LE CITTÀ IN PRIMA FILA PER LA RICOSTRUZIONE

«Nessuno può rispondere da solo a questa crisi senza precedenti. Tutti i livelli di governo, locale, nazionale ed europeo, devono lavorare insieme. La crisi sta mettendo a dura prova il progetto europeo: (…). Il coinvolgimento strutturato e significativo delle città può sostenere l’unità e la solidarietà europee e prevenire la ricaduta nel pensiero nazionale. Chiediamo un nuovo patto tra l’UE e la leadership della città, per definire il quadro, il sostegno finanziario e i nuovi modelli economici per procedere verso una ripresa sostenibile ed equa». Sono parole forti con cui si caratterizza Manifesto redatto e firmato a fine giugno da sindaci e assessori di 14 grandi città, tra le quali Milano, per la ricostruzione dell’Europa dopo la pandemia.

La lunga strada vero la resilienza solidale tra città La premessa è chiara: «Come città, ci siamo supportati a vicenda durante l’emergenza attraverso l’apprendimento reciproco su come affrontare la pandemia, i servizi di riadattamento e l’uso delle nuove tecnologie, prevenendo l’approfondimento delle disuguaglianze sociali e preparando piani di recupero basati su modelli sostenibili e inclusivi». E se è ugualmente forte la consapevolezza che la strada «da percorrere è lunga e piena di incertezze», è incoraggiante la speranza che questa è «la nostra occasione per reimmaginare e costruire un futuro urbano positivo e resiliente che possa giovare a tutto il nostro continente». Il 75 per cento della popolazione europea, infatti, vive in città e aree urbane, ed è per questo che si ritiene importante favorire l’innovazione e lo sviluppo economico proprio a partire dai centri urbani. «Siamo i partner ideali affinché l’UE raggiunga l’obiettivo ‘gemello’ della trasformazione digitale e della neutralità climatica, garantendo allo stesso tempo una transizione verde ed equa. Se lo otteniamo nelle città, lo faremo per l’Europa».

La priorità: contrastare l’accentuarsi delle disuguaglianze «La via d’uscita dalla crisi causata dal Covid-19 è digitale e locale – ma deve essere accessibile a tutti», ha scritto Roberta Cocco, assessore a Trasformazione digitale e Servizi civici, del comune di Milano, in un articolo di presentazione del Manifesto. Se si vuole evitare l’inasprimento delle disuguaglianze, che già facevano sentire il loro peso prima del Covid-19, ma ora si sono accentuate in maniera dura, «sappiamo anche che dovremo sforzarci per soddisfare le esigenze sociali a fronte di una diminuzione delle entrate comunali. In questo contesto, avere accesso diretto sia ai fondi per la ripresa che ai flussi di finanziamento – come richiesto da oltre 140 delle più grandi città europee riunite all’interno di Eurocities – segnerà la differenza tra progetti di innovazione digitale nelle città e una transizione digitale a pieno titolo. È fondamentale poter contare sul sostegno dei nostri governi nazionali e della Commissione europea per garantire che i benefici della digitalizzazione raggiungano tutti, offrendo opportunità economiche, riducendo le disuguaglianze e tutelando i diritti».

Le direttrici del Manifesto Come, in concreto? I messaggi chiave del Manifesto partono dalla considerazione che le città sono state, sì, duramente colpite dalla crisi, ma sono anche i luoghi dove c’è la leadership e il potenziale per favorire un’Europa più resiliente, sostenibile e inclusiva.
Il piano di ripresa dovrà colmare il gap degli ultimi 10 anni di diminuzione degli investimenti a livello locale e assicurarsi che: a) il finanziamento e le raccolte fondi dell’UE siano incanalate dove c’è più bisogno; b) le politiche di coesione mantengano una forte dimensione urbana; c) i fondi e le politiche di ripresa incrementino il potere trasformativo verde e digitale delle città e supportino gli sforzi locali per una ripresa giusta e inclusiva.

Il capitale sociale: importante quanto quello finanziario Le crisi mettono a dura prova, ma possono anche portare cambiamenti positivi, si afferma. Perciò trasformare questa crisi in un’opportunità per un cambiamento sistematico richiede politiche ambiziose e investimenti adeguati. In quanto città, «noi continueremo a mostrare la leadership nelle politiche di ripresa. Stiamo costruendo coalizioni con business locali e la società civile, per essere più innovativi e sviluppare nuovi modelli di business basate su un’economia sociale, circolare e digitale. Abbiamo investito su nuovi percorsi ciclabili e creato più aree pedonali, stiamo supportando la produzione di cibo locale e il consumo, in collaborazione con le nostre aree vicine. Abbiamo visto come la solidarietà locale e i network di volontariato sono un supporto chiave per i cittadini in difficoltà. Investire in capitale sociale è tanto importante quanto investire nel capitale finanziario».

Il piano di ripresa Ue per le generazioni future Per i dirigenti delle 14 città, inoltre, la nuova proposta della Commissione europea per il prossimo quadro finanziario pluriennale e il piano di risanamento rappresentano importanti traguardi in termini di ambizione, innovazione e solidarietà nell’Unione. E sottolineano: «L’aumento del massimale di bilancio e il nuovo approccio alle risorse proprie dell’UE non sono un lusso. Sono passi necessari per il recupero e per il nostro futuro». Ora, però, «abbiamo bisogno di una rapida approvazione da parte degli Stati membri e del Parlamento europeo per l’avvio tempestivo dei programmi nel 2021». Le città s’impegneranno a guidare e ad accelerare il cambiamento sostenendo l’accordo di Parigi sul clima, il Green Deal europeo e il pilastro europeo dei diritti sociali.

Il potere trasformativo delle città Ancora: «Dobbiamo fare un salto gigante verso azioni climatiche in grado di arrivare alla neutralità climatica nel 2050. Chiediamo: un significativo investimento in trasporti pubblici, infrastrutture verdi e nel costruire innovazioni che consentano la transizione nelle città. Azioni rapide per colmare il divario digitale, sostenere la digitalizzazione nei governi locali e il potenziamento delle soluzioni efficaci in tutta Europa».
Infine: «Dobbiamo intensificare gli sforzi per prevenire le conseguenze a lungo termine della crisi sulla nostra società e garantire che nessuno rimanga indietro. Chiediamo: investimenti sostanziali nel sostegno locale alle PMI; occupazione, riqualificazione, servizi sociali di qualità nonché forti misure di inclusione attiva per le persone più vulnerabili; sostegno finanziario per il nostro impegno ad attuare il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali; le garanzie per l’infanzia e la gioventù; per sostenere l’economia sociale e l’integrazione attiva delle comunità di migranti».
Tra i firmatari del Manifesto, sindaci e assessori di città – oltre Milano – come Atene, Anversa, Barcellona, Bristol, Ghent, Glasgow, Lisbona, Londra, Malaga, Nantes, Porto, Rijeka, Rotterdam, Siviglia.

da eurocities.eu


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