In forza dei 4,6 miliardi stanziati – di cui 3 generati dal PNRR e 1,6 già previsti dalla programmazione nazionale confluiti nel piano e nei fondi di sviluppo e coesione – il 16 agosto 2022, il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato le graduatorie dei progetti che coinvolgeranno 2.190 interventi (333 scuole dell’infanzia e 1.857 fra asili nido e poli) in circa 2mila Comuni, con un importo medio delle opere intorno agli 1,4 milioni. Dopodiché il governo si è mosso verso lo scioglimento delle riserve nelle ammissioni e quindi alla stipula delle convenzioni indispensabili per l’avvio dei progetti. Oggi tuttavia il punto nodale è un altro: entro il 30 giugno, come previsto dal target Ue, la percentuale di aggiudicazione dei lavori deve raggiungere il 100%. Secondo le stime del Ministero dell’Istruzione, essa viaggia attualmente intorno al 75-80%, grazie anche all’aiuto di Invitalia, che ha portato al traguardo due procedure per 390 interventi. Secondo Decaro (ANCI) «non risulta ci sia un particolare allarme sulle scadenze» ma il timore di Palazzo Chigi è che l’obiettivo non possa essere raggiunto in tempo, a causa della grande quantità di soggetti attuatori e dei limiti di flessibilità degli esami comunitari. Per questo motivo, il Ministero ha proposto di ipotizzare una soglia alta ma non totalitaria, che una volta raggiunta permetterebbe di salvare anche la minoranza di interventi in ritardo concedendo un tempo supplementare. Una situazione difficile, che richiede un via libera da parte dei tecnici della Commissione Europea. Via libera che sembra difficile da ottenere se si considera che la discussione appena conclusa sulla terza rata ha dimostrato che le possibilità di modificare le condizioni dei test comunitari sono molto limitate.
da osservatoriorecovery.it