Un Welfare di comunità per la next generation. Appello a Draghi: la rete “Per un nuovo Welfare”, oltre cento associazioni, presenta un Manifesto

Una “ricostruzione sociale” del Paese fondata su due pilastri: i giovani, quella “next generation” che rischia di essere penalizzata dalla pandemia, e il territorio con un ridisegno dei servizi socio-sanitari e un sostegno alle attività produttive.

La rete “Per un nuovo Welfare” formata da oltre cento associazioni ed enti ha lanciato un appello al premier Mario Draghi e al suo governo – in particolare ai ministri Orlano, Cingolani, Speranza, Cartabia, Bianchi, Carfagna – chiedendo un coinvolgimento della società civile nella messa a punto della strategia globale per uscire dalla crisi. Un manifesto in piena regola dal titolo “Rilanciare e ripensare il Welfare di prossimità, le politiche giovanili e i diritti di cittadinanza dentro il Piano nazionale di ripresa e resilienza e nella transizione ecologica” in dieci punti che spaziano dall’agricoltura alle pene alternative al carcere.

Il cuore pulsante è un modello “sostenibile” di sviluppo, costruito dal basso, dalle comunità, che tuteli i giovani. Povertà educativa e lotta alla disoccupazione, riforma del reddito di cittadinanza, servizio civile universale e riconoscimento dei diritti di cittadinanza a partire da quello Ius Soli rimasto per troppo tempo in soffitta. «Vogliamo essere chiamati a svolgere la nostra parte nella delicata fase di “ricostruzione sociale” che ha costituito larga parte del suo primo discorso al Senato» è la premessa da cui partono i firmatari del manifesto.

Non è la prima volta che la rete mette nero su bianco le sue proposte. Ad aprile, in pieno lockdown, un invito al dialogo era stato lanciato e accolto dall’ex premier Conte. Dal lavoro con vari ministeri è arrivata la stesura di patti territoriali in ambito educativo, sanitario e imprenditoriale e una partecipazione concreta alla stesura del Pnrr. Un percorso di collaborazione insomma già avviato che la rete spera di continuare e rafforzare con il governo Draghi.

Tra le richieste spicca il riconoscimento dello Ius Soli e dello Ius Culturae, tenendo conto che il 4% della popolazione mondiale è in fuga alla ricerca di migliori condizioni di vita. Altro punto centrale l’educazione con interventi locali (tramite Patti e Budget Educativi) per combattere la povertà educativa. La pandemia ha ampliato le diseguaglianze facendo aumentare il tasso di dispersione scolastica (14,5% tra gli adolescenti) e il numero di Neet tra i giovanissimi (10,7%).

Fa parte della formazione il servizio civile per il quale si chiede il raddoppio dei fondi affinché diventi un “diritto” (solo l’anno scorso negato a 70mila giovani) per tutti. Un altro dei punti cruciali è la riforma del reddito di cittadinanza, anche alla luce del fallimento del sistema dei navigator, che deve essere accompagnato da forme innovative di inserimento lavorativo e promozione dell’autoimpresa.

Fondamentale la stesura di «Patti per l’imprenditoria civile» che mettano in sinergia i diversi strumenti di inclusione e sviluppo come il Microcredito, il progetto «Resto al Sud», i piani di sviluppo rurale e gli incentivi alla Cooperazione di comunità. Un capitolo a parte è dedicato al sistema sanitario.

Il manifesto chiede di potenziare la rete della medicina territoriale e i servizi socio-sanitari di prossimità e di completare la riforma del Budget di salute come forma di welfare di prossimità. Ma anche di passare dalla logica dei posti letto nelle residenze per anziani, che ha mostrato molti limiti proprio durante la pandemia, ad una cultura del caregiving che consenta l’accoglienza diffusa delle persone anziane e la mobilitazione degli stessi anziani tramite un “servizio civile” della terza età.

Vanno nell’ottica della transizione ambientale le richieste di investire sulle fonti rinnovabili, soprattutto per l’edilizia, il sostegno alle filiere corte e all’agricoltura inclusiva e i servizi ecosistemici previsti dalla legge Borghi per i piccoli comuni.

Il manifesto chiede infine un secco ridimensionamento delle spese militari e la riconversione delle industrie che producono armamenti, nonché la riforma dell’ordinamento penitenziario con priorità alle misure alternative alla detenzione.  da avvenire.it, di Cinzia Arena

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