FESTIVAL DELLE CITTÀ 2023, economia e politica verso un autunno ricco di sfide

Il primo panel presentato al Festival delle Città 2023, kermesse intitolata “Sortirne insieme”, in occasione del centenario di Don Lorenzo Milani, che si tiene nella sempre affascinante piazza San Salvatore in Lauro, presso il Pio Sodalizio dei Piceni a Roma, offre una veduta su “Le città e le sfide d’autunno”. Sono intervenuti Guido Castelli, commissario di Governo alla ricostruzione, Mattia Palazzi, sindaco di Mantova, Alessandro Cattaneo, deputato della Repubblica, Ignazio Ganga, segretario Confederale Cisl e Luca Sommi, giornalista de Il Fatto Quotidiano; ha moderato Alessandra Viero, giornalista Mediaset.

Il primo a intervenire è Mattia Palazzi che, in veste di amministratore locale, porta alla luce più di qualche timore: «La prima cosa che deve fare il Governo è chiamare i sindaci per scrivere insieme a loro la manovra. Nel frattempo, noi amministratori ci siamo caricati sulle spalle le persone scaricate dal reddito di cittadinanza: una misura che non andava cancellata, ma riformata.
Abbiamo di fronte un autunno con aumento dell’inflazione e costo della vita. Sono già aumentati in maniera vertiginosa il costo degli affitti e le reddite del mutuo. Il primo obiettivo è mantenere in piedi la coesione sociale di questo Paese.
Oggi l’accoglienza diffusa non c’è, occorre strutturarla. Sulla migrazione c’è una grande vena di ipocrisia: da una parte si dice di chiudere tutto, dall’altra che nei prossimi anni l’Italia avrà bisogno di oltre 400mila lavoratori. Bisogna costruire canali legali di migrazione; assicurare e costruire sistema di formazione e inclusione sociale».

Alessandro Cattaneo si focalizza presto sulla questione urgente della mancanza di filtro tra richiesta e possibilità occupazionale: «Darei il reddito di cittadinanza in mano ai sindaci, perché la risposta a un problema è più efficace se vicina a chi il problema lo gestisce e lo controlla in maniera diretta. Deve esserci una costante ambizione del miglioramento di uno Stato.
L’1% di chi trovava lavoro passava per i centri dell’impiego. Questo non vuol dire che non funzionano, ma che è sbagliato pensare che per trovare lavoro si deve passare solo per i centri dell’impiego: è un’assurdità. Penso che sia sbagliato dare un sussidio a persone che hanno la capacità di poter lavorare, perchè manca loro la formazione adeguata.
Sull’immigrazione c’è un’evidente problema di regolamentazione dei flussi: non si può accogliere tutti coloro che scappano dalla povertà ed è necessario che intervenga l’Europa».

E mentre Ignazio Ganga indica con risolutezza la via da seguire per aiutare le famiglie a combattere un eventuale ritorno dell’inflazione: «Bisogna trovare una modalità con interventi a ventaglio per ridurre l’inflazione nelle buste paga. Bisogna ragionare su una politica dei redditi con il Governo, per alleggerire questo fardello sulle famiglie. Ci aspettiamo che le risorse sugli enti locali non subiscano i tagli già subìti negli ultimi quindici anni.
Se ALI ha trovato una soluzione idonea è proprio quella di sortire insieme, bisogna andare avanti tutti nella stessa direzione. La grande sfida  è cooperare per obiettivi comuni. I problemi di questo Paese non si risolvono con interventi extracontrattuali di salario minimo, ma lavorando sui contratti.
Siamo un Paese in netta difficoltà per quanto riguarda il rapporto lavorativo tra aziende e dipendenti. Noi vorremmo partecipare alla costruzione della legge del bilancio», Luca Sommi sa bene che la comunicazione, soprattutto in ambito politico, deve essere un valore aggiunto, non uno strumento per raggiungere un fine: «Oggi non si fa più alcun discorso argomentativo, solo assertivo. Oggi fare il sindaco è un lavoro complesso, perché i problemi nascono a livello globale. Ed ecco che assume molta più rilevanza la correlazione diretta tra elettore e twitt del politico.
Si pensi che siamo un Paese senza una legge sul salario minimo. Chi lo sta difendendo oggi non lo ha votato quando è diventato legge e viceversa. E non è vero che è stato abolito, ma solo eliminata una parte di riceventi del reddito. E poi leggo che viviamo in un Paese senza disoccupazione…ma cosa stiamo dicendo?! Questi sono esempi di sregolata semplificazione effettuata da questo Governo.
Dico “me ne frego della contrattazione collettiva”, perché non c’è dignità in un contratto collettivo che non retribuisce dignitosamente il lavoratore.
Sui flussi migratori, questo Governo ha praticamente vinto le elezioni su un discorso assertivo che, a oggi, non ha minimamente trovato forza d’attuazione. Il problema è puntare solo su ciò che arriva facilmente alla pancia degli elettori».

Chiude Guido Castelli, che catalizza l’attenzione su alcuni aspetti di politica interna ed estera: «Ci vuole tempo per fare le riforme. Non è un alibi ricercare alcune giustificazioni, perché alcune situazioni, come l’inflazione, ritornano. La scelta del Governo è stata tutelare la fascia di persone meno abbienti. Il taglio del cuneo va reso stabile. Sono state messe in piedi delle scelte che spesso non riguardano fasce elettorali che di solito sono vicine al centrodestra.
Tuttavia, il ciclo economico è estremamente complicato. Dall’1 gennaio tornerà il patto di stabilità. E un conto è operare economicamente con o senza il peso del Patto.
Rivendico la scelta sul reddito di cittadinanza.
Questo Governo ha creato un decreto flussi strutturato per l’accoglienza di 450mila persone l’anno: dobbiamo fare in modo che l’ingresso in Europa non sia più delegato agli scafisti. L’Europa deve rafforzare questo presidio. La politica estera richiede pragmatismo e accordi internazionali. Non è facile, ma questo è il campo dentro il quale il Governo si sta muovendo».

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