Digitalizzazione, competitività e cultura/turismo 4.0. Sono questi tre delle azioni strategici della missione 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, meglio conosciuto come Recovery Plan, che dovrà passare al vaglio del prossimo Consiglio dei ministri.
“La digitalizzazione e l’innovazione sono decisive per migliorare radicalmente la competitività dell’economia, la qualità del lavoro, e la vita delle persone, e per rendere l’Italia protagonista della competizione tecnologica globale – si legge nel piano –. Il digitale non è un settore a sé, ma è il principale driver di trasformazione della manifattura, dei servizi, del lavoro. La digitalizzazione e l’innovazione di processi, prodotti e servizi, caratterizzano ogni politica di riforma del Piano, dal fisco alla pubblica amministrazione. E coinvolgono il rafforzamento delle infrastrutture sociali e delle infrastrutture critiche, oltre alla ripresa delle attività culturali e turistiche”.
Nel Recovery Plan, per la Missione 1, sono previsti 46,18 miliardi provenienti dal Next Generation Eu a cui si aggiungono 1,6 miliardi di fondi Pon e ulteriori 11,17 stanziati in legge di Bilancio per un totale di 58,95 miliardi.
Digitalizzazione della PA
Dei quasi 59 miliardi poco più di 13 saranno destinati all’innovazione della macchina burocratica. L’investimento mira allo sviluppo di infrastrutture ad alta affidabilità e efficienza per l’erogazione di servizi cloud alla Pubblica Amministrazione. Nello specifico l’investimento mira alla creazione di uno o più Poli Strategici Nazionali (Psn) verso cui «migrare» i Data Center di Categoria B delle Amministrazioni pubbliche centrali. Questo consentirà di superare l’attuale frammentarietà degli asset infrastrutturali IT, mettere in sicurezza i Ced ed i dati di interesse strategico, e consentire a tutte le PA di evolvere verso l’erogazione di servizi digitali in sicurezza ed alta affidabilità.
La razionalizzazione ed il consolidamento delle infrastrutture digitali esistenti in un nuovo modello di cloud per la PA consentiranno notevoli risparmi nella spesa di manutenzione e aggiornamento dei data-center del prossimo triennio. Questo implica investimenti per lo sviluppo di un’infrastruttura ad alta affidabilità, localizzata sul territorio nazionale per la razionalizzazione e il consolidamento dei Centri per l’elaborazione delle informazioni per ospitare i servizi più strategici della PA centrale e per il rafforzamento in chiave green dei Data Center di Tipo A e dei Poli Strategici Nazionali definiti dal censimento dell’Agenzia per l’Italia Digitale.
Si prevede inoltre la realizzazione di un Cloud Enablement Program per favorire l’aggregazione e la migrazione delle PA centrali e locali verso soluzioni cloud e fornire alle stesse PA procedure, metodologie e strumenti di supporto utili a questa transizione. Questi investimenti consentiranno anche il rafforzamento del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica (PSNC). Infatti, la sicurezza dell’ecosistema digitale del paese, con specifica attenzione ai beni ICT che supportano le funzioni ed i servizi essenziali dello Stato, costituisce la premessa necessaria per la crescita della comunità e un elemento fondamentale per lo sviluppo di tecnologie in campi strategici quali quelli del cloud computing, Cyber security, Scrutinio tecnologico, Artificial Intelligence.
Le dotazioni infrastrutturali e il cloud sono tecnologie abilitanti per lo sviluppo di una sorta di “sistema operativo del Paese”, che consenta di trattare le grandi quantità di dati e informazioni indispensabili per erogare e gestire servizi a cittadini ed imprese.
Il Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica (PSNC), unitamente all’attuazione della Direttiva NIS e delle Misure Minime AGID, garantisce nel tempo un approccio integrato e univoco della Pubblica Amministrazione italiana alla minaccia cibernetica e consentirà di migliorare la capacità di resilienza del sistema paese, anche nel quadro dei lavori del costituendo Centro europeo per lo sviluppo industriale, tecnologico e della ricerca in materia di sicurezza cibernetica.
Focus sulla cittadinanza digitale. Verranno favoriti i servizi abilitanti attraverso la promozione dell’utilizzo delle identità elettroniche (SPID e CIE), della firma elettronica/digitale e del domicilio digitale da parte dei cittadini, accompagnata da capillare diffusione delle stesse presso le PA e da specifiche attività di assistenza alla cittadinanza più anziana e meno digitalizzata. Verrà garantita la completa adozione dell’ANPR e la digitalizzazione dall’Archivio nazionale informatizzato dei registri di Stato civile e la dematerializzazione delle liste elettorali in ANPR, inserite nel più ampio progetto “Italia Semplice”. L’APP “IO” diventerà lo strumento principale di accesso e fruizione dei servizi della PA.
L’impegno è anche sulle skill digitali e sull’innovazione nei sistemi di reclutamento e sulla realizzazione di poli territoriali di coworking con l’obiettivo di abilitare nuove forme di lavoro agile.
Le risorse infine serviranno anche ad investire sulla giustizia digitale per ridurre notevolmente i tempi della giustizia, anche in base all’ esperienza maturata in altri paesi e in alcune best practices sperimentate in Italia di recente con l’istituzione dell’“Ufficio per il processo”. L’obiettivo è garantire la ragionevole durata del processo attraverso l’innovazione dei modelli organizzativi e assicurando un più efficiente impiego delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Competitività e imprese
Sul piatto ci sono 37,59 miliardi totali di cui 26,73 del Next Generation Eu, 9,86 bilancio, 1 dai fondi Pon e 80 milioni da React Eu. Al centro il Piano Transizione 4.0 che prevede misure pluriennali per favorire la pianificazione delle strategie di investimento delle imprese. Introduce inoltre significativi potenziamenti, sia in termini di aliquote e massimali delle agevolazioni, sia in termini di semplificazione e accelerazione delle procedure di erogazione del vantaggio fiscale. L’estensione degli investimenti agevolabili, che a partire dal 2021 includono un bacino più ampio di beni strumentali immateriali, dovrebbe consentire il coinvolgimento maggiore delle piccole imprese che storicamente devono colmare un divario in termini di digitalizzazione di base.
Infine, sempre in favore delle piccole imprese, il Piano prevede un bacino più ampio di beni strumentali immateriali agevolabili e meccanismi semplificati e accelerati di compensazione dei benefici maturati per le aziende con fatturato annuo inferiore ai 5 milioni di euro.
La possibilità di fruizione immediata del credito potrebbe favorire maggiori investimenti da parte delle PMI ovviando alle note carenze di liquidità. Il progetto si basa su un credito d’imposta articolato per spese in beni strumentali (materiali e immateriali 4.0), e per investimenti in ricerca e sviluppo, nonché in processi di innovazione e di sviluppo orientati alla sostenibilità ambientale e all’evoluzione digitale.
A queste misure potranno accedere anche le imprese editoriali per le attività di digitalizzazione e per gli interventi a sostegno della trasformazione digitale dell’offerta e della fruizione di prodotti editoriale. Infine, uno specifico finanziamento di 180 milioni viene attribuito alle infrastrutture digitali per le filiere agroalimentari nelle regioni meridionali. Lo stanziamento totale per questo progetto è di 19 miliardi, di cui 3,1 miliardi già stanziati a legislazione vigente. Inoltre, si aggiungono risorse complementari per 6 miliardi e 760 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
Sul fronte dei microprocessori su cui la Ue sta investendo molto per garantirsi autonomia tecnologica dai giganti Usa e Cina, si punta a sostenere il settore ad alto contenuto tecnologico della microelettronica, attraverso un mix di strumenti per il sostegno finanziario agli investimenti in macchinari, attrezzature e impianti produttivi. Data la specializzazione nel settore di alcune aree del paese, è ragionevole attendersi che una quota significativa di questa linea di intervento possa riguardare il Sud e favorire peraltro l’occupazione, anche giovanile, altamente qualificata. Lo stanziamento totale per questo progetto è di 750 milioni. I restanti fondi del Pnnr del capitolo imprese vanno a reti di Tlc e al fondo di garanzia per le Pmi.
Turismo e cultura 4.0
Disponibili 8,3 miliardi: 8 dal Next Eu e i restanti dal Pon. La prima area di investimento della linea di azione consiste nel potenziamento del Piano Strategico Grandi Attrattori Turistico-Culturali, che prevede l’investimento nella rigenerazione del patrimonio culturale e urbano in alcune delle principali città italiane. Si tratta di provvedere restauro e alla rifunzionalizzazione di complessi di elevata valenza storico-architettonica e testimoniale. Gli interventi, salvo alcune eccezioni, sono localizzati nelle principali città italiane e condividono tutti la natura di progetti complessi ove il recupero dei beni del patrimonio culturale è alla base di processi di rigenerazione urbana nei quali, in taluni casi, le amministrazioni locali sono già da tempo impegnate.
Si investirà inoltre su piattaforme e strategie digitali per l’accesso al patrimonio culturale, per incrementare, organizzare e integrare l’immenso patrimonio digitale prodotto nel corso degli anni da archivi, biblioteche, musei e in generale dai luoghi della cultura, per consentire a cittadini e operatori nuove esperienze di fruizione e per migliorare l’offerta di servizi. Questo importante sforzo di digitalizzazione del patrimonio culturale sarà accompagnato dallo sviluppo di una infrastruttura per la raccolta, conservazione e accesso alle risorse digitali, che metterà a disposizione le risorse per il riuso per servizi complementari ad alto valore aggiunto sviluppati dalle imprese culturali e creative e da start-up innovative, e per fini educativi.
Un altro intervento infrastrutturale fondamentale per innalzare i livelli di attrattivi del Paese riguarderà il miglioramento dell’accessibilità fisica e cognitiva di istituti e luoghi della cultura, con particolare attenzione ai musei, complessi monumentali, aree e parchi archeologici, archivi e biblioteche statali.
Una linea di intervento rilevante di questa componente è quindi lo sviluppo del Turismo e della Cultura nelle aree rurali e nelle periferie. Si realizzeranno interventi di valorizzazione del grande patrimonio di storia, arte, cultura e tradizioni presenti nei piccoli centri italiani dall’enorme potenziale naturalistico, paesaggistico e culturale
Sotto questa linea si interverrà anche sui piccoli borghi storici e rurali con un Piano Nazionale Borghi.
Turismo e Cultura 4.0 si prefigge infine l’obiettivo di promuovere l’interazione tra scuola, università, impresa e luoghi della cultura sulla base di strategie locali di specializzazione intelligente anche attraverso l’interazione tra le imprese creative ed artigianali con attività di formazione specialistica e affiancamento. L’azione è connessa alla formazione professionale e alla riforma degli Its potenziando le professionalità in ambito di valorizzazione e manutenzione del patrimonio storico culturale. Verrà promossa la formazione professionale di qualità nel settore del turismo attraverso la creazione di una struttura nazionale per l’alta formazione e la formazione del personale addetto alle attività turistiche. Si investirà inoltre per supportare agli operatori culturali nella transizione green e digitale, attraverso interventi volti: a favorire la domanda e la partecipazione culturale, incentivando la transizione tecnologica degli operatori culturali e la partecipazione attiva dei cittadini; a migliorare l’ecosistema nel quali i settori culturali e creativi operano, sostenendo l’integrazione tra hub creativi e territorio attraverso l’innovazione tecnologica.
Si interverrà sul miglioramento delle infrastrutture di ricettività e dei servizi turistici, riqualificando e migliorando gli standard di offerta ricettiva, con il duplice obiettivo di innalzare la capacità competitiva delle imprese e di promuovere un’offerta turistica basata sulla sostenibilità ambientale, innovazione e digitalizzazione dei servizi.
da corrierecomunicazioni.it