti giudica l’esperienza di successo e il 61,1% ritiene che questa nuova cultura, basata sulla flessibilità e sulla cooperazione all’interno degli enti, fra gli enti e nei rapporti con i cittadini e le imprese, prevarrà anche una volta finita la fase di emergenza.
Lo smart working ha permesso al 69,5% del personale della PA di “organizzare e programmare meglio il proprio lavoro”, al 45,7% di “avere più tempo per sé e per la propria famiglia”, al 34,9% di “lavorare in un clima di maggior fiducia e responsabilizzazione”. In 7 casi su 10 è stata assicurata totale continuità al lavoro, per il 41,3% dei lavoratori l’efficacia è persino migliorata (per un altro 40,9% è rimasta analoga). Per oltre il 50% la relazione con i colleghi è invariata, per il 20% addirittura migliorata. E se – come ha sottolineato la Ministra della PA Fabiana Dadone – una volta tornati alla normalità almeno il 40% dei dipendenti pubblici dovrà adottare una modalità di lavoro agile, questi si dicono pronti: il 93,6% vorrebbe continuare a lavorare in smart working. Ma per la maggior parte (il 66%) il lavoro da casa deve essere integrato con dei rientri in ufficio organizzati e funzionali.