L’inchiesta di Crema e l’avviso di garanzia a Stefania Bonaldi. Ricci: “Siamo al ridicolo, i Sindaci non siano capro espiatorio”. Decaro: “Insieme a Stefania, siamo tutti indagati”

“È assurdo, basta con queste pazzie contro i sindaci. Come si può indagare un Sindaco per una cosa del genere? Siamo al ridicolo. Davvero poi ci sorprendiamo che scarseggiano i candidati a sindaco? È quanto mai urgente che il legislatore intervenga sulle eccessive responsabilità oggettive che hanno i sindaci, perché non possono ridursi a capro espiatorio di tutti i mali del Paese”. Così Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e presidente delle Autonomie locali italiane. “Un abbraccio forte a Stefania Bonaldi. Stefania è una delle sindache più brave d’Italia e non si farà di certo fermare da certe sciocchezze”.

Un bambino che frequenta l’asilo comunale si fa male mentre è a scuola, a Crema. Si schiaccia due dita in una porta tagliafuoco. Un infortunio che non avrà effetti irreversibili, anche se il piccolo dovrà essere curato per tre mesi. Dalla vicenda nasce un’inchiesta e a essere indagata è anche la sindaca della città. A Stefania Bonaldi si contesta di aver violato una deliberazione della giunta lombarda sugli arredi scolastici: “La Procura deduce che la sottoscritta, in concorso con altri, avrebbe omesso ’di dotare la porta tagliafuoco di qualsivoglia dispositivo idoneo ad evitare la chiusura automatica o da garantire la chiusura ed apertura manuale in sicurezza, contro il rischio di schiacciamento degli arti o di altre parti del corpo dei bambini ivi accolti”, ha spiegato la sindaca in consiglio comunale. Senza nascondere l’amarezza per l’avviso di garanzia, Bonaldi ha sottolineato: “Se oggi per trovare candidati disponibili è necessario un lunghissimo percorso di persuasione, è perché servire la propria comunità è diventato troppo rischioso”.

Quella di Crema una vicenda dai contorni quantomeno singolari, che diventa la goccia fa traboccare il vaso, scatenando la protesta dei sindaci. Da tempo gli amministratori locali lamentano quanto il loro mestiere sia rischioso, perché, come ha spiegato il presidente dell’Anci Antonio Decaro in una recente intervista: “Ogni volta che un sindaco firma un atto rischia di commettere un abuso d’ufficio. Se non firma, rischia l’omissione di atti d’ufficio”. I primi cittadini che fanno quadrato intorno alla collega: “Insieme a Stefania siamo tutti indagati, se lo Stato non cambia regole ci costituiremo parte civile”. Così “non è più possibile andare avanti – sottolinea, facendo eco al sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, tra i primi ad esprimere solidarietà alla collega di Crema -. E se non è stato sufficiente un accorato appello al Governo e al Parlamento, sottoscritto da quasi quattromila sindaci italiani, per attirare l’attenzione di chi può e deve prendere provvedimenti su quanto sta accadendo, vorrà dire che sfileremo con le nostre 8 mila fasce, costituendoci parte civica, nell’aula di tribunale dove la sindaca di Crema dovrà forse un giorno presentarsi per difendersi da questa accusa. Saremo lì con lei, o con qualsiasi altro sindaco chiamato a difendersi da colpe che evidentemente non sono e non possono essere sue. Perché non è la sindaca di Crema oggi ad essere stata indagata ma insieme a lei ci sentiamo tutti indagati”. Poi l’affondo, mai come ora estremamente attuale: “Prima o poi qualcuno dovrà rispondere quando l’Italia resterà un Paese senza sindaci”. L’appello cui Decaro fa riferimento nella nota è quello che pubblichiamo, lanciato di recente in sostegno della sindaca di Torino, Chiara Appendino, condannata a un anno e mezzo per la tragedia di piazza San Carlo.

Testo-appello-sindaci-per-revisione-Tuel

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