Sono giornate molto difficili e in questa seconda ondata è davvero molto complicato trovare il giusto equilibrio tra crisi sanitaria e crisi economico-sociale. Credo che l’immagine metaforica possa essere una fisarmonica e che le parole d’ordine debbano essere tre: #equilibrio, #programmazione e #unità.
Serve tanto equilibrio, mai come in questo momento gli estremismi e l’isterismo sono quanto mai dannosi. Salvaguardare la salute è la priorità assoluta sapendo che ora il #covid si conosce un po’ di più, le persone sono più consapevoli e le cure sono più efficaci. Al tempo stesso il nostro sistema sanitario ha dei limiti strutturali che non possono essere valicati e ormai è evidente a tutti che più le persone si incontrano e più il virus circola.
Occorre però recuperare una programmazione e, pur nell’incertezza della situazione, dobbiamo progettare i prossimi 6 mesi. Nella migliore delle ipotesi il #vaccino verrà validato alla fine dell’anno, poi dovrà essere prodotto in miliardi di dosi, poi distribuito e infine iniettato partendo dalle persone più fragili. Tutto ciò realisticamente prima della primavera non avverrà. Dobbiamo quindi provare a organizzare i prossimi sei mesi come una fisarmonica, con fasi pre-definite di graduali chiusure e graduali aperture, in base all’andamento epidemiologico. E ogni chiusura come abbiamo visto ha un costo sociale e sul bilancio dello Stato, per questo serve un bilancio semestrale di “guerra”, europeo e nazionale, per evitare l’esplosione del conflitto sociale. Inoltre senza programmazione le città diventano ingestibili e rischiamo il caos. Non possiamo continuare con un dpcm a settimana.
Serve in fine una grande unità; un patto tra Esecutivo, Regioni e Comuni, un tavolo e un accordo semestrale tra Governo e opposizione.
Attenzione, la ricaduta è sempre peggio della caduta. Le persone sempre meno accetteranno responsabilmente le decisioni che si prenderanno. Per far scattare responsabilità e condivisione dei cittadini serve definire e narrare una strategia equilibrata, recuperare una minima programmazione di sei mesi con una grande unità istituzionale. Sono molto preoccupato, in questa seconda ondata i rischi sanitari, sociali e democratici sono enormi.
Forza a tutti noi.