Confcommercio ha diffuso il “Rapporto rifiuti 2020” sulla base del nuovo monitoraggio dell’Osservatorio Tasse Locali. Il Rapporto, che pubblichiamo, è realizzato ogni anno attraverso l’analisi dei dati del portale www.osservatoriotasselocali.it, si pone l’obiettivo di monitorare con continuità l’attività dei comuni in questo ambito per “indagare” lo stato della gestione dei rifiuti urbani e fornire informazioni preziose sull’applicazione della Tari a livello locale e sulle categorie che rappresentiamo.
Pronta puntualizzazione di Veronica Nicotra, segretario generale dell’Anci. “Periodicamente riemergono analisi inesatte sull’andamento del prelievo sui rifiuti in Italia. Oggi l’Osservatorio di Confcommercio riporta un gettito Tari 2020 intorno ai 9,7 mld di euro (dato sostanzialmente giusto) e un aumento della Tari – si dice testualmente – dell’80% negli ultimi 10 anni, dato a nostro avviso errato, in quanto dimensionerebbe il prelievo sui rifiuti nel 2010 intorno a 5,4 mld”.
“Voglio ricordare invece che nel 2010 una parte considerevole del gettito era ancora richiesto nella forma tariffaria (le cosiddette TIA 1 e TIA 2) e veniva devoluto alle aziende di gestione senza passare per i bilanci comunali. La ricostruzione del gettito totale Tarsu/TIA del 2010 porta ad una stima di circa 7,9 mld. di euro, quindi con un aumento di circa il 25 % stimato nel 2019, quando il gettito, calcolato considerando anche le nuove forme tariffarie (ex comma 688 della legge 147/2013), ammontava a circa 9,9 mld di euro.
“La nota di Confcommercio – sottolinea il segretario generale dell’Anci – prosegue imputando ai Comuni di non aver attivato il nuovo metodo di calcolo dei costi del servizio rifiuti, non tenendo conto in modo adeguato delle proroghe nell’applicazione delle nuove e complesse regole dettate da ARERA, dovute agli effetti della pandemia da Covid-19. Non si tratta pertanto di inadempienza: i Comuni e le Autorità d’ambito hanno potuto operare entro la fine del 2020, come previsto dalla legge. Va poi detto che lo stesso metodo ARERA in più di una situazione locale produce aumenti nei costi riconosciuti, che si basano ora principalmente sui consuntivi degli anni precedenti. I pagamenti per i contratti di servizio nel 2020 tendono a superare i costi sopportati nel 2019 di circa il 5%, riflettendo anche il fatto che si tratta di costi molto “rigidi” rispetto alle diminuzioni delle quantità dei rifiuti prodotti, che pure si sono verificate.
“Nel corso del 2020, l’Anci ha più volte richiamato l’attenzione del Governo e del Parlamento – ribadisce ancora Nicotra – sull’esigenza di stabilire un quadro uniforme di criteri per l’applicazione di robuste agevolazioni a favore delle attività economiche direttamente e indirettamente colpite dall’emergenza e delle famiglie più fragili. Non vi è stata una norma statale ma i Comuni hanno operato in tal senso utilizzando una quota dei fondi straordinari assegnati con riferimento alle agevolazioni da Covid-19. Va certamente detto che l’assenza di una norma statale ha determinato nelle deliberazioni delle agevolazioni, che nella gran maggioranza dei casi ci sono state, una non uniformità di effetti economici. E’ auspicabile che con il prossimo decreto emergenziale siano stanziate risorse per le riduzioni Tari e sia determinato uno schema di riferimento univoco.
“Infine la stessa Confcommercio, oltre a dare punteggi sulla qualità del servizio offerto dal sistema pubblico di gestione dei rifiuti, di cui i Comuni sono parte essenziale (chi fa può e deve essere giudicato, e ci sarà modo di capire meglio i criteri di valutazione), mette l’accento su un tema ineludibile per dare efficienza al sistema in tutte le aree del Paese, quello della diffusione degli impianti di trattamento e riciclo. Anci – conclude il segretario generale – ritiene che questo tema debba essere al centro anche dell’azione regolatrice di ARERA, oltre che essere oggetto di cospicui investimenti nell’abito del PNRR”.
da fondazioneifel.it