Ieri si è svolta la prima giornata di formazione destinata ai responsabili territoriali del dipartimento pari opportunità di ALI nell’ambito del progetto “Comuni e pari opportunità: politica, formazione e cultura delle pari opportunità nelle amministrazioni locali”recentemente finanziato.
La prima di una serie di giornate di formazione che da qui a Dicembre verranno organizzate su base regionale e che si propongono di raggiungere un numero considerevole di amministratrici locali. Le Sindache rappresentano il 14%, più alta la percentuale di donne tra i vicensidaci (28%) mentre i i presidenti del Consiglio sono donne nel 25% dei casi. Gli Assessori rappresentano il 43% mentre i consiglieri comunali sono il 33% del totale secondo gli ultimi dati del ministero dell’Interno. Nonostante i dati siano abbastanza incoraggianti, rimane evidente un problema nelle posizioni apicali. Positivo il bilancio per quanto riguarda gli assessori, dove la parità è più vicina.
Il webinar è stata l’occasione per presentare il progetto sulle pari opportunità che, come sottolineato dal Direttore Nazionale ALI Valerio Lucciarini in apertura, si propone di coinvolgere soprattutto i piccoli Comuni e le aree interne del nostro Paese, dove la rappresentanza femminile fa ancora fatica ad avanzare. Un’associazione progressista e riformista come ALI vuole promuovere l’attuazione dei principi costituzionali a livello locale con particolare riferimento al principio di parità, mettere al centro la formazione degli amministratori locali e garantire quelle funzioni di “sensibilità” nel governo locale.
Andrea Catizone, Direttrice del Dipartimento Pari opportunità di ALI ha moderato i lavori della giornata ed evidenziato come il neo dipartimento abbia già raggiunto importanti risultati: la promozione della campagna 1522 che ha consentito alle persone vittime di violenza in questa fase di lockdown di attivare interventi di aiuto attraverso un’apposita App in grado di geolocalizzare la richiesta e attivare l’intervento. In materia di violenza di genere l’avvocata ha illustrato il quadro internazionale a partire dalla Convenzione di Istanbul che ha indirizzato gli Stati nell’assumere una serie di misure per combattere questo orrendo crimine verso le donne, la normativa nazionale e le linee guida per la strutturazione di una rete di servizi per la prevenzione.
Una delle principali attività del progetto è la formazione che- come specificato da Alessandro Broccatelli Presidente di Leganet– sarà articolata su base regionale e si propone di raggiungere un numero considerevole di amministratrici locali. Dalla normativa nazionale e regionale in tema di pari opportunità, alle politiche sociali, alla rete dei servizi antiviolenza, verranno forniti gli strumenti operativi e amministrativi a chi governa a livello locale.
L’intervento della Prof.ssa Marilisa D’Amico, Ordinaria di diritto costituzionale e Prorettore con delega alla legalità e parità dei diritti presso lì Università di Milano, si è concentrato sulla normativa e democrazia paritaria. Il principio di parità rappresenta il recinto entro il quale esercitare la discrezionalità politica. In realtà basterebbe la Costituzione per garantire la diretta applicazione del principio. Le norme servono sicuramente, ma non bastano. Più precisamente, ha spiegato la Prof.ssa, non è sufficiente innalzare il numero delle donne per cambiare i contenuti della politica, ma è necessario modificare i modi di fare politica, incidere sui contenuti. Ai fini dell’applicazione del principio uno sguardo indietro alle nostre madri costituenti è fondamentale per capire come sia importante l’unità per l’avanzamento e la conquista dei diritti.
Centrale l’intervento dell’On. Livia Turco Presidente della Fondazione Nilde Iotti sulle politiche sociali. Immediato il riferimento alla situazione che abbiamo vissuto e che ha evidenziato come il principio dell’uomo onnipotente e la sua concezione individualistica fà dei gravi danni. È necessario- ha sottolineato l’On. Livia Turco- rimettere al centro ciò che noi siamo davvero in relazione con gli altri e questo è un fatto che attiene alla politica. È necessario riprendere la strada della società di comunità che ha nel welfare di comunità il suo pilastro fondante. E nessuno come i Comuni può capire la concretezza del welfare. Le politiche sociali sono politiche che nascono sul campo. Ripartire dai Comuni significa fare il punto ed individuare i bisogni sociali nel nostro Paese: povertà educativa, non autosufficienza ecc.. La legge 328/ 2000 si proponeva di fare questo mettendo insieme gli attori sociali e sanitari di un dato territorio per realizzare quell’integrazione dei servizi socio-sanitari capace di rilevare ed intercettare i bisogni ed attivare percorsi di inclusione sociale. Oggi dovremo fare un salto in più e passare dai Piani sociali di zona ai Patti territoriali per lo sviluppo locale, a Piani regolatori del sociale capaci di mettere insieme tutti i welfare che si sono attivati.
In allegato pubblichiamo le slide del progetto e l’intervento della Prof.ssa Marilisa D’Amico.